Mercoledì sera si è tenuto il Consiglio dei Ministri straordinario, prima dell’appuntamento cruciale del G20 di Cannes. A causa dell’opposizione del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il governo non ha emanato il Decreto Legge previsto. Invece, le norme saranno inserite in un maxi emendamento alla Legge di stabilità, attualmente in discussione.Intanto, il Primo Ministro greco Papandreou, in difficoltà con l’applicazione delle severe misure economiche richieste dalla UE, ha fatto la mossa a sorpresa di indire un referendum, per costringere gli europei a trattare sulle misure. La risposta della Merkel e di Sarkozy non si è fatta attendere ed è stata di bloccare immediatamente la tranche di 8 miliardi di aiuti, prevista per novembre.Non è stato bello per i greci, visto che è fissata un’asta pubblica ellenica il 19 di novembre.Se gli europei non avessero reagito prontamente al ricatto, al di là del disastro annunciato dell’asta, c’era da aspettarsi 5 settimane di grande incertezza, fino al referendum greco che avrebbe sancito, probabilmente, l’uscita della Grecia dall’Eurozona. I sondaggi, infatti, ci dicono che l’opinione pubblica è per il 60% a favore della bocciatura del piano d’aiuti e delle misure restrittive richieste in cambio.Come in Italia, anche in Grecia c’è stata la defezione di due deputati della maggioranza di Papandreou, che hanno annunciato il voto contrario alla fiducia al governo, ridotta a 150 voti su 300.E l’opposizione si è dichiarata favorevole ad entrare nel governo, se Papandreou si fosse dimesso.A questo punto il Primo Ministro greco, rimasto con il cerino acceso in mano dopo il rifiuto di Sarko’ e della Merkel, ha dovuto fronteggiare la rivolta dei suoi ministri e non ha potuto far altro che cancellare il referendum.Quanto accaduto a Cannes, è la prova che se gli europei non transigono con la piccola Grecia, cosa si potrà mai aspettare l’Italia da loro? La lezione greca ci insegna, una volta di più, che bisogna uscire dai guai da soli.Purtroppo, se da una parte la coalizione di Berlusconi non è omogenea e rischia defezioni importanti, nel raggruppamento dell’opposizione non c’è uniformità di vedute sulle cose da fare e in particolare sulle necessarie misure richieste dalla BCE.Ma gli spread sono vicini alla soglia del non ritorno, e bisogna agire; abbiamo toccato il 6,30% per il BTP a 10 anni, la crisi potrebbe arrivare se supereremo il 7%.E fuori dall’Italia aumenta la pressione, e non stiamo riferendoci ai politici di Francia e Germania ma alle banche francesi, inglesi e tedesche, che continuano a ridurre, ad ogni rimbalzo, le loro esposizioni alle obbligazioni italiane.Oltre alle misure chieste dalla BCE, il governo deve ridurre il debito pubblico.Va bene la misura dei 5 miliardi all’anno per 3 anni, rivenienti dalla vendita delle caserme dello Stato, però stiamo parlando di 15 miliardi su di un debito pubblico di 1900 miliardi, sembra un po’ pochino.Quindi, è il momento giusto di rimborsare almeno 500 miliardi di euro del debito pubblico italiano; così da non dover tornare sul mercato per almeno i prossimi 2 anni (il fabbisogno annuo è circa 250 miliardi di euro) e risolvere a monte il problema degli spread sui BTP, ora in forte ascesa. Insistiamo sulla nostra idea di scambiare parte del debito pubblico con obbligazioni convertibili delle partecipate dello Stato italiano ed invitiamo ad accelerare la dismissione del patrimonio immobiliare dell’Italia, stimato in 1000 miliardi di euro.
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