Intesa Sanpaolo ha comunicato di aver chiuso il 2018 con: î proventi operativi netti a 17,9 miliardi (+2,3% e +0,2% considerando il contributo delle banche venete per l’intero 2017), con interessi netti a 7,3 miliardi (+0,2% e -2,2%) e commissioni nette a 7,9 miliardi (+0,3% e -2,1%);
- costi operativi a 9,5 miliardi (+2,5% e -3,6%), per un rapporto cost/income al 52,9%;
- un utile netto di 4,05 miliardi, +6,1% rispetto al dato del 2017 (3,8 miliardi) depurato dal contributo pubblico da 3,5 miliardi ottenuto per l’acquisizione degli asset delle ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca (considerando questa voce la variazione sarebbe -44,6%).
Sul fronte della solidità patrimoniale:
- il Cet1 pro forma a regime si è attestato al 13,6%, con un eccesso di 430 punti base rispetto a quanto richiesto dal regolatore, nonostante l’impatto negativo di circa 30 punti base derivante dalla riduzione del
valore dei titoli di Stato in portafoglio;
- è stata proposta la distribuzione di un dividendo cash pari a 0,197 euro per azione, per un totale di 3,45 miliardi, superiore ai 3,42 miliardi pagati lo scorso anno e pari a un payout dell’85%, come previsto dal piano d’impresa.
Sul fronte della qualità del credito:
- l’incidenza dei crediti deteriorati lordi sui crediti complessivi si è ridotta all’8,8% (al 4,2% quella dei NPL netti) con un grado di copertura al 54,5% (al 67,2% quella delle sofferenze).
Guidance 2019:
- aumento del risultato netto rispetto al 2018, conseguente a una crescita dei ricavi, una continua riduzione dei costi operativi e un calo del costo del rischio.
- distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio dell’80% dell’utile netto.
CONSIDERAZIONI
Anche se il momentum sul settore bancario italiano non è brillante, complice il rallentamento dell’economia italiana, un quadro politico incerto e le pressioni della BCE per accelerare sul grado di copertura dello stock di crediti deteriorati, il titolo è tra i preferiti all’interno del settore bancario italiano
- Grazie alla solida struttura patrimoniale e una qualità dell’attivo fra le migliori nel panorama bancario italiano, è la banca italiana meglio posizionata per spingere sull’erogazione di nuovi finanziamenti senza rischiare di compromettere la distribuzione di generosi dividendi (rendimento atteso dal dividendo superiore al 9%).
- Inoltre, alle attuali quotazioni, sui fondamentali le valutazioni sono tornate interessanti (P/E di 9,0x e P/BV tang di 0,89x).
Da rilevare che la guidance per il 2019 fornita dal management è superiore alle attese di consensus, che al momento ha una visione meno ottimistica sui futuri tassi di crescita dell’istituto.
Il giudizio degli analisti che seguono il titolo è largamente positivo/neutrale (50% BUY/47% HOLD) con un target price medio di 2,48 euro per azione, con uno spazio di rialzo potenziale del 22%.
Da rilevare che il target price più basso sul titolo è allineato agli attuali prezzi di mercato.
Nel complesso, pur avendo una visione costruttiva sul titolo, la nostra preferenza in termini relativi va a Unicredit in considerazione di valutazioni ampiamente a sconto (P/E di 7,1x e P/BV di 0,46x) a fronte di una situazione patrimoniale solida (CET 1 fully superiore al 12%).