Svolte a sorpresa

cn_03 “Non ci impegniamo mai in anticipo”. Questo era il motto del secondo Presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet. Il suo successore, Mario Draghi, ha assunto una linea molto diversa, dichiarando in più occasioni,

durante i mesi estivi, che i tassi di riferimento rimarranno bassi per un periodo prolungato, o potrebbero addirittura subire un taglio. Nonostante ciò, in agosto e settembre i mercati dei capitali sono saliti, e questo è stato uno dei principali

motivi che hanno indotto la Bce a ridurre il tasso di riferimento da 0,50 a 0,25 percento all’inizio di novembre. Di conseguenza, l’euro e i tassi di interesse sono diminuiti, mentre i mercati azionari hanno raggiunto nuovi massimi. I tassi di riferimento probabilmente rimarranno bassi anche negli Stati Uniti. Janet Yellen, nominata alla guida della Fed, in un’audizione al Senato ha confermato che seguirà la direzione impostata da Ben Bernanke: “Sono convinta che sostenere oggi la ripresa sia il percorso più sicuro per tornare a un approccio di politica monetaria più normale“.

La politica monetaria ultra-accomodante della Fed sta avendo effetto: persino l’ingente taglio della spesa pubblica dal 6,5 percento del Pil nel 2012 al 4 percento circa nel 2013, con l’obiettivo di ridurre il deficit fiscale, non ha fatto deragliare l’economia. Data la probabilità che questo “fiscal drag” sia prossimo alla fine, l’economia statunitense potrebbe guadagnare momentum. Le attese sono per un’accelerazione della crescita Usa dall’1,7 percento di quest’anno al 2,8 percento nel 2014.

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