FOCUS: prosegue senza sosta l’euforia nei mercati azionari globali
LA RELAZIONE TRA MARGIN DEBT E S&P500 NON E’ RASSICURANTE
In un periodo di forte rally azionario, quando molti temono di perdere il “treno” del rialzo, gli investitori avveduti cominciano a studiare se esistono degli eccessivi rischi in relazione alle opportunità. E siccome il problema rimane sempre quello di scegliere il momento giusto per investire, appare sempre più di frequente sentirsi dire da parte di molti analisti ed esperti che l’azionario è ancora a buon mercato e bisogna entrare. Sarà vero?
Non ne sarei così certo, ma essendo un periodo mai sperimentato di espansione monetaria globale, non è possibile affermarlo. Una buona regola suggerita però da Warren Buffett è: “abbi paura quando gli altri sono avidi; sii avido quando gli altri sono timorosi”, un consiglio che, a dispetto dei tanti ragionamenti macro-economici, va al cuore stesso degli errori che gli investitori ripetutamente fanno. Un errore ben rappresentato dall’utilizzo del margin debt (cioè denaro preso a prestito da broker o banche, mettendo a garanzia dei titoli, per comprare in genere azioni), in quanto l’analisi del livello di margin debt è un utile alert per la sostenibilità dei mercati azionari.
Negli anni ’80 gli investitori usavano una modesta quantità di margin debt per investire nel mercato; invece, quando il boom di internet è esploso ed ha trasformato la Borsa in un gigantesco casinò, vi è stata la prima enorme espansione, fino ai livelli insostenibili di inizio millennio. Livelli da cui poi si scese velocemente in quanto gli investitori fortemente indebitati furono costretti a liquidare le loro posizioni per ridurre le loro esposizioni. E dopo tre anni di crollo, in cui molti investitori furono spazzati via, i mercati finalmente toccarono il fondo ed a quel punto Alan Greenspan “lanciò” la successiva grande bolla, quella immobiliare. La FED rilanciò nuovamente il sistema, le quotazioni ripresero a salire e contestualmente vi fu una nuova ascesa del margin debt e della leva finanziaria, fino al picco assoluto del 2008, ma anche allora gli investitori non capirono quando fu il momento di “vendere” e le conseguenze furono il repentino crollo dell’indice USA fino a marzo 2009. Dopo il crack Lehman, è toccato a Ben Bernanke sostenere il mercato finanziario, lanciando una nuova espansione monetaria che dura fino ad oggi, con tassi a zero ed espansione del bilancio FED a livelli mai raggiunti. Da allora, come tutti sappiamo, il mercato americano è risalito fino a recuperare tutte le perdite, nonché ritoccare di poco i nuovi massimi. Il “prudente” e non “avido” risparmiatore, dovrebbe forse porre maggior attenzione al grafico allegato piuttosto che alle performance attuali e consigli spesso “superficiali” che riceve, in quanto, come nei due casi precedenti, stiamo nuovamente assistendo al raggiungimento di zone di guardia del margin debt. Aree il cui picco massimo e relativa inversione non è dato sapere, ma che iniziano a rappresentare un notevole segnale di avvertimento. Come si dice: “non c’è due senza tre”, perciò meglio stare attenti a quel che si fa.
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