“Agosto amore mio non ti conosco”, questo devono aver detto i mercati ai risparmiatori di tutto il mondo.La crisi di fiducia dell’estate ha schiacciato i rendimenti core sotto il 2%, e ha spinto gli spread, che sono saliti ai massimi di sempre.A questi prezzi, siamo ai saldi da mercatone, ma il carrello non viene riempito perché si ha paura di sorprese alla cassa.In USA, tranne che per l’interventino di Obama e del suo piano per rilanciare l’economia da 450 miliardi di dollari, si è mosso poco o niente.Le trimestrali vanno bene, ma c’è disoccupazione e soprattutto manca la ripresa del mercato immobiliare, vero locomotore dell’ultima corsa al benessere degli americani.Nel dubbio, hanno fatto i Quantitative Easing e portato a zero il costo del denaro, mentre in Europa abbiamo alzato i tassi e siamo rimasti a guardare. Quando la situazione si è fatta tragica, noi europei ci siamo trovati di fronte ad un bivio, cambiare le regole o cambiare i membri dell’Europa.Nel primo caso si salva l’euro, si fanno gli eurobond e con essi una politica fiscale comune; nel secondo siamo di fronte all’ignoto, perché non è nemmeno stata contemplata, dai padri fondatori dell’Europa, la possibilità di uscirne.La linea di difesa, essendo la politica impegnata a fare dei sofismi, è stata lasciata alle banche centrali; gli USA hanno lanciato il “twist” ovvero l’acquisto delle scadenze lunghe al posto di quelle brevi, e la BCE ha messo termine all’aumento dei tassi, anche se giovedì ci si aspettava almeno una piccola riduzione o quantomeno un segnale di una imminente riduzione dei tassi.Ma è stato tutto rimandato al successore di Trichet, l’italiano Mario Draghi, che entrerà in carica il primo novembre. Certo Trichet ha salvato la faccia e non ha contraddetto la sua linea severissima anti inflazione, ma le conseguenze, per noi, potrebbero essere pesanti.Tuttavia, ha ridato il via alle misure non convenzionali di liquidità a favore delle banche e ha annunciato che la BCE farà delle aste aggiuntive in ottobre e novembre.La Banca Centrale Europea ripartirà, da novembre, con il piano di acquisti da 40 miliardi di euro di obbligazioni bancarie, ribattezzato “Covered Bond Purchase Programme”.Intanto, la Bank of England ha aumentato il suo QE a 275 miliardi di sterline.Gli spread sono sui massimi ed il BTP è già ritornato al 5,5%. Solo l’intervento della BCE in acquisto sulle aste di Italia e Spagna, e la prospettiva di meccanismo europeo con una dotazione di migliaia di miliardi, seppur in leva, hanno evitato lo schianto dell’eurozona.Un segnale della febbre alta è il peggioramento degli indicatori di liquidità delle banche; le tensioni sugli spread nell’interbancario sono aumentate ed il rischio è un ritorno al 2008, quando le banche non si prestavano denaro tra di loro, per diffidenza.L’interbancario è sempre più in stallo e le banche sono arrivate a parcheggiare presso il porto sicuro della BCE ben 220 miliardi di euro overnight, il record 2011; per fare un raffronto, nel giugno 2010, un mese dopo la deflagrazione della crisi greca, si arrivò a 350 miliardi di euro.Non aiuta lo sboom della banca belga Dexia, in odore di nazionalizzazione, a causa dei suoi forti investimenti in obbligazioni greche. Al momento, però, la stasi del canale creditizio bancario avvenuta due anni fa, non si è ancora verificata anche se le banche risentono più del clima di sfiducia, che dei fattori concreti di rischio.Il rallentamento economico potrebbe portare un calo degli utili del 50%, anche se al momento gli indici e l’andamento del manifatturiero tengono bene.
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