S&P declassa l’Italia e avvicina il paese al rating “spazzatura”

liga131214aL’ANALISI: la scommessa dei mercati sul tandem italiano Renzi – Draghi sarà messa alla prova nel 2015

Alla Grecia bastarono pochi mesi per diventare “junk” nell’aprile 2010 e innescare la crisi

Dopo una due giorni di borsa sulle montagne russe tra un -2,7% di giovedì ed un +3,4% di venerdì, la settimana per l’Italia si è conclusa con un sonoro declassamento del rating sul debito sovrano italiano da parte dell’agenzia Standard & Poor’s. Il giudizio espresso è stato portato a BBB-, evidenziando così una discesa che porta l’Italia al limite inferiore dell’investment grade e ad un passo dal cosiddetto livello “spazzatura”.

IL DECLASSAMENTO

«Forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività» è stata questa la spietata valutazione dell’agenzia americana, arrivata dopo la temporanea sospensione del giudizio dello scorso giugno e decisa per consentire al governo Renzi, allora insediato da pochi mesi, di avviare le riforme nella speranza di un progresso. La realtà però è che in questo periodo il quadro è ulteriormente peggiorato ma l’outlook espresso da S&P è rimasto stabile per riflette l’aspettativa che il governo “possa gradualmente implementare le riforme strutturali” e che i bilanci delle famiglie “possano rimanere abbastanza forti per assorbire ulteriori aumenti del debito pubblico”. Ovvero due speranze la cui riprova non tarderà ad essere testata nonostante la copertura finora garantita dalla BCE di Mario Draghi. Una protezione che, insieme all’avanzo primario positivo creato in questi anni di manovre lacrime e sangue, ha consentito all’Italia di guadagnare tempo agli occhi degli operatori finanziari, nonostante una traiettoria previsionale di riduzione del rapporto debito/pil sempre errata, come evidente dal grafico allegato.

liga131214b

LA RISPOSTA ITALIANA

La reazione del ministro dell’economia Padoan non si è fatta attendere e come tutti i suoi recenti predecessori da Saccomanni a Grilli fino a Tremonti, vi è stata l’immediata sottolineatura della decisa sostenibilità del nostro debito e della relativa previsione di calo futuro, a partire questa volta dal 2016. Peccato che da fine 2010 ad oggi, il debito sia passato da 1.843 miliardi ad oltre 2.130, ovvero una crescita di poco inferiore ai 300 miliardi e con l’aggravante di un PIL rimasto al palo ed in profondo rosso. Una situazione che ha portato il rapporto debito pubblico/pil ben oltre il 132%. E’ però innegabile, nonostante le tante critiche che hanno investito le agenzie di rating che il paese stia prendendo da qualche anno una traiettoria non proprio rassicurante, ovvero da quando il rating è stato in più riprese declassato: da A+ ad A nel settembre 2011, passando poi a BBB+ nel gennaio 2012 ed a BBB nel luglio 2013, fino all’attuale BBB-. Nello stesso tempo i vari primi ministri hanno però continuato a rassicurarci con le ormai storiche frasi “vedo i ristoranti pieni” di Berlusconi o “vedo luce in fondo al tunnel” di Monti e fino alla “ripresa a portata di mano” di Letta o quell’auspicata “ripresa col botto” di Renzi.

FATTI E NON PAROLE

A prescindere dall’appartenenza politica del governo di turno, quello in cui finanziariamente oggi ci ritroviamo è una economia del paese a pezzi e che dal 2008 non è stata capace di riprendersi, nonostante i tanti sforzi fatti e che, dall’avvio di tre governi non democraticamente eletti, ovvero da Monti in poi, ha realizzato l’allegata situazione economica. Una sequenza di tabelle che non richiedono commenti se non la semplice consapevolezza della situazione a cui quest’ultimo declassamento di S&P ci riporta e che ci dovrebbe ricordare di essere ad un passo dal livello “junk” o “spazzatura”. Come evidente l’unico aspetto positivo è la decisa riduzione del tasso sul decennale italiano, un valore che a venerdì scorso era riuscito a sfondare al ribasso la soglia del 2% e a riportare indietro le lancette dell’orologio, ad uno spread con il Bund tedesco che non si vedeva dal 2010, ovvero dall’avvio della crisi greca e dal declassamento a BB+ dei bond ellenici, ovvero il tassello appena successivo all’attuale rating italiano. Una discesa che come già scritto in passato è partita dall’estate 2013, ovvero da quando Renzi è sceso in campo, fatto ulteriormente confermato anche dall’andamento dell’indice azionario italiano. La borsa però, a differenza dello spread, è semplicemente ritornata ai valori precedenti del 2010, senza creare grandi soddisfazioni nei risparmiatori e mentre l’economia reale del paese si è sganciata totalmente da quella finanziaria.

liga131214c

L’ILLUSIONE DELLA BCE

Che sia l’ultima chance per il paese dovrebbe apparire perciò evidente nei dati, non fosse altro proprio per quell’estremo sostegno fornito da Draghi con tutte le opzioni finora messe in campo a partire dal prestito triennale LTRO che diede ossigeno alle banche nazionali a fine 2011 ed inizio 2012 o per mezzo del minaccioso piano OMT di settembre 2012 che calmò i creditori e la speculazione. Il “bazooka” monetario promesso non ha finora sparato un colpo e di riunione in riunione la BCE lo minaccia e lo posticipa, così da mantenere tranquilli gli speculatori e fornire al governo il tempo necessario per completare le riforme economiche che i mercati finanziari pretendono per sostenere le proprie scommesse. Il tempo di scoprire le carte è però ormai vicino e dopo l’esito della prossima asta di rifinanziamento, tramite il nuovo piano TLTRO ed all’approssimarsi dei rimborsi dei precedenti prestiti previsti per febbraio, sapremo probabilmente se e come la BCE interverrà, visto e considerato che il sistema bancario italiano continua ad avere incagli e sofferenze mostruose e l’anno prossimo l’Italia dovrà rifinanziare una quota enorme di debito in scadenza e pari ad oltre 1/5 del PIL nazionale e ben più elevata degli altri traballanti paesi PIIGS.

liga131214d

CONCLUSIONE

Come riporta il sito “Vincitori e Vinti”, i fallimenti sia sovrani che privati avvisano sempre, anche se si agisce per attutirne il fragore ed hanno dei tempi di incubazione sufficientemente lunghi per difendersi e correre ai ripari, prima che questi eventi si manifestino. Ogni default sovrano presuppone tempi in cui si manifestano dinamiche in via di principio comuni e che sono in genere così riassumibili:

• repentini mutamenti di governi

• fallimenti o ridimensionamenti di realtà produttive

• aumento della disoccupazione

• crolli di borsa, specie per i titoli finanziari

• repentini aumenti della pressione fiscale

• significativa riduzione delle liquidità depositata nelle banche

• cessione di quote di sovranità in cambio di aiuti

• intervento di organismi internazionali (FMI, Troika)

Forse ricorderà qualcosa e ciò intimorirà qualche lettore inconsapevole ma è forse giunta l’ora di capire che quello a cui stiamo assistendo nell’attuale andamento dei BTP è la rappresentazione dell’enorme scommessa fatta dai mercati finanziari sul tandem italiano “Renzi-Draghi” e che fino ad ora ha portato gli investitori ad accettare premi al rischio ben distanti dal club dei paesi con analogo rating BBB-. E siccome il pasto gratis in finanza non esiste ed il piatto in cui tutti sperano di mangiare si chiama QE, potrebbe essere il momento di valutare diversamente l’attuale situazione. Non fosse altro per riflettere su cosa potrebbe andare storto, visto e considerato che si vuol vedere o far vedere solo un bicchiere mezzo pieno ed una caraffa d’acqua in procinto di essere versata mentre si inseriscono nel Legge di Stabilità minacciose clausole di salvaguardia a valere dal 2016. Un ulteriore conferma dell’ultima chiamata all’Italia, prima di un commissariamento o peggio ancora, se nel 2015 non arrivasse l’auspicata ripresa.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.