Sulla cresta dell’onda i mercati periferici dell’euro-zona

big_wave_web_454974Il mitico gruppo musicale degli anni ‘60, The Beach Boys, ebbe la sua notorietà internazionale grazie all’a lbum

‘S u r f i n’ Usa’, in cui l’omonima canzone inneggiante al surf spopolò oltre i confini americani fino a diventare

il cavallo di battaglia di ogni appassionato surfista, ovvero come recitava la canzone, per tutti coloro che avessero

avuto a disposizione un oceano, come quello della California, sarebbe stato facile fare surf e cavalcare le onde. Ed osservando quanto accaduto sui mercati nel mese di ottobre, sembrerebbe vero il concetto espresso dal famoso quintetto musicale,

ossia che avendo a disposizione un oceano – di liquidità – (quella resa disponibile dalle banche centrali) sia possibile,

per tutti i novelli surfisti (vedi altri mercati fuori dai confini Usa), anche per quelli che al posto di una tavola da surf hanno amalapena una lastra di legno, poter cavalcare le inebrianti onde generate e propagate dal mercato azionario americano.

Onda su onda

Come appare evidente dall’allegato grafico, ripreso dal sito americano Zero Hedge, nell’ultimo mese si sono riscontrati fantastici risultati finanziari su mercati a dir poco in difficoltà economica reale (nonostante le innumerevoli rassicurazioni dei politici di turno) ed infatti sul podio della performance mensile troviamo in ordine:

1° Athex (Grecia)

2° Ftse-Mib (Italia)

3° Ibex 35 (Spagna)

Un fatto che a tanti piccoli risparmiatori farà ovviamente molto piacere, a maggior ragione osservando che tali mercati, a differenza dei vicini tedeschi o di quelli al di là dell’oceano, sono ben lontani dalle magnifiche altezze raggiunte dal Dax o

dall’indice S&P500, i cui valori massimi sono stati ritoccati ormai da qualche settimana e dunque fanno ardere di speranza i tanti e nuovi temerari surfisti dell’e quity nostrano o dei mercati Piigs.

Seguendo le onde

E’ ormai noto che il vero surfista giri i quattro angoli del pianeta alla ricerca dei mari che offriranno, durante le varie stagioni dell’anno, le onde più alte e spesso meno battute dal grande pubblico e questo sembrerebbe essere anche l’atteggiamento degli

attuali investitori internazionali ed istituzionali, in quanto mentre il piccolo e sprovveduto risparmiatore si affretta a lanciarsi con la sua ‘tavoletta da surf ’, fatta di piccoli risparmi, verso le altissime e meravigliose onde del mercato Usa, i grandi

investitori dirottano le loro tavole verso altre mete, ossia verso gli unici mercati in cui le onde sono ancora abbastanza

basse, nella speranza di poter assistere a qualche onda anomala di rialzo, così da conseguire ulteriori guadagni essendo arrivati ormai al top in quelli maturi.

Onde nel Mediterraneo

E’innegabile che oggi i movimenti a cui assistiamo non appaiono supportati da reali miglioramenti economici e se osserviamo i tre citati mercati, notiamo che a trainare Grecia, Italia e Spagna, è stato prevalentemente il comparto bancario e non è dunque un caso che al 4° posto nel grafico, risulti il settore bancario europeo e ciò nonostante situazioni non certo idilliache. Quello che per i più appare o è comunicato come un segnale positivo ed anticipatore dell’e conomia italiana, potrebbe essere

nella realtà troppo avventato, in quanto la sensazione prevalente è quello dell’arrivo di tanti surfisti internazionali con le loro tavole (fondi carichi di liquidità) in un mare, quello Mediterraneo, che non godendo naturalmente di alte onde, facilmente viene agitato mettendosi soltanto in acqua, ovvero secondo il principio di Archimede, grazie a quella spinta verticale dal

basso verso l’alto che ogni corpo immerso in un fluido riceve in base al peso del volume del fluido spostato.

Onde artificiali

La vera questione, è perciò capire perché oggi stanno arrivando tali flussi di capitale sui paesi periferici dell’euro- zona. E le spiegazioni sembrano essere sostanzialmente due, una di tipo generale e causato dalle politiche monetarie globali, l’altro di

tipo più specifico se non tattico- speculativo e legato alle aspettative di interventismo della Bce, a sostegno di quei

sistemi bancari nazionali in maggiore difficoltà nella restituzione della liquidità prestata con Ltro da oltre mille miliardi ed in scadenza nel 2015. Il primo punto è facilmente spiegabile osservando la tabella inerenti gli andamenti dei principali mercati azionari rispetto ai loro valori di massimi storici e minimi del marzo 2009. E’ lampante che in un mercato inondato di liquidità

in cui si è ridotto all’osso la possibilità di extra- rendimento nei mercati apparentemente più ‘sani’, vi sia ora da parte di molti

money manager la disperata ricerca di guadagni anche in situazioni meno rosee ma che sulla carta presentato ancora margini potenzialmente ampi di apprezzamento, semmai operando in una logica di ‘pum & dump’, ovvero pompa il mercato, smolla

poi ad altri, prendi i soldi e cambia tavolo di gioco. Il secondo motivo è basato invece sul fatto che, essendo ormai i crediti inesigibili delle banche spagnole e italiane stimate ad almeno 230 miliardi nei prossimi due anni ed avendo finora ridato poco

o nulla indietro del prestito ponte Ltro della Bce, il cui importo secondo il Financial Time è stato rimborsato per circa 1/3, ovvero 360 miliardi di euro su 1.100, appare scontato agli operatori finanziari che, essendo le banche spagnole ed ancor più quelle italiane le meno ‘virtuose’ nella restituzione di tale prestito, ne consegue un’aspettativa di ulteriore rifinanziamento

e quindi la possibilità di creazione di una nuova onda artificiale che, se confermata, potrebbe ingrossare l’attuale e far continuare a surfare per qualche tempo ancora.

Sotto la superficie

Come scrive però Mauro Bottarelli su ‘i l sussidiari o. n e t ’, citando un’analisi di Citigroup, la Grecia, ovvero il fiore all’occhiello delle politiche di austerity della troika, contrarrà la sua economia del 2,9% nel 2014 e dell’1,4% nel 2015, portando il tasso di disoccupazione al 32,4% e la ratio debito/Pil al 201%. E la Spagna presenterà un crescita solo dello 0,1%

nel 2014, dello 0,3% nel 2015, non sufficiente per bloccare l’aumento ulteriore del tasso di disoccupazione, che salirà al 27,9% ed infine l’Italia dovrebbe tornare in uno stato di recessione semi-permanente, con la crescita nel 2014 dello 0,1%, a 0% nel 2015. In compenso, la dinamica del debito continuerà a peggiorare, raggiungendo il 140% del Pil, ovvero oltre la soglia considerata da molti analisti di non ritorno per una nazione senza crescita economica e senza una moneta sovrana da utilizzare come leva svalutativa. Appare dunque evidente che sotto alla superficie vi siano minacciosi fondali rocciosi, a cui l’esperto surfista saprà porre attenzione ma che per il dilettante potrebbero essere molto pericolosi

Rischi onde giganti

Uno dei principali rischi del surf sulle onde giganti è il wipe-out (caduta), in quanto può portare il surfista a profondità

comprese tra 6 e 16 metri sotto il livello del mare e se non si recupera velocemente la superficie, in genere si può venire investiti da più onde consecutive, senza avere la possibilità di riprendere fiato per lungo tempo, nonché le forti correnti possono far schiantare il surfista sulla barriera corallina o sul fondale roccioso, mettendo a rischio la sua vita. E’ perciò consigliabile ai novelli surfisti delle attuali onde giganti, presenti ormai da tempo sui mercati (Usa, Germania etc.) ricordare che alla fine l’onda si infrange sempre e più è alta emaggiore è il grado di difficoltà mentre per coloro che scambieranno

il Mediterraneo (Italia, Spagna etc.) per l’oceano, può essere opportuno suggerire di essere attenti e veloci ad uscire dall’acqua (utilizzando tecniche di stop loss e take profit) in quanto se l’onda creata artificialmente si trasformasse in uno tsunami non sarebbe facilmente surfabile. Il consiglio è quindi, evitare le onde troppo alte, stare attenti a quelle artificiali (in quanto come tali possono essere sia create che distrutte) e semmai, per chi non sa surfare (speculare) aspettare pazientemente un’onda

nuova e meno gonfiata dalla liquidità e dalla leva finanziaria, oppure avvicinarsi con degli istruttori preparati (consulenti), capaci di valutarne il grado di difficoltà ed indirizzare il neo surfista su altri lidi o tuttalpiù abile a riportarlo a riva se vuole comunque affrontare le onde giganti, sperando di non andare così al largo da non esser più recuperabile.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

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