L’Italia e la Cina avevano raggiunto una buona intesa culturale e turistica, prima del COVID. E ora? Il professor Giancarlo Dall’Ara inquadra la situazione.
Sembra passata un’eternità, eppure correva il 21 gennaio di quest’anno quando Italia e Cina si riunivano a Roma per celebrare i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra il nostro Paese e quello del Dragone, in occasione dell’anno del turismo: un forum, una mostra fotografica e un concerto all’Auditorium Parco della Musica, alla presenza dei rispettivi titolari dei due dicasteri turistici, Dario Franceschini e Luo Shugang. Uno spettacolo meraviglioso per celebrare le speciali nozze d’argento che hanno avuto inizio nel 1970.
E ancora – sempre a gennaio di quest’anno – negli stessi giorni il sito della Farnesina, per presentare al meglio il 2020 come l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina, dichiarava: “La cooperazione internazionale nel settore turistico e culturale tra Italia e Cina e le sue nuove prospettive pone una riflessione a più voci sull’intreccio tra cultura e turismo. In particolare si approfondirà il tema di come ampliare il numero di siti Unesco inseriti negli itinerari turistici e si esamineranno le nuove abitudini dei turisti nell’era di internet, con un focus sul turismo sostenibile, sullo sviluppo di strategie comuni per la promozione turistica e culturale, secondo le linee individuate dal Forum culturale Italia-Cina, da cui questa manifestazione prende le mosse, e sul miglioramento degli standard di accoglienza nei due Paesi”.
Anche il Consiglio di Stato cinese – attraverso l’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS) – ha voluto sottolineare l’importanza della ricorrenza del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, pubblicando il primo Libro Blu sull’Italia, dal titolo: Rapporto annuale sullo sviluppo dell’Italia ( 2019-2020): 50 anni di relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, a cura del dott. Sun Yanhong, ricercatore associato dell’Istituto di Studi Europei del CASS.
Poi tutti sappiamo che cosa è successo a stretto giro: i primi focolai a Wuhan in Cina, propagatisi in tutto il mondo, con la conseguente pandemia globale causata dal COVID-19.
Turismo Italia-Cina, tante promesse spezzate dal COVID
Il 2018 era stato incoronato come l’Anno del Turismo Europa-Cina: il mantra della Commissione europea era quello di focalizzarsi sulla necessità di stimolare sempre di più l’arrivo dei turisti cinesi, anche agevolando e dando un ulteriore impulso alla procedura di facilitazione per l’ottenimento dei visti.
Da lì un crescendo rossiniano: nel marzo del 2019, nella splendida cornice di Villa Madama a Roma, ha avuto luogo l’incontro tra il presidente Xi Jinping e il governo italiano. Attraverso la firma del memorandum d’intesa è stato possibile siglare nuovi accordi di cooperazione bilaterale che prospettavano margini di crescita esponenziale per il settore turistico e non solo: si pensi per esempio al progetto della Via della Seta (Silk & Belt Roads).
I numeri servono a comprendere meglio l’incidenza del turismo cinese:nel mercato italiano i clienti cinesi rappresentavano il 30% delle vendite esentasse ogni anno, prima dell’avvento della pandemia. Nel 2017 1,5 milioni di turisti cinesi hanno visitato l’Italia. Le loro mete preferite sono state le città d’arte, come Roma, Venezia, Firenze e Milano. Quest’ultima la più visitata, in quanto simbolo di città della moda e dello shopping, una delle grandi passioni dei cinesi. Ma ora che succederà?
Dopo che il governo italiano, in piena emergenza COVID-19, ha deciso di cancellare i collegamenti diretti con la Cina a fine gennaio, l’Unione europea di recente ha incluso anche la Cina come Paese che può entrare nella vecchia Europa, a condizione che anche Pechino consenta ai cittadini europei di recarsi in Cina. Tuttavia, anche se alcuni Paesi hanno implementato una politica aperta per i turisti cinesi, la Cina non avvierà viaggi organizzati e individuali all’estero, dato il rischio di epidemie e il tempo di quarantena a cui i viaggiatori cinesi verrebbero sottoposti dopo il ritorno nel Paese di mezzo. Il 14 luglio il Ministero della Cultura e del Turismo cinese ha affermato che i viaggi per i suoi cittadini potranno essere effettuati con spostamenti interprovinciali, escludendo le province definite a medio e alto rischio, mentre non saranno ammessi tutti i viaggi al di fuori della Cina.
Nel monitoraggio settimanale dell’Italia da parte di ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo), alla quindicesima settimana di osservazione sull’andamento degli arrivi aeroportuali nel 2020, le perdite indicano dal 1 gennaio al 12 luglio un dato complessivo del -81% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una tendenza discendente costante nella diminuzione della domanda internazionale.
In questo senso i numeri parlano chiaro. Negli ultimi dati disponibili sul traffico passeggeri in arrivo nel nostro Paese, per quanto riguarda la variazione percentuale degli arrivi aeroportuali internazionali e delle prenotazioni aeree dall’estero, l’Ufficio Studi ENIT su dati Forward Data (Luglio 2020) ha comunicato un de profundis che riguarda gli arrivi dalla Cina (-88,8%), che stabiliscono il primato negativo, seguiti dagli Usa con il suo -87,5%.
Da Senzafiltro
Devi accedere per postare un commento.