Il grande ‘swing’ americano che attira tanti ‘gamblers’

liga4416L’ANALISI: l’azionario USA non crea valore da 18 mesi ma rallenta la caduta globale dei mercati

S&P500 riagguanta il segno positivo mentre il resto del mondo rimane in negativo

Il primo trimestre 2016 sarà indubbiamente ricordato per l’estrema volatilità che ha caratterizzato i mercati finanziari globali, non fosse altro per le grandi escursioni osservate sui principali listini azionari in questi tre mesi. Il bilancio del periodo rimane però prevalentemente negativo, seppur il tutto sia stato mitigato dal rimbalzo avvenuto sull’indice americano. Mercato quest’ultimo ritornato in verde grazie alle consuete parole taumaturgiche della Yellen. Parole opportunamente elargite martedì scorso al convegno tenuto all’Economic Club di New York con il suo discorso intitolato “The Outlook, Uncertainty, and Monetary Policy”. Un intervento, quello del presidente della FED, in grado di riportare l’azionario USA a +1,41% da inizio anno e questo grazie alla sola indicazione di una politica monetaria sui tassi più graduale e lenta rispetto all’idea di dicembre (allora previsti 4 possibili rialzi nel 2016, rispetto al nuovo e dimezzato outlook degli operatori), nonché per aver fatto intendere che i rischi per l’economia americana deriverebbero più dal resto del mondo e meno dalla crescita interna ed in particolare sempre a causa del consueto rallentamento cinese e dal calo dei prezzi del petrolio, ossia il solito ritornello di tutti i banchieri centrali occidentali da un anno a questa parte.

IL BILANCIO TRIMESTRALE

Osservando il comportamento dei principali mercati e senza considerare l’effetto negativo del cambio euro/dollaro (variazione del -3,5% per il biglietto verde) è osservabile nell’oro l’asset vincente di questo primo scorcio d’anno e ciò grazie ad un rialzo superiore al 16%, ossia il miglior trimestre degli ultimi 30 anni nonché miglior avvio dal 1974. A seguire i mercati delle obbligazioni governative, rimasti in positivo per la ricerca di porti “sicuri” tra gennaio-febbraio e poi mantenuti tonici da marzo grazie all’ampliamento del QE da parte di Mario Draghi. Una situazione quest’ultima peraltro ormai sempre più assurda a causa di rendimenti nulli o negativi su scadenze finanche a 15 anni, come nel caso dei titoli di Stato svizzeri. A seguire è invece osservabile il ritorno dagli inferi dei mercati emergenti e questo grazie al forte recupero delle materie prime dopo la grande débâcle dei primi due mesi ed in particolare grazie alla ripresa delle quotazioni del petrolio, fatto che ha risollevato non poche situazioni critiche, fino a far svettare l’indice brasiliano Bovespa quale miglior mercato mondiale nonostante l’incredibile situazione di instabilità politica collegata al possibile impeachment del presidente Rousseff e dell’ex premier Lula. Fanalini di coda sono invece rimasti il settore bancario europeo nonché l’indice azionario italiano, entrambi in forte perdita seppur calmierati rispetto ai minimi dell’anno. Il quadro di “gambling”, ossia di casinò osservato in questo periodo, non ha però fatto conseguire risultati interessanti ai tanti risparmiatori italiani che avessero ampiamente diversificato il loro portafoglio e non avessero provato a correre o a rincorrere azzardate scommesse al ribasso o al rialzo sui mercati. Osservando infatti in modo aggregato ed in euro le macro classi d’investimento quali azioni, obbligazioni, materie prime e liquidità globali, appare un quadro desolante in cui si è registrato un -4,85% per l’indice azionario MSCI World, un +0,75% per il Bofa ML Global Broad Market ossia il paniere globale delle obbligazioni ed un -4,66% per il Roger Commodity Index, senza contare un risultato sostanzialmente nullo per la liquidità. Un trimestre quindi di tanto fumo, derivante dal “bruciare” delle quotazioni e di poco arrosto in termini di risultati o per meglio dire tanto rischio e nessun premio.

IL GRANDE “SWING”

Nonostante l’industria della gestione del risparmio continui a professare il mantra “keep calm and stay invested”, ovvero stare calmi e rimanere sempre investiti è però importante comprendere che lo stare fermi coerentemente con i prefissati orizzonti temporali ed i propri obiettivi di spesa espone in questa delicata fase a non poche escursioni su molteplici asset class e ciò accade senza aggiungere quel valore che in genere il tempo restituisce al paziente investitore. Le politiche non ortodosse dei banchieri sono giunte ormai alla distruzione del rendimento “classico” derivante da cedole e dividendi ed hanno spinto gli investitori a “giocarsi” la ricerca di performance solo sulle oscillazioni di prezzo, ossia attraverso un approccio da “scommettitori” in cui la regola vigente è perdita tua vincita mia. E se da un lato sono pochissimi quelli che possono realmente vincere a tale tavolo da gioco (semmai coloro che sono meglio informati e più vicini ai pianificatori centrali) dall’altro ci sono moltissimi che possono invece perdere e questi in genere sono il cosiddetto “parco buoi” o “carne da macello”, inteso come risparmiatori e loro risparmi. Il più grande luogo in cui tale gioco si sta perpetuando è ovviamente nel più grande mercato dei capitali, ossia sull’azionario americano. A ben osservare è infatti da un anno e mezzo che l’indice S&P500 rimane ingessato ed in altalena tra le quotazioni di 1875-2075, peraltro senza aver creato reali plusvalenze, mentre il resto del mondo scivola lentamente verso il basso come evidente dal raffronto con l’indice globale FTSE World All Cap.

Guardando poi i tre grandi “swing” dello S&P500 finora manifestati si potrebbe azzardare che il suo continuo altalenarsi sia propedeutico ad una discesa controllata dei listini globali in quanto ad ogni fase, giù e su, del mercato americano corrisponde un analogo movimento ma con minimi crescenti nel resto del mondo. Dalla fine del QE ad ottobre 2014 si è infatti registrato una modesta variazione per lo S&P500 mentre l’indice azionario globale, addolcito peraltro dal peso del mercato americano stesso, è sceso di circa il -9%. L’America ha finora fatto giocare tanto i trading algoritmici automatici e continua ad attirare al suo tavolo molti capitali dalle altre piazze finanziarie e questo grazie all’illusione di poter vincere facilmente puntando fiches a volte sul rosso (al ribasso) ed altre sul nero (al rialzo) in prossimità delle bande evidenziate. L’apparente illusione di scommessa a basso rischio, assimilata dai “gambler” della finanza al gioco del rosso e nero della roulette, appare ormai una puntata fin troppo collaudata, motivo per cui può essere saggio ricordare quanto diceva Sir. John Templeton in merito all’utilizzo di determinate strategie d’investimento: “quando un metodo di scelta diventa di uso comune, bisogna cambiare ed adottare metodi meno comuni”, pena risultati peggiori. Se poi non si è incalliti e preparati scommettitori può essere utile rammentare che in un mercato speculativo, i partecipanti prevalenti non sono investitori di lungo termine bensì speculatori il cui unico obiettivo non è assicurarsi un buon rendimento costante sul proprio capitale ma semplicemente fare profitti da un’ascesa o da un declino dei prezzi e tali risultati avvengo sulla pelle di altri sprovveduti o inconsapevoli partecipanti al gioco.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

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