Dopo la fase di risk-off che ha interessato i mercati finanziari all’inizio del mese, la settimana scorsa le Borse hanno evidenziato un repentino rimbalzo, soprattutto Wall Street: l’S&P500 ha registrato il maggior rialzo settimanale dal gennaio 2013 (+4.1%) ed ha progressivamente recuperato importanti livelli tecnici. Come avevamo già accennato, un importante contributo al movimento di recupero è giunto dalle recenti dichiarazioni dei membri della FED che sono tornati ad alimentari aspettative dovish in termini di politica monetaria, sempre comunque in un contesto di economia americana in buona crescita, come viene anche confermato dal fronte societario.
Negli Stati Uniti dopo che ha riportato quasi la metà delle società dell’S&P500 la percentuale di aziende che ha superato le aspettative si colloca all’80% a livello di utili (earning surprise +4.9%) ed al 60% in termini di ricavi (sales surprise +0.7%). Un aiuto al rimbalzo degli ultimi giorni è arrivato anche dagli sviluppi dell’epidemia di ebola: nei paesi sviluppati dopo la prima fase di panico le “difese” sono state alzate e sembrano funzionare (come d’altronde già verificatosi in diversi Stati dell’Africa) e, tra l’altro, risulta evidente che con cure adeguate le probabilità di guarigione salgono significativamente, ma soprattutto al fine di limitare gli effetti irrazionali del panico assume particolare rilevanza il fatto che i rischi di contagio sono alti soltanto nel caso di malati gravi (che per definizione dovrebbero essere di più facile monitoraggio). Il movimento di recupero delle Borse è stato meno convinto in Europa, dove continuano a pesare in misura considerevole le incertezze sulleprospettive dell’economia e lo scetticismo sulle capacità (e/o sulla volontà) di intervento dei policymakers (la BCE ha iniziato con molta cautela l’espansione del suo bilancio, mentre sul fronte delle politiche fiscali si fa fatica a trovare una linea comune). I dati macro non hanno evidenziato peggioramenti, ma i segnali restano contrastanti: in Germania gli indici PMI di ottobre hanno evidenziato un buon miglioramento (al di sopra delle aspettative), ma l’indice IFO riferito al medesimo periodo è risultato in calo (al di sotto delle aspettative).
Non essendo un indicatore anticipatore non sono di particolare aiuto i risultati societari (superamento delle aspettative nel 60% dei casi sia a livello di ricavi che di profitti). La maggior volatilità degli ultimi giorni in Europa è stata anche conseguenza della divulgazione dei risultati dell’Asset Quality Review e dello Stress Test sul settore bancario, che hanno interessato in modo particolare il nostro paese. Al di là della reazione di ieri, probabilmente influenzata dall’azione della speculazione sull’emotività della notizia, il sistema bancario italiano ha evidenziato un buon risultato, con sorprese limitate sul fronte degli AQR e con una buona tenuta nello scenario di stress, considerato che quest’ultimo si è concentrato in modo particolare sui fondamentali del nostro paese. Restiamo dell’idea che la conclusione della verifica da parte della BCE possa costituire un passaggio importante da un lato per favorire un miglioramento del ciclo del credito, dall’altro per consentire alla BCE di essere più aggressiva nell’acquisto di assets.
Per quanto la situazione sui mercati finanziari resti piuttosto fluida, il fatto che l’S&P500 abbia reagito in modo deciso su delicati livelli che avrebbero potuto mettere in crisi il trend di rialzo di medio termine ci conferma l’impressione che non vi siano le condizioni per l’avvio di un bear market. Al tempo stesso, come indicato nello scorso numero, resta il fatto che nel breve termine lo spazio di rialzo dei mercati azionari rischia di essere limitato dai livelli valutativi negli Stati Uniti e dalla bassa visibilità sull’evoluzione dell’economia in Europa. Per l’andamento di breve termine, considerato l’importanza che hanno assunto le aspettative di politica monetaria sul recente rimbalzo, andranno seguite con attenzione le indicazioni che giungeranno dal FOMC che si conclude domani, mentre per le prospettive di medio periodo resta fondamentale il monitoraggio dell’economia reale, soprattutto sul fronte europeo, dove sarebbero sufficienti anche modesti miglioramenti considerate le basse aspettative.
Devi accedere per postare un commento.