La combinazione di flusso contrastato di dati macroeconomici e di gran parte delle principali Banche Centrali mondiali accomodanti continua a mantenere contenuta (in alcuni casi ai minimi pluriennali) la volatilità sui mercati finanziari ed a rafforzare il clima di compiacenza degli investitori, nonostante gli elementi di disturbo continuino a presentarsi e vengano subito confinati nella sfera dei rischi idiosincratici. In primo luogo il “tonfo” del PIL USA nel 1Q 2014 si è trasformato in una voragine con l’ultima revisione da -1% a -2,9% trimestrale annualizzato, che renderà difficile raggiungere anche la modesta soglia del 2% di crescita per l’intero 2014 a meno di una decisa accelerazione dell’attività economica nel secondo semestre. Il fatto che una sorpresa negativa di 5 punti percentuali per la crescita del primo trimestre rispetto alle aspettative di fine 2013 non provochi vendite pesanti sui mercati è sorprendente, se non fosse che le sue cause sono ritenute o temporanee o non immediatamente chiare e che il flusso di dati per il 2Q rimane coerente con una crescita intorno al 3%. Effettivamente gli indicatori di sentiment delle imprese manifatturiere e dei servizi sono rimasti ai massimi livelli per questo ciclo economico e vi sono state sorprese positive sull’attività immobiliare, che delude da quasi 12 mesi. Fuori dagli USA la batteria di indici PMI Manifatturieri segnala il recupero dell’attività economica in Asia, guidata da Cina e Giappone, conferma la debolezza nelle altre aree emergenti, in particolare Brasile e Russia e la moderazione della ripresa dell’Area Euro, mentre in Gran Bretagna gli indicatori sembrano puntare decisamente al surriscaldamento dell’economia. Una minore copertura mediatica è probabilmente responsabile della minor percezione di tensione geopolitica in Ucraina ed Iraq, dove la situazione è tutt’altro che stabilizzata, soprattutto in Medio Oriente. Le Borse Europee hanno sottoperformato guidate dal settore bancario, prima sulla maxi multa comminata negli USA a BNP Paribas per aver violato le sanzioni al Sudan ed all’Iran, poi per l’intensificarsi dello stress del gruppo portoghese Espirito Santo che controlla l’omonima maggiore banca del Portogallo. Gli interventi fiscali e monetari delle autorità di policy cinesi avevano già significativamente ridotto la percezione che il rallentamento dell’economia della Cina rappresentasse un rischio sistemico. I due eventi cruciali di questa settimana non dovrebbero alterare questa situazione in modo significativo. La BCE dovrebbe al massimo fornire chiarimenti sul funzionamento delle misure di policy annunciate nel meeting di giugno (in particolare per i TLTRO), mentre i nonfarm payrolls americani sono attesi poco sopra 200.000 unità per giugno, in linea con i mesi precedenti, rafforzando la percezione di eccezionalità della voragine del PIL del primo trimestre. La prosecuzione dell’attuale fase sui mercati rimane legata alla linea di politica monetaria della Fed e alle sue conseguenze per i mercati obbligazionari, con la partecipazione della Governatrice Yellen al simposio di Jackson Hole in agosto o il FOMC di settembre quali più probabili occasioni per annunciare un’eventuale variazione di policy, posto che le condizioni dell’economia lo permettano.
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