‘Panic Buying’, nuovo mantra degli investitori

24102013aIl non avere opzioni non può giustificare l’aumento di rischio, se non per speculare

L’ANALISI Sempre più gestori consigliano di comprare azioni ed abbandonare le altre asset class

Alzi la mano, chi non ha ricevuto negli ultimi incontri con i propri referenti per gli investimenti lo spassionato consiglio di incrementare la componente azionaria nel proprio portafoglio. Un suggerimento certamente ben argomentato e che in un’ottica di diversificazione classica può essere coerente con la storia degli investimenti finanziari. E questo sembra ancor più confermato dai risultati conseguiti da inizio anno, in quanto solo coloro che hanno avuto quote azionarie superiori al 30-40% dei propri asset possono spesso vantare ad oggi, rendimenti positivi ed interessanti in questo 2013.

“PANIC BUYING” Questo finale d’anno, sembra proprio congeniato per l’esatto opposto del “panic selling”, ovvero del panico generalmente noto e presente nei piccoli risparmiatori nelle fasi di crollo del mercato, ovvero quelle situazioni in cui non si guarda più ai fondamentali dei titoli azionari e si decide di vendere ad ogni costo perché convinti del crollo perpetuo e dunque meglio vendere oggi perché domani sarà certamente peggio. Quello a cui stiamo forse oggi assistendo appare al contrario come un “panic buying”, ovvero un panico indotto non dalle perdite azionarie ma dai rendimenti nulli o negativi apparsi negli ultimi quattro mesi negli investimenti obbligazionari, oscillazioni che stanno inducendo all’acquisto senza freni dei mercati azionari, a prescindere dal contesto economico reale. L’impossibilità di garantirsi rendimenti reali superiori all’inflazione con la liquidità di breve unito alle oscillazioni negative, seppur comprese in qualche manciata di punti percentuali, sembrano essere ormai in grado di spostare facilmente il “parco buoi” sull’equity, in quanto in esso vi è l’apparente ed unica scelta d’investimento possibile per guadagnare.

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NO OPZIONI Ed in un tale contesto, gli operatori finanziari professionali sono anch’essi intrappolati, in quanto il non aver opzioni per generare adeguati risultati, porta l’intero sistema a credere ad un solo dogma utile a “movimentare” la giostra, ovvero che non essendovi alternative bisogna solo investire sul mercato azionario, con la speranza, non dichiarata, che qualcun’altro dopo di loro arrivi per mandare ancora più in alto le quotazioni. Solo negli ultimi trimestri e dopo performance anche superiori al 100-150% dai minimi di marzo 2009 arrivano indiscussi consigli d’acquisto azionario ai piccoli risparmiatori. Suggerimenti basati sulla seguente ed incrollabile certezza: “tassi in crescita nel prossimo futuro daranno origine ad un ambiente finanziario ostile all’i nves time nto obblig azionario tradizionale e non si potrà che perdere deten e n d o i bond”. Ed in genere si rincara la dose con dogmi di fede basati sulla premessa che il g rande ciclo al ribasso dei tassi è terminato e all’investitore obbligazionario che chiede “che fare?” si deve solo rispondere che è il momento delle azioni, che è il momento della Grande Rotazione dei portafogli dalle obbligazioni alle azioni. E se poi qualcuno p o n e i l dubbio ma per quanto potrà durare, la rispos t a è a nch’essa basata sull’assunto che “non può fer marsi”, e s s e n d o tutto sostenuto dalle b a n c h e centrali. Eloquente è ad esempio la semplice equazione riportata nel grafico, tra la futura crescita di borsa e le politiche accomodanti della FED.

COSA FARE Parafrasando la recente esternazione di Carlo De Benedetti “quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare penso subito che l’interlocutore stia provando a fregarmi” si potrebbe affermare che l’attuale mantra degli addetti ai lavori, basato sulla paura dell’ineluttabile baratro obbligazionario, ricordi, almeno allo scrivente, la medesima sensazione. L’accorto risparmiatore, non solo deve dubitare del contesto attuale ma non deve dimenticarsi il “new normal” in cui noi tutti dobbiamo operare per proteggere al meglio il nostro risparmio. E’ arrivato il momento di capire che nella nuova realtà imposta dalle banche centrali, in cui alcuni caratteri da patologici si sono fatti fisiologici ed in cui i «cigni neri», per dirla con Nassim Taleb, sono sempre più frequenti ed i cambiamenti così veloci ed improvvisi da rendere spesso difficile l’adattamento e l’approntamento delle giuste risposte, è necessario non cadere

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com