In seguito alla recente ondata di volatilità del mercato i corporate bond hanno toccato livelli di valutazione interessanti rispetto ai titoli di stato, oltre a restare un modo efficace per coprire l’esposizione all’azionario. Attualmente i corporate bond europei investment grade hanno un rendimento dell’1,4%, mentre gli high yield arrivano al 5%. Tre ragioni per essere ottimisti su questa asset class secondo gli analisti di Société Générale .
1) Il calo degli spread. La ricerca del rendimento e la possibilità di una maggiore volatilità globale dei listini creano le condizioni affinchè il mercato globale del credito, valutato 7 mila miliardi di dollari a livello globale, possa offrire rendimenti (valutati rispetto al rischio) superiori nei prossimi trimestri. Il sell-off degli asset rischiosi all’inizio dell’anno e l’ulteriore calo dei tassi privi di rischio hanno aperto un differenziale con i rendimenti dei corporate bond che sembra ingiustificato in funzione dei tassi di default attesi.
2) L’intervento della Bce. I corporate bond ad alto rendimento (high yield) offrono le migliori opportunità nel settore, dopo aver risentito negativamente della debolezza del petrolio, del rafforzamento del dollaro Usa e dei notevoli deflussi dal mercato nel corso degli ultimi 18 mesi. L’orientamento attendista adottato dalle banche centrali, con l’inatteso annuncio da parte della Bce sull’acquisto di titoli di credito investment grade a partire da giugno (stimato dagli analisti fra 5 e 10 miliardi di euro al mese), contribuisce a creare le condizioni per la ulteriore miglioramento del sentiment sui mercati del credito.
3) Il petrolio più stabile. Il prezzo del greggio dovrebbero beneficiare di un migliore equilibrio tra domanda/offerta. Si tratta di un fattore che potrebbe contribuire alla superiore performance del bond high yield Usa rispetto agli investment grade, che rendono attualmente il 9% contro il 3,9%. Un modo indiretto per esprimere un parere positivo sul restringimento degli spread dei titoli high yield Usa è inoltre quello di avere un’esposizione rialzista (long) sulle small cap Usa, che hanno registrato una performance del 12% inferiore a quella del mercato negli ultimi 12 mesi, mentre gli spread high yield toccavano i massimi degli ultimi quattro anni. Al contrario è meglio essere ribassisti (short) sulle small cap europee, che sembrano avere già scontato il calo dei differenziali europei.
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