Sell in May and go away (Vendi a Maggio e vai via)

Un vecchioVacanze di Topolino adagio di Wall Street suggerisce agli investitori di chiudere le posizioni rialziste a Maggio e di stare lontani dal mercato fino all’autunno.

I dati storici lo confermano, la situazione finanziaria attuale pure.

Piu’ che di una situazione di self-fulfilling (previsione che si avvera da sola), bisogna pensare all’operatività dei grandi gestori – le mani forti del mercato.

Questi elefanti finanziari, che spostano miliardi di dollari dei loro hedge found, fondi pensione, fondi chiusi, impiegano del tempo per entrare ed uscire dal mercato. E’ logico quindi che rispettino certi step, o quanto meno che si cautelino, perché anche il ricoprirsi da posizioni di investimento presuppone di investire nel senso contrario e cioè al ribasso (short).

Detto ciò la situazione, è alquanto grigia.

Spagna

Il Paese iberico è in crisi: il baricentro della bufera finanziaria sono le banche spagnole che hanno prestiti per il 170% del Pil nazionale. Come successo in Grecia, gli spagnoli stanno ritirando i soldi dalle banche; c’è chi scrive di 65 miliardi di euro ritirati da marzo 2011 ad oggi. Che non si riesca a comprendere il problema Spagna, lo si capisce dall’esito dell’ultima riunione dell’Ecofin, dove c’è stata da parte della presidenza danese al Consiglio, una proposta al testo di Basilea 3, che se passasse prevederebbe una modifica tecnica, per la quale le banche dovrebbero valutare al prezzo di mercato i titoli di Stato, in particolare quelli disponibili per la vendita. La conseguenza, sarebbe di un immediato Sell Off dei titoli di Stato. Il sistema bancario, non solo spagnolo, sta soffrendo, e né l’Eba (autorità bancaria europa) né altri lo stanno aiutando. Ma il problema dei mutui sub prime, non è solo della Spagna, ma di tutti i paesi europei. Gli spagnoli si stanno quindi muovendo da soli, e stanno sondando le banche d’affari alla ricerca di una medicina credibile in grado di sanare il proprio sistema bancario, destabilizzato dal collasso dei prezzi immobiliari.

Grecia

Il Paese ellenico continua a soffrire. Il rischio è di una vittoria risicata dello schieramento pro Europa e della crescita impetuosa degli antieuropeisti. La frammentazione politica e la crescita dei partiti oltranzisti, potrebbero riportare il sirtaki a fare da colonna sonora della crisi europea. I Greci prima sono stati illusi e poi bruscamente riportati alla dura realtà; il fallimento pilotato del 9 marzo scorso ha portato il Paese a ristrutturare 206 su 365 miliardi di euro di debito pubblico. E’ chiaro a tutti che la parola data sulle dure riforme chieste per riportare ad un livello sostenibile l’opulenta spesa pubblica ed il ricco welfare greco, valgono solo per chi quella parola l’ha data e non per quelli appena arrivati.

USA

Sono gli unici che sembrano avere una medicina ai mali finanziari dell’Europa e che si guardano bene dal condividerla con altri. La borsa americana è sui massimi e le multinazionali tirano a mille; è l’anno delle elezioni e la tradizione vuole un mercato finanziario interno che dia soddisfazioni. Il famigerato QE3 (gli USA che stampano moneta per la terza volta) è pronto, ma le cose vanno bene e non c’è motivo ora di far arrabbiare i contribuenti americani che accuserebbero subito dopo, la FED di sperperare i soldi pubblici a favore delle banche.Diciamo che il cannone è puntato, ma sparerà solo quando una crisi scoppierà in Europa.

Del resto una crisi europea (sia essa greca, spagnola o italiana) porterà giù l’Euro, rilanciando le esportazioni delle industrie europee. A quel punto, gli americani risponderanno con la stampa di moneta (o QE3), per riportare il dollaro rafforzato dalla crisi europea, ai valori attuali, e continuare sulla loro strada di crescita.

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