Ammonta a circa 1,1 miliardi di euro nell’ultimo trimestre del 2014 l’impatto della crisi tra Ucraina e Russia, con la svalutazione del rublo, sul capitale di Unicredit, presente nei due Paesi con due controllate. L’ad, Federico Ghizzoni, in conferenza stampa ha spiegato che l’impatto è stato di circa 1,1 miliardi di euro, vale a dire 26 punti base, di cui 950 milioni relativi alla Russia e il resto all’Ucraina.
A fine dicembre il Tier 1 di Unicredit è sceso al 10,41% rispetto al 10,8% di settembre.
L’obiettivo, comunque, è ripristinare il capitale di Unicredit già nei prossimi mesi sia con la generazione di profitti sia con le attività di M&A in corso, come ad esempio la chiusura dell’accordo con il Santander per la creazione di un asset manager comune tra Pioneer Investments e Santander Asset Management. Invece la quota dell’8,66 di Mediobanca è considerata strategic
Al momento Unicredit non ha bisogno di un aumento capitale e per questo che ha deciso di distribuire un dividendo di 12 centesimi di euro, proponendo, però, lo “scrip dividend”, cioè la cedola in azioni o, su richiesta, in contanti.
Una scelta discutibile, secondo gli analisti, visto il calo di 2,1 miliardi del patrimonio netto tangibile nel solo quarto trimestre a 43,8 miliardi per effetto appunto delle riserve di svalutazione. Rispetto ai 41,4 miliardi di fine 2013, il patrimonio tangibile netto è comunque salito del 5,9%. L’anno scorso il 75% dei soci ha preso azioni e il 25% cash.
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