Rischi finanziari, i dubbi da risolvere

altCome focalizzarsi sulla valutazione oggettiva della “salute” del proprio patrimonio

Cosa chiedere al proprio intermediario per un valido check-up

 

La settimana scorsa abbiamo parlato del fatto che per salvaguardare i nostri risparmi è meglio rivolgersi a consulenti di fiducia che siano realmente cointeressati al nostro benessere finanziario, ma l’aver compreso a chi chiedere è solo il primo tassello per una sana gestione del proprio portafoglio.

Il professionista è tale non solo per la sua indipendenza ma anche per la sua preparazione ed esperienza, nonché per le strutture con le quali valuta ed opera. Nessuno però si rivolgerebbe al primo medico di turno, seppur indipendente, se non fosse in grado di effettuare un valido check-up della nostra salute, in quanto come sappiamo una diagnosi errata è già di per se un grave errore ma poi peggiora la situazione con le conseguenti terapie inappropriate.

Perciò in questi giorni in cui riceveremo dalla nostra banca il resoconto del 2012, dovremmo porre ancora più attenzione a tale documento, a maggior ragione dopo le ultime vistose oscillazioni borsistiche.

IL RENDICONTO

La ricezione del rendiconto trimestrale è sempre un ottimo momento per fare un periodico check-up dei propri investimenti, non solo per capire cosa è accaduto e quali risultati sono stati conseguiti ma anche per valutare in profondità i rischi effettivi. Il risparmiatore, se vuole controllare davvero, deve domandare di più per approfondire in modo oggettivo come i vari operatori trattano il suo patrimonio, in quanto i primi tre mesi dell’anno sono stati in generale positivi per molti mercati e su questi risultati gli “esperti” porranno l’accento per giustificare, a torto o a ragione, la debacle della settimana scorsa ed argomentare l’avvenire. Il focus però non dovrebbe essere posto sul futuro andamento dei mercati, bensì sulla valutazione oggettiva della “salute” del proprio patrimonio.

LA DIAGNOSI

In campo medico sappiamo che non si può prevedere con certezza se si avrà l’influenza. Ma un periodico controllo ci consente di limitare i rischi ed eventualmente provvedere con opportune profilassi. Questo, però, in ambito finanziario non avviene e spesso si chiede al proprio “esperto” cosa accadrà e se sì avrà un collasso dei mercati. Appare in tutta evidenza l’assurdità, perciò le giuste domande da porre sono se il proprio portafoglio è in salute, se i parametri sono nella “norma”, se la qualità degli strumenti utilizzati è valida; nonché comprendere fino a quale grado di “stress” sì è disposti ad accettare.

PATTI CHIARI

Allora ne consegue che è necessario esigere dai propri interlocutori un check-up per ottenere alcune

precise risposte.

– In cosa investo realmente?

Così da comprendere l’esposizione effettiva ai differenti mercati e semmai diversificare maggiormente.

– Utilizzo strumenti di qualità?

Così da valutare la bontà di servizi gestiti, come fondi o sicav e semmai scegliere i migliori.

– Quanto posso perdere?

Così da determinare una massima perdita potenziale e semmai adeguare la personale propensione.

– Ne vale la pena?

Così da giudicare se il potenziale rendimento è congruo ai rischi corsi e semmai riequilibrare tale rapporto.

Queste semplici domande consentono di valutare oggettivamente il proprio stato di salute finanziario e con le opportune manutenzioni di mantenerlo nella miglior forma possibile.

E’ consigliabile infine richiedere al proprio professionista una diagnosi scrupolosa, dettagliata, possibilmente chiara o comunque facilmente interpretabile da altri e necessariamente per iscritto, così sarà possibile valutare realmente nel tempo l’operato di chi ci assiste.

DOMANDA & RISPOSTA: Cos’è il Value at Risk ?

Sempre più spesso diventano comuni al grande pubblico terminologie da addetti ai lavori. E come nell’ultimo anno il risparmiatore ha preso confidenza con il termine “spread” molto probabilmente dovrà prenderne altrettanta con il VaR, non fosse altro per un miglior controllo dei propri investimenti.

altIl Value at Risk, è un metodo di sintesi del rischio e misura la massima perdita potenziale che – con un dato livello di probabilità (tecnicamente “di confidenza”) – potrà verificarsi detenendo il proprio portafoglio a posizioni inalterate per un determinato periodo di tempo (orizzonte temporale).

Cosi ad esempio, un VaR pari a 10mila euro, relativo ad un portafoglio di attività finanziarie, con un determinato livello di confidenza (in genere 95%) e su di un determinato orizzonte temporale (abitualmente l’anno), ci dice come il valore di mercato del portafoglio, con una probabilità pari al 95% dei casi, non subirà una perdita nell’arco di un anno superiore a 10mila euro.

La principale obiezione a tale modello è che non è in grado di coprire l’intera gamma dei possibili eventi e non ci dice nulla su cosa può accadere nel restante 5%.

Tale critica, anche se formalmente corretta e ripetibile per altri indicatori, non considera che un livello di protezione totale non è praticamente conseguibile, in quanto all’impensabile non c’è mai limite, come ci hanno insegnato la Lehman Brothers o la Grecia.

La finalità non è dunque quella di predire i crolli estremi, ma di fornire misure di rischio fondate sulle condizioni “nor mali”. Anche perché nei mercati finanziari non è possibile annullare i rischi ma è possibile solo tentare di governarli. E’ dunque utile richiedere al proprio consulte queste informazioni, per essere consapevoli dei rischi che potenzialmente si corrono.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.

Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com

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