Morgan Stanley, focus sui petroliferi europei

piattaforma-tramonto I risultati del primo trimestre dei gruppi petroliferi europei hanno stupito in positivo il mercato, con gli utili che hanno battuto del 30-50% le attese. Il crollo del 50% del prezzo del Brent è stato infatti compensato da altri fattori, come l’aumento dei profitti nel downstream, il calo dei costi e il taglio degli investimenti. Un trend che si confermerà nel secondo trimestre. Guardando ai livelli di valutazione dei titoli, ecco a parere degli analisti di Morgan Stanley, chi può salire ancora e chi no.

1) Total . Target price di 55,5 euro (+16%). Nello scenario più ottimista può arrivare a 63 euro (+32%). Attraente il rendimento della cedola (4,9% nel 2015 e 2016) a fronte di un dividendo rispettivamente di 2,63 e 2,59. Il miglioramento atteso nel business della raffinazione sarà più positivo rispetto ai competitor. Questo aspetto, unito a ulteriori risparmi di costo e aumento della capacità, incentiverà la crescita del cash flow.  Il titolo, che capitalizza 122 miliardi di dollari, contro un valore d’impresa  di 156,4 miliardi, tratta 13,2 volte l’utile 2015 e 11,6 quello del 2016, mentre il p/bv (prezzo/valore di libro) scende da 1,2 a 1,1. La redditività misurata dal roe  è in miglioramento: 9,9% nel 2015 e 10,6% prossimo anno.

2) Statoil. Alla compagnia norvegese è stato assegnato il prezzo obiettivo di 180 corone (+12%), che nell’ipotesi bullish arriva a 222 (+38%), mentre il dividend yield è 4,5% . Il management ha annunciato una serie di iniziative per coprire il dividendo con il free cash flow. In particolare ha ridotto gli investimenti di capitale 2015 del 10% e accellerato del 30% il piano di efficienza.  Questo consentirà a Statoil di coprire il suo dividendo con il free cash flow fino al 2018 anche in uno scenario di 60 dollari al barile. Il titolo, che capitalizza 511 miliardi di corone, a fronte di un valore d’impresa di 660,2 miliardi, viene scambiato 16,7 volte l’utile 2015 e 12 quello del 2016, mentre il p/bv passa da 1,4 a 1,3. In crescita il roe dall’8,2 all’11,4%. Il total return degli ultimi 12 mesi è -7,2%.

3) BP. Il colosso Uk, che capitalizza 132 miliardi di dollari, merita il target price di 495 pence (+4%), che nello scenario ottimista sale a 545 (+15%) e in quello negativo scende a 410 (-14%). BP ha minori margini rispetto ai competitor per tagliare i costi, visti gli sforzi già fatti in questo senso dopo l’incidente di Macondo. Di conseguenza la crescita del cash flow operativo sarà modesta, ipotizzando un prezzo del greggio costante. Il p/e è 25,3 nel 2015 e 16,4 nel 2016, mentre il p/bv è 1,2. Interessante il rendimento della cedola, del 5,5% in entrambi gli esercizi, a fronte di un dividendo di 0,40. Migliora la redditività, con il roe in crescita dal 4,7 al 7,4%. Negli ultimi 12 mesi il total return è -0,3%.

4) Eni . II target price di 14,5 euro del gruppo guidato da Claudio Descalzi, che capitalizza 61,5 miliardi di euro, contro un valore d’impresa di 83,3 miliardi, è del 15% inferiore alle quotazioni attuali, ma nello scenario ottimista può arrivare a 18,50 euro (+8%). Il rendimento della cedola del 4,7% in questo esercizio e nel prossimo, a fronte di un dividendo di 0,80 euro. Gli analisti hanno incrementato la stima sull’utile per azione (eps) 2015 dell’1%, mentre hanno abbassato quella del 2016 dell’8% e del 2017 del 12%. Guardando ai multipli borsistici, il p/e scende da 20,1 si quest’anno a 17 nel prossimo, mentre il p/bv è intorno all’unità. In aumento il roe dal 5,1 al 6,1% nel 2016. Il total return a 12 mesi è -2,8%. Il rating è neutrale

5) Galp Energia. Al gruppo portoghese è stato assegnato un target price di 13,3 euro (+9,6%), che nell’ipotesi bullish arriva a 19,90 euro (+64%). I risultati trimestrali hanno battuto le stime sul fronte del reddito operativo oltre ad aver evidenziato miglioramenti nel progetto BM-S-11 in Brasile. Le stime sull’utile per azione (eps) sono state incrementate nel 2015, 2016 e 2017 rispettivamente del 5%, 2% e 1%. Il titolo, che capitalizza 10 miliardi di euro (valore d’impresa di 13,9 miliardi), tratta 20,9 volte l’utile 2015 e 17,4 quello del 2016, mentre il p/bv è superiore alla media (1,8). Il dividend yield è 3,4% quest’anno e 4,1% nel prossimo, a fronte di una cedola rispettivamente di 0,41 e 0,50 euro. La redditività sale (roe) dal 9,3 al 10,7%.

 

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