Papandreu ed i suoi l’hanno fatta davvero grossa. L’annuncio a tradimento del referendum, dopo gli accordi presi in sede UE sul salvataggio di Atene, ha il sapore – assai amaro – di un atto di vigliaccheria politica verso i popoli europei, prima ancora che verso gli Stati impegnati a dare una mano agli ellenici per non sprofondare definitivamente nel baratro, portandosi dietro tutti i paesi del continente. Il gesto spartano del governo di Atene porta al pettine tutti i nodi di una unione fittizia, pensata a tavolino sulla base di calcoli che ignoravano la variabile-cardine dell’unità: la effettiva capacità e volontà delle nazioni di reggere nel tempo l’urto della fusione monetaria a freddo, in assenza di un comune governo dei popoli e di una società europea solidalmente coesa. Se fino a ieri, però, sul banco degli imputati siedevano essenzialmente i capi di stato dell’Europa di serie A, mostratisi di serie C nella gestione della crisi ellenica, oggi quel banco ha un imputato d’eccellenza – si fa per dire – in più che, oltre ad essere colpevole di aver gestito assai male la crisi in casa, si è macchiato in queste ore di un atto doloso, politicamente imperdonabile: scaricare direttamente dai palazzi di Bruxelles al popolo greco la responsabilità di decidere di una situazione che il governo greco – lui, l’ennesimo imputato – ha causato in questi anni, di (de)generazione in (de)generazione. Una cascata che si riversa con tutta la sua forza dal monte d’Europa a valle della società greca (ed europea tutta), senza la diga del governo greco, che si è frantumata a colpi di fulmine-invettiva dei commissari europei: questa la catastrofe naturale cui stiamo assistendo in queste ore, mentre ancora si cerca di capire cosa fare per evitare il peggio. Puro azzardo morale, quello di Papandreu e dei suoi, ai danni di chi dovrà assicurare un danno collettivo dalle dimensioni colossali, perché è certo che il popolo greco non acconsentirà al piano di salvataggio, lo dicono le leggi elementari della sopravvivenza di gente arrabbiata ed affamata, non c’è bisogno di sondaggi per capirlo, stolto chi ne ha fatto menzione per questioni modaiole. Il popolo greco che subisce e decide in un clima di schizofrenica euforia, l’Europa che trema e che non sa più che pesci pigliare con l’alleato inaffidabile in preda a confusione, il governo di Atene che tradisce e scappa. Il presente è troppo frenetico per fermarsi a comprenderlo, la memoria va così ai padri nobili di questa unione monetaria, alcuni ancora in vita ed altri no, tanto acclamati per il loro spirito europeista e la loro opera europea. A quelli che sono nell’aldilà, se hanno il tempo di farlo – e ne hanno solo se sono in paradiso o in purgatorio – chiediamo una preghiera ed una intercessione perché non sia questa la fine, sempre che i peccati compiuti in terra siano stati a loro rimessi, in tutto o in parte. A coloro che sono ancora di qua, per quel che potranno, chiediamo il massimo di sforzo ed impegno per aiutare da subito i loro degni eredi a comprendere e far memoria degli errori che sono stati commessi ed a trovare una soluzione efficace quanto solidale per salvare il fratello, brigante e sfortunato, in fin di vita. Perché non si può chiedere al popolo greco, misericordia, di pagare anche per quella parte di debito e colpe che dipende da responsabilità ed errori di chi glielo sta chiedendo con baldanza ed arroganza, come se in questa faccenda non c’entrasse nulla, come se il passato non esistesse. Non serve limitarsi ad ammettere in pubblico errori storici, serve pagarli in fretta e chiudere il conto con la storia, subito. E’ tempo che l’Europa paghi il suo conto salato senza pretendere quel che non può avere dai greci e ammettendo le proprie responsabilità, Francia e Germania in testa agli altri; è il caso che il governo greco rimedi in fretta ad un errore politico colossale che al momento preferiamo (perché è più comodo) attribuire alla incapacità di intendere e volere in una situazione tanto tragica da sembrare comica, irreale. Solidarietà e memoria dell’Europa in cambio di responsabilità e coscienza della Grecia, questo lo scambio equo che ci può salvare dalla catastrofe, in attesa di apprendere che quello del referendum è stato solo lo scherzetto al tempo dei defunti, perché non sia questo il tempo dell’Europa. Forse è arrivato il momento di scomodare anche i santi per scongiurare il triste evento, date le forze in terra a disposizione al momento.
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