Il punto sui mercati

omino-con-punto-interrogativoDraghi non si è rivelato Godot. E’ arrivato ed è riuscito a non deludere i mercati, nonostante avesse alzato significativamente le aspettative con l’intervento di Jackson Hole. La BCE,in aggiunta alle già annunciate operazioni di TLTRO:

– ha tagliato il costo del denaro di 10 bp portando il tasso di riferimento allo 0.05% ed il tasso di deposito presso la Banca Centrale a -0.2%;

– ha comunicato l’avvio ad ottobre del programma di acquisto di ABS e covered bonds.

Se su un orizzonte di qualche mese l’effetto liquidità derivante da una Banca Centrale estremamente espansiva dovrebbe confermarsi premiante, con effetti positivi sia sull’equity che sui prodotti obbligazionari , ampliando il periodo temporale di riferimento resta tutto da verificare l’effettivo impatto sull’economia delle politiche monetarie non convenzionali: ad esempio, il QE americano ha avuto sicuramente impatti evidenti a livello di assets inflation, ma è tuttora in corso il dibattito sui reali effetti che ha provocato sull’economia. Sul fronte del sostegno all’economia, il risultato più facile da centrare per la BCE dovrebbe essere la debolezza dell’euro, mentre è decisamente più complicato valutare i potenziali effetti delle iniziative di Draghi sull’evoluzione del ciclo del credito, che  fa fatica a fornire importanti segnali di miglioramento. Tuttavia il punto di partenza della congiuntura europea è talmente basso, che sarebbero sufficienti minimi miglioramenti a livello del ciclo del credito, processo di riforme e conseguente politica fiscale, per avviare un trend di crescita dell’economia. Uscendo dall’area Euro, anche in Giappone e Cina le prospettive restano legate agli interventi a livello di authority:

– la crescita economica giapponese è inferiore alle attese e la terza freccia dell’Abenomics (quella delle riforme) fa fatica a concretizzarsi, rendendo di conseguenza probabili ulteriori iniziative di politica monetaria espansiva;

– in questa complicata fase di transizione dell’economia cinese (vedi soprattutto l’incertezza che grava sul comparto immobiliare) il supporto delle iniziative di policy è indispensabile per il raggiungimento dei target di crescita. Al di là dei dati sul mercato del lavoro di venerdì (nell’insieme inferiori alle attese), al momento delle grandi economie mondiali l’unica che sembra entrata in una fase di auto sostenimento è quelle americana: anche in questo caso permangono comunque incognite in merito alla solidità di fondo di questo ciclo economico, incertezze che sono alla base dell’atteggiamento estremamente prudente della Yellen in merito all’avvio del rialzo dei tassi e dell’aspettativa di una politica monetaria ancora espansiva a lungo. Da qui alla fine dell’anno l’azione delle Banca Centrali, accompagnata dal miglioramento dell’economia americana, dovrebbe costituire il fattore premiante a favore degli assets rischiosi. Tenendo però a mente le parole pronunciate da Charles Prince, CEO di Citigroup, il 9 luglio 2007: “Quando la musica si fermerà, in termini di liquidità, le cose saranno complicate. Ma sino a quando la musica suona

bisogna continuare a ballare. Stiamo ancora ballando”. Prince aveva ragione su tutto tranne sul fatto che la musica stesse ancora suonando. Al momento, l’impressione è che la musica (delle Banche Centrali) stia ancora suonando, con BCE e BoJ destinate a diventare ancora più espansive e con la Yellen molto prudentenel percorso di rialzo dei tassi.

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