Ben Bernanke, al meeting di Jackson Hole, scioglie le riserve e rimanda ad un prossimo intervento di Quantitative Easing.
Cioè l’America che stampa (print) moneta, per la terza volta, dopo la crisi del 2008.
Questa volta però, sarà un stampatina; il debito pubblico americano sui massimi di sempre esige parsimonia, e bisognerà uscire, prima o poi, da questo tipo di interventi. Che, con i tassi fermi allo 0%,rappresentano l’unico mezzo per abbassare il costo del denaro e forzare gli investitori verso le attività di rischio, altrimenti bloccate.
Come avevamo già ricordato, a novembre si vota in USA per le elezioni presidenziali, e intervenire ora si rischia di modificare gli equilibri in campo tra i due contendenti Obama e Romney.
Che, secondo gli ultimi sondaggi, sono lanciati verso un testa a testa.
E’ vero che Obama si è circondato dei migliori analisti di Wall Street, ma Romney è un Repubblicano e il suo consenso tra gli operatori finanziari è alto.
Poi c’è Main Street, che sarebbe la strada opposta a Wall Street (il mondo della produzione contrapposto al mondo della finanza), diventata celebre con le contestazioni di “Occupy Wall Street”. Tutte le volte che si sono dati dei soldi alle banche, si è sollevato il moto di indignazione e sdegno popolare di Main Street; a due mesi dalle elezioni, un QE potrebbe essere molto controproducente per Obama.
E se Obama è Presidente uscente, Romney sta prevalendo nelle donazioni private e si prepara a riversare un fiume di denaro sui mass media per convincere gli americani che il Signor “Yes, We Can”, deve andare a casa. Detto ciò, il QE annunciato a Jackson Hole, potrebbe essere lanciato dopo le Presidenziali di Novembre.
A meno che, l’esplodere di una crisi del debito in Europa, acceleri il corso degli avvenimenti, e il rischio è ora sulla Spagna, più che sulla Grecia.
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