Il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Timothy Geithner aveva individuato lo scorso martedì 2 agosto come l’ultimo giorno disponibile per incrementare il limite legale all’indebitamento del governo federale. Nella tarda serata di martedì 2 agosto, orario di Washington, il Presidente degli Stati Uniti Obama ha firmato la legge sul bilancio approvata il lunedì precedente dalla Camera e poco meno di un’ora prima dal Senato. Senza il via libera del Congresso il Tesoro USA avrebbe dovuto affrontare una situazione con pochi precedenti nella storia del pese. Nel mese di agosto la situazione debitoria è stimata in: 90 miliardi in scadenza al 4 di agosto; più di 30 miliardi dovuti per interesse al 15 di agosto; complessivi 500 miliardi in scadenza in tutto il mese. Parallelamente al servizio sul debito esistente, il Governo Obama deve affrontare nello stesso arco temporale le proprie spese correnti in diversi settori economici, quali amministrazione pubblica, difesa, sanità e assistenza sociale. L’eventualità di un mancato accordo politico tra i due rami del Congresso USA, la Camera a maggioranza repubblicana e il Senato a maggioranza democratica, avrebbe probabilmente indotto il Tesoro al cosi detto shutdown di alcuni servizi pubblici. La priorità di pagamento ai creditori dei titoli di Stato rispetto alle spese correnti avrebbe dovuto essere garantita. Nell’ipotesi contraria, il default della più grande economia al mondo avrebbe rappresentato uno shock per i mercati finanziari senza precedenti storici. Una terza ipotesi al vaglio dell’amministrazione Obama riguardava perfino l’emissione di nuovo debito senza l’autorizzazione legale da parte del Congresso. Tuttavia, uno scontro istituzionale di questa portata avrebbe dipinto uno scenario politico decisamente critico, esponendo il Presidente Obama ad una imputazione per impeachment. Nonostante l’accordo sul debito sia giunto entro il tempo massimo prestabilito le 3 maggiori agenzie di rating internazionali stanno continuando a monitorare intensamente i conti pubblici americani. Lo stesso Geithner, subito dopo il raggiungimento dell’intesa al Congresso ha ammesso di non essere certo che gli Stati Uniti manterranno il proprio rating nelle prossime settimane. Infatti, lo scorso sabato 6 agosto l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ridotto di un livello il giudizio sul debito americano dal massimo attribuibile AAA, ad un più modesto AA+. Al momento, infatti, solo Moody’s ha riconfermato il voto massimo assegnato al debito USA dopo l’accordo del 2 agosto. La riflessione però che le agenzie di rating, e più in generale gli investitori, stanno facendo in questi giorni riguarda l’impatto che la legge fiscale sulla finanza pubblica avrà nei prossimi mesi. Di fronte ad un innalzamento potenziale dello stock di debito per una cifra fino al 2,4 trilioni di dollari, le esigenze di cassa dovrebbero essere garantite solo fino al 2012. Eppure le riduzioni di spesa previste sono assai modeste. Si prevede infatti una sforbiciata di 2,1 trilioni di dollari complessivi spalmata in ben 10 anni. Nello stesso periodo di tempo le esigenze di cassa stimate del Tesoro avrebbero un impatto sull’indebitamento di almeno 7 trilioni di dollari. I mercati finanziari aspettavano certamente numeri diversi. Questa è sicuramente una delle ragioni dei ribassi degli ultimi giorni. Alcuni analisti infatti vedevano come necessari almeno 4 trilioni di dollari di tagli in 10 anni .La riflessione che invece sarebbe più opportuna riguarda l’azzeramento del deficit federale. Il 2001 è stato l’ultimo anno che il governo di Washington ha chiuso con un avanzo di cassa, in quell’anno lo stock di debito era circa 5 trilioni di dollari. A partire dal 2002 la spesa pubblica è esplosa. Alla fine del 2010 il deficit rappresentava l’8,6 % del PIL, circa 1,3 trilioni di dollari. L’indebitamento, lo sappiamo bene, sta superando i 14,3 trilioni di dollari. Come si capisce il deficit federale è cresciuto con velocità ed intensità preoccupante. Un piano di convergenza verso il pareggio di bilancio è quindi l’unico strumento in grado riportare gli Stati Uniti verso un equilibrio dei conti che fornisca davvero fiducia ai cittadini americani e agli investitori di tutto il mondo. Pochi sono stati i politici che hanno previsto questo tipo di percorso, molti quelli che sono scesi a patti al solo scopo di evitare il default oggi senza pensare al domani.
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