Patrick Haller ,
Responsabile CS Invest & Investments
Mito 1: il denaro contante è preferibile agli investimenti
Persiste la convinzione che sia più sicuro tenere il denaro sotto il materasso piuttosto che investire nei mercati finanziari. Chi la pensa in questo modo non tiene conto dell’inflazione, che fa aumentare il costo della vita e, con il passare degli anni, riduce il valore del denaro contante. Neanche i tassi d’interesse del conto di risparmio consentono di ottenere un rendimento superiore all’inflazione.
Diversa è la situazione se si effettua un investimento: anche se registra perdite temporanee, il rendimento nel lungo termine è generalmente positivo. Pertanto, chi desidera tutelare il proprio patrimonio e il proprio tenore di vita dovrebbe investire il denaro, anziché nasconderlo sotto il materasso.
Mito 2: so perfettamente quando devo investire il denaro
Gli investitori desiderano massimizzare il proprio rendimento. A tale scopo ricorrono a una soluzione apparentemente semplice: investono quando intravedono un utile e vendono quando avvertono il rischio di perdite. In linea teorica è corretto, ma nella pratica non è così semplice. L’andamento delle borse è difficile da prevedere. Quasi nessuno riesce davvero a prevedere le fasi positive e quelle negative.
Se un investitore applica una strategia sbagliata e non riesce a prevedere le giornate borsistiche migliori, le conseguenze sono considerevoli. Il rendimento si riduce sensibilmente. Piuttosto che acquistare e vendere continuamente, per la maggior parte degli investitori è preferibile mantenere stabile l’investimento. In tal modo, anche se si affrontano fasi negative, si può trarre vantaggio da quelle positive.
Mito 3: un investimento non è conveniente su una prospettiva a lungo termine
Eventi negativi come la crisi finanziaria del 2008 si sono impressi nella memoria. Di conseguenza, si è rafforzata la convinzione che i mercati finanziari attraversino più fasi negative che positive. In realtà è vero esattamente il contrario: se si considera l’indice MSCI World in un arco temporale che va dal 1970 ad oggi, vi sono stati solo 14 anni con un rendimento negativo, a fronte di 36 anni con una performance positiva.
Pertanto, chi investe denaro farebbe bene ad andare oltre il clamore suscitato dalle notizie negative. Piuttosto dovrebbe focalizzare l’attenzione sugli anni con un andamento positivo, anche se meno eclatanti, poiché complessivamente compensano abbondantemente gli anni negativi.
Mito 4: in tema di investimenti mi comporto in modo razionale
Gli investimenti sono strettamente legati alla sfera emotiva. Sono pochi gli investitori che sono in grado di rimanere razionali quando è in gioco il loro patrimonio. Se i corsi tendono a salire, si preferisce speculare per conseguire ulteriori utili. All’inverso, diversi investitori si lasciano prendere dal panico e vendono i propri investimenti perché i corsi sono in calo e prevedono perdite ulteriori.
Decisioni simili, prese sull’onda dell’emotività, possono essere disastrose. L’investitore guidato dalle emozioni invece che dai fatti si affanna a stare dietro agli eventi del mercato. Investe quando è già troppo tardi e vende quando le perdite si sono già verificate. In tal modo si lascia sfuggire la ripresa che, secondo una valutazione puramente razionale, segue ogni crollo della borsa.
Mito 5: sono capace di investire denaro meglio degli altri
Rendimento massimo. Questo è il sogno di ogni investitore. Tuttavia, sono molti quelli che si sopravvalutano. Affrontano un rischio maggiore o minore di quanto raccomandato pensando di sovraperformare il mercato. Tuttavia, questo modo di pensare raramente porta al successo. Nella realtà, invece, quasi sempre si ottengono rendimenti più bassi o addirittura perdite.
L’esperienza mostra che in materia di investimenti il miglior consiglio è quello di investire in linea con il proprio profilo rendimento-rischio. Esperti di mercati finanziari qualificati e un processo d’investimento sistematico consentono di ottimizzare il rendimento in rapporto al rischio definito. Chi invece non tiene conto dell’equilibrio rendimento-rischio registra quasi sempre performance negative.
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