E’ entrata nel privè senza essere in lista, vestita peggio degli altri e non di così bell’aspetto. I buttafuori dell’alba erano i buttadentro della notte, perché di notte serve riempire il locale per fare numero e incassi, tanto non vede nessuno, si può chiudere un occhio; prima che sia giorno però meglio svuotarlo, meglio pochi ma buoni, per non rovinarsi la reputazione, perché la gente fuori osserva e parla. Ha preso tante di quelle consumazioni alcooliche da essere rimasta senza un soldo, indebitandosi per consumare ancora, fino all’alba, fino a non reggersi in piedi. Ha fatto un sacco di caos nel privè, euforica e smarrita, in fondo è una del borgo in un ambiente chic, che non le appartiene ma dove è riuscita ad entrare, in qualche modo. Ha rotto le scatole a qualche fighetto, gli amici dei fighetti iniziano a starle lontano, a scansarla, a deriderla. Gli amici della notte, con cui è entrata confondendosi nel mucchio, le hanno pagato da bere fino allo stordimento, anche loro erano un po’ brilli e non ci badavano, avendo tanti soldi in tasca. All’alba quegli amici, un po’ più lucidi e cinici, sono improvvisamente i suoi nemici, anche perché in tasca adesso hanno meno quattrini, dopo una notte di vizi; prima che esca fuori dal locale rivogliono indietro i loro soldi, fino all’ultimo centesimo, ma lei è ubriaca e senza un centesimo, anche perché il privè è lontano da casa, e lontano da casa la vita costa assai più caro. I più sobri e cattivi vorrebbero pestarla a sangue, quelli un po’ brilli e bonaccioni la compatiscono e la perdonerebbero, lei ha paura, chiede scusa e vorrebbe essere compresa, vorrebbe essere aiutata dopo essere stata ingannata, cadendo in tentazione. In quel club prestigioso, divenuto malfamato dalla notte all’alba, scoppia la rissa: due fazioni in lotta per difenderla o accopparla, succede il finimondo, diversi feriti, alcuni molto gravi, qualcuno chiama la polizia, le forze dell’ordine fanno quel che possono ma non riescono a placare del tutto la situazione. Ad un certo punto la luce, fuori e nel locale: è mattina, molti fra i cattivi cominciano a ravvedersi, un po’ per sfinimento, un po’ per convinzione, un po’ perché la sbronza sta passando a tutti. Quel casino in fondo non ha senso, pensano i più, ci rimettono tutti, ci rimette la faccia del club. In fondo loro l’hanno fatta entrare, loro l’han fatta ubriacare, lei ha fatto baldoria, vittima e carnefice. Molti si sono fatti male, ma in fondo la colpa non è solo sua. Alla fine ci si abbraccia e ci si stringe la mano, basta così, i fighetti male intenzionati desistono, lei promette di fare la brava e ripagare, poco per volta, i debiti accumulati per bere alla follia nella sua notte di gloria e pazzia; potrà continuare a frequentare il privè, ma senza bere alcolici, che costano caro e fanno male, pagando gli analcoolici di tasca propria. D’ora in poi più selezione all’ingresso del club, per evitare risse nella notte e cacciate all’alba. Il locale si chiama Eurolandia, lei si chiama Ellenia, loro sono gli Euristici. E’ il racconto di una notte brava in un locale bene, frequentato da gente più o meno bene dai nomi strani, finita in bene con le luci del mattino. Sembra quasi la storia vera di un continente reale, di cui conosciamo l’inizio ma non la fine. Se non ce la stanno raccontando, potrebbe finire come in questo racconto. La storia continua, la vivremo e vedremo.