Wall Street, i gestori temono il crollo della borsa. Ecco quanto potrebbe scendere ancora l’indice S&P 500

di Elena Dal Maso

Oltre mille strategist hanno delineato le loro attese sui listini sullo S&P 500 in uno scenario di bear market dopo la tendenza ribassista di venerdì 21 maggio. Il sondaggio MLIV Pulse di Bloomberg. L’unica certezza è la nevrosi degli investitori, che ora cominciano a proteggersi

A Wall Street l’S&P 500 ha perso il 18,6% da inizio anno a quota 3.901 e il Nasdaq il 27,8%, zavorrati dall’iper inflazione ai massimi degli ultimi quarant’anni abbinata al rialzo dei tassi da parte della Fed e alla guerra in Ucraina. I dolori sono finiti? Si vede la fine del tunnel? In realtà no, hanno spiegato gli oltre mille fra gestori e strategist interpellati nel sondaggio MLIV Pulse di Bloomberg.

L’indice statunitense delle blue chip industriali ha sfiorato il mercato ribassista la scorsa settimana dopo aver registrato perdite per oltre 1.000 miliardi di dollari. E i money manager ora si aspettano che l’S&P 500 arrivi a oltrepassare quota 3.500 nei prossimi mesi, secondo la proiezione mediana fra 1.009 intervistati. Si tratta di un’ulteriore discesa del 10% dai valori attuali e un calo del 27% dal picco di gennaio.

Di opinione contrarian Marko Kolanovic di JP Morgan, secondo cui l’indice statunitense delle blue chip potrebbe chiudere l’anno a quota 4.800, suggerendo la speranza di un rimbalzo del mercato entro la fine dell’anno. “Il sentiment è decisamente negativo, un fatto che sostiene la visione secondo la quale siamo più vicini al fondo”, ha scritto Kristina Hoope, capo strategist per il mercato globale di Invesco. Tuttavia, mentre i banchieri centrali stanno pianificando un inasprimento delle condizioni finanziarie per moderare l’inflazione, i rischi di ulteriori incroci fra asset class (azioni e bond, soprattutto, come si è visto in questi mesi), è reale, ha aggiunto l’esperta.

I gestori: la Fed non si fermerà a meno che le azioni americane scendano del 30%

Alla domanda su quale evento dovrebbe aver luogo prima che la Fed decida di cambiare tono passando ad una politica monetaria accomodante, il 47% degli intervistati ha risposto di prevedere che l’S&P 500 scenderà del 30% dal picco, mentre una percentuale simile ha affermato che la disoccupazione negli Stati Uniti dovrebbe salire al 6% dall’attuale 3,6%.

Oltre il 40% dei gestori prevede che lo spread delle obbligazioni investment grade si allarghi oltre i 250 punti base prima dell’inizio del ciclo di allentamento monetario, mentre circa uno strategist su quattro vede i prezzi delle case americane crollare del 20% prima che la Banca centrale americana si muova.

Alla domanda poi su quale asset class dovrebbe registrare ulteriori ribassi prima che deflagri il ciclo di avversione al rischio, gli esperti hanno risposto a larga maggioranza le azioni, a seguire abitazioni, materie prime e obbligazioni. 

Maggiori dividendi su Wall Street se la Cina chiude la politica Covid-zero, il petrolio torna a 70 dollari e la guerra finisce

Nel frattempo, il 31% degli intervistati ritiene che la fine del ciclo di rialzo della Fed darebbe sicuramente un grande impulso alla crescita e il 27% degli interpellati ha indicato una preferenza per uno scenario in cui la Cina pone fine alla sua politica zero-Covid. Circa uno su cinque ha risposto che arriverebbe si avrebbe una maggiore proiezione di crescita sui dividendi se la guerra in Ucraina finisse e una percentuale simile ha risposto che questa situazione potrebbe avverarsi con un petrolio che torna dagli attuali 111 a 70 dollari al barile.

La posizione da falco a tutti i costi della Fed, il caos nelle catene di approvvigionamento e l’intensificarsi delle minacce al ciclo economico stanno minando la fiducia nella macchina da utili della Corporate America, mentre le valutazioni sulle azioni continuano a scendere. Dopo la più lunga serie di chiusure in rosso settimanali da oltre 20 anni, solo il 4% dei gestori ritiene che l’S&P 500 abbia trovato un punto minimo (floor) per il 2022 sulla base dei livelli di chiusura. Una piccola percentuale degli esperti interpellati ritiene che l’indice delle blue chip di Wall Street stia addirittura proseguendo verso quota 2.240 (sarebbe un -57,4% rispetto ai livelli attuali) testando nuovamente i minimi della pandemia.

Il Treasury torna nei portafogli dei gestori per paura di una profonda recessione

“Penso ancora che il peggio non sia dietro di noi”, ha spiegato Savita Subramanian, responsabile della strategia azionaria e quantitativa degli Stati Uniti per conto di BofA a Bloomberg Television. “C’è una nebbia persistente di sentimenti negativo sui mercati”, ha poi aggiunto. 

Nel frattempo, il Treasury decennale ha toccato il rendimento massimo del 3,13% per poi ritracciare al 2,82% attuale mentre i gestori comprano il debito Usa cercando di proteggersi dal selloff sui mercati per paura di una recessione innescata dai lockdown in Cina in corso da marzo e dalla guerra in Ucraina, dopo l’invasione della Russia il 24 febbraio scorso.

Da Milano Finanza

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