L’ANALISI L’ultimo Financial Stability Report della BCE esprime i rischi chiave dell’euro zona
La ricerca di alti rendimenti crea un pericolo di b rusca inversione per i mercati
N ei prossimi 12-18 mesi, incombono minacciosi rischi di un nuovo crac per l’Eurozona, una valutazione che non rispecchia solo i tanti alert presentati ed analizzati in questa rubrica e che potrebbero, agli occhi dell’inesperto osservatore, essere etichettati come “eccessivi allarmismi” ma derivano non di meno che dalla Banca Centrale Europea. All’istituto di Francoforte vedono i presupposti di una nuova e potenzialmente più intensa crisi e questo è scritto nero su bianco nell’ultimo rapporto trimestrale sulla stabilità finanziaria (Financial Stability Review – May 2014), pubblicato poco prima del recente meeting della BCE. Un bollettino che, come recita nella sua introduzione, cerca di portare tempestivamente al pubblico i principali rischi e le vulnerabilità del settore finanziario dell’area euro, al fine di consapevolizzare gli operatori, con l’obiettivo (o forse la speranza) di promuovere la stabilità finanziaria. Ecco allora che un tale report, molto più delle analisi sempre ottimistiche dei gestori d’investimento, può essere d’aiuto non solo all’industria finanziaria ed ai responsabili politici ma anche ai tanti piccoli risparmiatori che spesso inconsapevolmente vengono “imboniti” solo con certe notizie e molto meno con altre. BCE A DUE FACCE Se da un lato si è enfatizzato il discorso di Mario Draghi, in cui assecondava i mercati promettendo ulteriori politiche espansive al fine di abbattere quello che ha definito essere “una perniciosa spirale negativa” di bassa inflazione e bassa propensione al rischio di credito, dall’altro troviamo (senza tanto risalto dei media) il rapporto FSE, firmato dal vice-presidente dell’Eurotower, Vítor Constâncio, in cui si ammonisce in merito alla minaccia di “una brusca inversione nella ricerca globale di rendimento, tra sacche di illiquidità e probabile riallineamento dei prezzi dei titoli”. Un rapporto che evidenzia senza giri di parole come la ricerca di alti profitti da parte degli investitori, in un ambiente di mercato con bassi tassi di interesse, abbia ormai creato un pericolo per la zona euro, evidenziandone tre rischi ch i ave. RISCHIO NON PIU’ PREMIANTE Secondo la BCE, il primo grande rischio è la costante e globale ricerca di rendimento, un comportamento che sta lasciando il sistema finanziario più vulnerabile ad una brusca inversione del premio al rischio. I mercati finanziari mostrano un’ulteriore compressione dei premi al rischio in tutte le classi d’attività delle principali regioni geografiche. In Europa, la preferenza per le attività più rischiose è ben evidente nella compressione degli spread creditizi sui mercati obbligazionari sovrani e societari ma anche nelle valutazioni di altre attività, quali le azioni e nel segmento “prime” degli immobili commerciali. Per la BCE la riduzione del premio al rischio è stata pronunciata nella zona euro a seguito di una maggiore domanda degli investitori esteri e dovuta principalmente al riequilibrio dei portafogli dai paesi emergenti alle economie avanzate. Questo ha portato ad un forte calo dei rendimenti sui paesi dell’area euro con rating inferiore (Italia & co.) ma allo stesso tempo i tassi dei titoli di stato globali ad alto rating sono rimasti ai minimi storici. Inoltre hanno continuato a diminuire i rendimenti nei mercati del credito alle imprese. In particolare nell’area dell’euro gli spread dei bond ad alto rendimento si sono ridotti a livelli non osservati da ottobre 2007 e ciò a causa dell’elevata domanda degli investitori per il segmento high-yield. Le obbligazioni sono compresse a livelli pre-crisi e la crescita dei prodotti che offrono un rendimento più elevato ma con protezione inferiore per i creditori sono cresciuti molto, in particolare nell’ambito americano. Per la Bce sono dunque accresciute le preocc upazi oni ri g uardo l a creazione di sbilanciamenti e la possibilità di un netto e disordinato movimento dei recenti flussi d’i nvest i ment o. Rendimenti bassi e perduranti, potrebbero creare ulteriore pressione sugli investitori, i quali al fine di migliorare i loro profitti, potrebbero spingersi verso posizioni altamente esposte alle leva e/o verso asset di minore qualità e con poca liquidità. Le perdite nel prossimo ciclo di default potrebbero essere più importanti che durante i cicli precedenti, a causa della significativa crescita del comparto obbligazionario high yield. RITORNO DEBOLEZZA BANCARIA Sempre nel report è espressa incertezza rispetto alla perdurante debolezza del sistema bancario, a maggior ragione in un contesto di bassa inflazione e bassa crescita. Le banche dell’area euro continuano ad operare con una redditività bassa o in perdita, e sono aggravate da un continuo deterioramento nella qualità degli attivi, seppur vi siano, in alcuni paesi, timidi segnali di stabilizzazione nel ritmo di crescita dei crediti “non performanti”. Il punto di svolta sembra per la BCE non essere ancora stato raggiunto e ciò è confutato dalle perdite presentate nel secondo semestre 2013, da oltre la metà delle principali banche europee. Secondo l’Eurotower il rischio di un ulteriore deterioramento della qualità del credito rimane significativo a causa di una fragile ripresa economica e di un alto indebitamento privato in molti paesi e ciò crea delle sfide non semplici nel processo di risanamento dei bilanci. Allo stesso tempo la BCE evidenzia anche un fattore di rischio collegato alle esposizioni di molti istituti ai mercati emergenti. Seppur vi sia stato un netto miglioramento nel sentiment verso il settore bancario ed i valori di price/book siano saliti ai livelli più alti degli ultimi tre anni, viene evidenziato come vi siano un certo numero di istituti con un rapporto inferiore ad 1, un dato che sottolinea perduranti preoccupazioni sulla qualità dell’attivo e sulle prospettive di guadagno futuro delle banche. RIEMERSIONE RISCHIO SOVRANO Per la banca centrale europea, le tensioni sui debiti sovrani si sono attenutati notevolmente ed in modo alquanto rapido, in particolar modo per i debiti dei paesi a basso rating (vedi PIIGS). I tassi sono diminuiti, in alcuni casi, fino a raggiungere livelli visti l’ultima volta prima dell’esplosione della crisi e questo per lo più grazie solo all’annuncio del piano OMT nel 2012. Nonostante il continuo miglioramento del sentiment verso i bond sovrani dell’area dell’euro, il debito pubblico presenta però sfide di sostenibilità ancora elevate, essendo in costante crescita in un certo numero di paesi (il debito pubblico aggregato nell’euro zona sarà pari al 96% del PIL nel 2014), elemento di incertezza ancor più rischioso in caso di deboli prospettive di crescita nominale. Per la BCE appare chiaro che, dato un tale contesto, vi potrebbe facilmente essere un rincaro nei tassi dei paesi di rating inferiori (Italia, Spagna, Portogallo ecc.) a seguito di una brusca inversione nella ricerca globale di rendimento e ciò oltre a rendere più critica la solvibilità dei debiti pubblici arrecherebbe forti perdite alle banche, dal momento che gli istituti hanno accresciuto sensibilmente la loro esposizione ai debiti s ov r a n i . CONCLUSIONE Seppur sembri di assistere alla tecnica del poliziotto cattivo (Vítor Constâncio) e del poliziotto buono (Mario Draghi), ovvero quel metodo di interrogatorio che la polizia adotta per indurre l’interrogato (mercati finanziari) a collaborare tramite il senso di gratitudine verso l’agente buono e di paura verso quello cattivo, al fine di condurlo dove vuole la polizia (prigione di sicurezza). Non è però da dimenticare che l’utilizzo di tale strategia comporta un certo grado di rischio, in quanto se è riconosciuta dal soggetto, esso può considerarsi raggirato e rendere poi improbabile una sua reale collaborazione. Tradotto, i mercati potrebbero velocemente abbandonare l’eccessiva fiducia espressa verso il poliziotto buono, se l’economia fisica continua a non ripartire e gli asset finanziari continuano ad inflazionarsi e quindi decidere ad un certo punto e senza che i poliziotti se ne rendano conto, di non voler collaborare più con loro, smascherandone così il bluff con un plateale ed improvviso ribaltamento del tavolo, ovvero con una crisi finanziaria da far impallidire quella del 2007/2008.
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