Tre titoli da vendere

societe-generale L’alta volatlità dei listini europei,  ha messo sotto stress le valutazioni, ma non ha incrinato la fiducia degli investitori sulla ripresa economica. Ecco, secondo gli analisti di Société Générale i titoli che meritano il rating sell.

1) GlaxoSmithKline. Target price di 1.550 pence, inferiore dalla quotazione attuale di 1581, per il gruppo farmaceutico da 77 miliardi di sterline di capitalizzazione. Dopo l’accordo con Novartis, GSK si sta focalizzando in tre aree: farmaci, vaccini e prodotti di consumo. Sebbene questa strategia permetta di migliorare la visibilità a lungo termine, il profilo di crescita di GSK resterà inferiore alla media di settore, con l’utile per azione (eps) stimato in aumento al ritmo  del 6% fra il 2015 e il 2020, contro il 9% dei competitor, a causa della mancanza di prodotti di grande successo in rampa di lancio. Il p/e scende da 18 nel 2015 a 17 nel 2016, mentre il dividend yield è superiore al 5% in entrambi gli esercizi . Negli ultimi 12 mesi il titolo ha registrato un total return del 7%.

2) Novo Nordisk. Gli analisti hanno iniziato la copertura della società farmaceutica danese assegnandole il rating sell (vendere) con un prezzo obiettivo di 350 corone, inferiore alla quotazione attuale di 382. Il punto di forza è nel settore del diabete, ma le prospettive a lungo termine del gruppo in questo business sono più deboli delle aspettative di mercato. Non giustificano quindi un premio di valutazione del titolo rispetto alla media dei competitor, dopo la notevole performance già realizzata. Il p/e scende da 33 nel 2015 a 29 nel 2016, mentre il total return a un anno è 64,6%. Il rendimento della cedola è trascurabile, perché intorno all’1%.

3) Diageo. Prezzo obiettivo di 1.850 pence, contro una quotazione attuale di 1.870, per il colosso delle bevande famoso per il marchio Guinness, che ai livelli attuali è sopravvalutato rispetto ai concorrenti. Nel Nord America (40% degli utili consolidati) l’andamento è stato debole nell’ultimo trimestre, così come nel Sud Est Asiatico, anche a causa della debolezza delle valute emergenti nei confronti della sterlina, che sarà prolungata dal probabile aumento dei tassi da parte della Fed. Negli ultimi 12 mesi ha reso il 5,3%.

 

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