Risparmio, monitorare sempre più il proprio istituto

liga31122013b L’ANALISI E’ ora di scegliere con attenzione la propria banca, seguendone le vicende ed i bilanci

Il caso banca Etruria evidenzia l’approssimarsi di un consolidamento nel sistema

Settimana scorsa, abbiamo trattato il caso banca Carige e la decisione di Bankitalia di non autorizzare l’istituto al rimborso di un bond subordinato convertibile alla naturale scadenza e ciò ha attirato l’attenzione di non pochi lettori, nonché messo in allerta anche tanti piccoli risparmiatori in merito alla salute dei propri istituti bancari. Indiscutibilmente è un episodio che vede certamente un crescente numero di partecipanti alla lista delle banche in difficoltà, non ultima appare essere anche la banca popolare dell’Etruria e del Lazio. Il testo Banca Etruria è recentemente tornata sotto i riflettori dopo la notizia battuta da Reuters il 10 dicembre scorso, nella quale si riportava di una situazione ‘molto seria’, secondo una fonte vicina alla banca e seguente alle conclusioni mosse da Banca d’Italia in data 5 dicembre, inmerito a profili di particolare attenzione espresse dall’Autorità di Vigilanza sulla qualità dei suoi attivi. La notizia ha ulteriormente indebolito il titolo azionario dell’istituto, sceso di quasi il -20% in quattro sedute, ed ha portato così il calo da inizio anno vicino al -70%, con un andamento discendente che ovviamente non rivela un sentiment positivo nei confronti della banca, da parte degli operatori di borsa e questo nonostante il rally del settore bancario italiano sia stato superiore all’indice generale, con una crescita del paniere settoriale bancario pari ad un +24%. Anche nel caso di banca Etruria, l’elemento di maggiore incertezza è derivato dalla bassa patrimonializzazione e dalle crescenti rettifiche su crediti incagliati ed in sofferenza. Lo stesso cda della banca, convocato d’urgenza venerdì scorso, ha detto in una nota al termine del consiglio di amministrazione che ‘in linea con gli indirizzi dell’org ano di vigilanza, diviene di importanza strategica avviare, il prima possibile e concludere in tempi brevi, tutte le iniziative necessarie a definire un processo di integrazione e/o aggregazione con un gruppo bancario di elevato standing’, tradotto volgarmente, serve un cavaliere bianco.

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Il sistema dovrebbe quindi apparire anche al meno attento dei risparmiatori che la crisi economica in cui versa il Paese sta sempre più mettendo in difficoltà i bilanci delle banche, un fatto che è stato sottolineato anche in un recente report presentato durante un seminario a porte chiuse di Ubs Investment Banking e riportato da BergamoNews, ovvero che ‘l’Italia rappresenta uno dei maggiori mercati europei di non performing loan, con una dimensione di 243 miliardi di euro e con uno dei peggiori rapporti di copertura del rischio, pari in media al 38,4%’ un coverage ratio (in pratica la quantità di riserve utili a coprire i non performing loan, ovvero i crediti deteriorati) molto peggiore rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. In ogni modo e senza scomodare i vicini svizzeri e le loro impietose analisi sul sistema bancario nazionale, è innegabile che la situazione non sia comunque rosea e ciò è confermato anche dall’ultimo bollettino della stessa Banca d’Italia del 9 dicembre, in cui emerge, come elaborato dal sito www.scenarieconomici.it, che le sofferenze continuano a crescere a ritmi consistenti e la stretta sui prestiti da parte delle banche è sempre più forte e questo nonostante cresca il tasso dei depositi da parte dei privati, a cui però corrisponde un netto calo dei prestiti alle imprese. Secondo i dati di Banca d’Italia il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze bancarie è risultato pari al 22,9%, superiore al + 22,8% di settembre, con l’incremento più sostenuto dall’inizio della serie di rilevazioni nel 1998 ed un crescita al ritmo di 2 miliardi al mese. Circolo vizioso Quello che emerge in modo lampante dall’ultimo bollettino di Bankitalia è che c’è u n’accelerazione nella crescita della raccolta, con i depositi del settore privato in rialzo del 5,4% annuo, a cui però si affianca un’ulteriore contrazione dei prestiti concessi ai privati e pari al -3,7%su base annua, composto da un -4,9%, alle imprese non finanziarie ed un -1,3%alle famiglie. In compenso si mantiene l’incremento costante degli investimenti in titoli di Stato italiani da parte delle banche nazionali e questo mentre si accingono a rimborsare il prestito ricevuto dalla Bce con il famigerato Ltro. Per capire in modo ancora più semplice:

a) le banche vedono aumentare i loro depositi a causa della crisi che costringe i cittadini a risparmiare di più consumando di meno;

b) le aziende vedono deteriorare la loro attività economica a causa dei consumi in contrazione (in particolar modo quelle non orientate all’export) e dunque sono sempre più in difficoltà nel rimborsare i prestiti ricevuti;

c) le banche hanno sempre più incagli sui crediti e quindi riducono ancor più l’ero gazione al settore privato;

d) l’aumento dei depositi porta le banche a rimborsare i prestiti ricevuti dalla Bce con i quali hanno sottoscritto centinaia di miliardi di euro in titoli di Stato;

e) lo Stato vede quindi aumentare l’esposizione verso le banche;

f) il cittadino oltre a finanziare le banche con i suoi depositi è anche indirettamente sempre più esposto verso gli stessi istituti, tramite il debito pubblico dello Stato detenuto dalle banche. 

Il rischio e’ dunque comprensibile che il perverso meccanismo precedentemente illustrato porti ad esporre sia il comune risparmiatore, sia il comune cittadino al rischio bancario. Nel primo caso, il rischio è quello legato all’insolvenza dell’istituto con il quale si opera come risparmiatore e dunque al proprio personale risparmio ed il cui esito peggiore è una possibile soluzione in stile Cipro. Nel secondo è quello legato all’eventuale opera di salvataggio dell’istituto insolvente da parte dello Stato, semmai tramite tasse, patrimoniali, pensioni, svendite dello Stato ecc. ed a carico del cittadino, una soluzione più in stile Irlanda.

E’ perciò arrivata l’ora di porre estrema attenzione all’istituto con cui si opera, almeno per non trovarsi nel malaugurato caso di essere coinvolti contemporaneamente sia come risparmiatore e sia come cittadino. Il perdurante deterioramento dei dati di bilancio di molte banche non deve perciò essere sottovalutato e deve essere monitorato adeguatamente, così da poter almeno prevenire indesiderate e doppie conseguenze e deve portare ognuno a valutare bene la banca con cui opera, nonché a non indugiare nel cambiare rapporto a favore di altri istituti dai fondamentali più sani, limitandone anche l’esposizione verso le azioni e le obbligazioni della banca stessa. Monitorare Per chi vede in quanto riportato un inutile allarmismo, è da ricordare che procede a passo spedito l’approvazione del meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie (Single Resolution Mechanismo Srm), ovvero il secondo pilastro dell’unione bancaria voluta dalla Bce, nonché è stata accettata la settimana scorsa, a livello comunitario, l’anticipo dal 2018 al 2016 delle regole di bailin è quindi l’avvio di un meccanismo risolutore in stile Cipro, basato sulla partecipazione al fallimento di una banca non solo da parte degli azionisti ma anche con il contributo di obbligazionisti e titolari di grossi depositi (superiori ad 100.000).

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Ecco allora che se le stesse autorità accelerano su tale progetto, è forse il caso di accelerare nella personale valutazione delle banche con le quali operare. Un primo e semplice consiglio è quello di valutare il proprio istituto in base alle norme dell’Eba (European Banking Authority) ed ai requisiti minimi di Core Tier 1 richiesti, ovvero l’indicatore della solidità patrimoniale delle banche. Per intenderci, il livello minimo fissato dall’Eba oscilla tra il 7% ed il 9%, in funzione della rilevanza dell’istituto bancario (maggiore per quelle più sistemiche) ed inoltre è stato fissato all’8% il parametro minimo per gli stress test di prossima elaborazione da parte della Bce. Quindi, per essere dalla parte della prudenza, è consigliabile contenere l’esposizione verso quelle banche con un Core Tier 1 inferiore al 9% e non sarà forse un caso che le banche recentemente coinvolte nei commissariamenti o nei controlli approfonditi da parte di banca d’Italia sono quelle con indicatori inferiori a tale soglia, compresi i recenti casi Banca Marche, Carige, Banca Etruria ecc., in definitiva vale sempre una cara e vecchia regola e cioè ‘pre – venire è meglio che curare’.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.

Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com.

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