Un mese di stabile performance o di potenziale crack?

14102014a  L’ANALISI S&P500 con rendimenti in media positivi ad ottobre ma più di una volta catastrofici

Dopo i picchi di settembre rischi di forti discese  e di maggiore volatilità in attesa del Fomc

 

Nell ’ultima settimana sembrano sempre più diffusi gesti scaramantici tra gli addetti ai lavori e questo a seguito di un inizio ottobre non particolarmente brillante per gli indici azionari ed in particolar modo per la locomotiva che traina tutto, ovvero lo S&P500. Il mercato Usa, seppur da inizio anno ed a venerdì scorso sia ancora in terreno positivo con un +3,13%, ha però mostrato una volatilità ormai da lungo tempo dimenticata e che sembra essersi pian piano risvegliata dopo il picco massimo a 2010 punti, fatto segnare il 19 settembre, in concomitanza dell’ipo record di Alibaba, il gigante dell’e-commerce cinese. Possibile alert Il drawdown attuale dell’indice americano, ovvero la discesa dall’ultimo picco massimo di settembre è già superiore al 5%, un fatto che di per sé potrebbe apparire di poca cosa in termini assoluti ma nel caso in cui si ampliasse nei prossimi giorni, accenderebbe non pochi segnali di alert tra gli operatori. E’ infatti dall’avvio del QE3 da 85 miliardi di dollari al mese a fine 2012 e successivo tapering della FED, che non vi sono stati, durante i suoi crescenti massimi, rilevanti scivoloni nell’indice a stelle e strisce. Una situazione resa possibile, come ormai noto, dalla stampa monetaria ‘monster’ della banca centrale americana. L’effetto narcotizzante generato in questo periodo non ha precedenti storici e dunque la paura maggiore deriva proprio dall’ormai prossima conclusione di una tale politica. 14102014bE’ indubbio che tra gli operatori aleggi ora una certa apprensione, un po’ simile a quella che si ha quando, in un luogo buio e sconosciuto, si osserva il lento ma inesorabile spegnimento dell’unica ed ultima candela rimasta. Ottobre volatile Vi sono dunque tutti gli ingredienti per attendersi un mese potenzialmente volatile, semmai accentuato dall’apprensione degli stessi operatori finanziari. Una paura che però viene spesso esorcizzata da coloro che consigliano il comune risparmiatore per il tramite di analisi sul rendimento medio storico conseguito dall’indice S&P500 nel mese di ottobre. Il dato preso a se stante presenta mediamente un bel +0,79% ed è certamente molto rassicurante ma non bisogna mai dimenticare la regola del “pollo di Trilussa”, ovvero che la media può essere un dato fuorviante nella valutazione, a maggior ragione se privo di informazioni dettagliate. I grafici allegati e tratti dal sito americano DShort.com possono dunque completare il quadro, essendo riportati oltre ai rendimenti mensili medi anche quelli sulla volatilità storica del mese in oggetto. Come evidente, ottobre mostra la più alta rilevazione di eventi in cui la volatilità nel mese è stata superiore al 10%, con una media stimata dal  1950 ad oggi del 8,9%, un dato che dovrebbe far riflettere. Il mese dei crack La riflessione che ne consegue è quindi di ulteriore alert. E questo perché, seppur vero che il dato medio sia favorevole, vi è anche nel mese di ottobre un quantità di eventi, non poi così infrequenti, di ribassi eccessivamente elevati. Se osserviamo infatti il più lungo e storico indice Dow Jones, è facile notare come le più grandi bolle finanziarie della storia americana siano esplose proprio a partire dal mese di ottobre, come nel famigerato panico del 1907 o nel successivo e tristemente noto crack del ’29 e fino ai più recenti crolli del 1987 o del 2008 post Lehman. Cautela obbligatoria Una cosa sembra emergere più di altre da questi dati, ovvero che gli eventi estremi accadono spesso in questo periodo e dopo lunghi cicli rialzisti, come innegabilmente è già l’attuale. 14102014cNon dovrebbe quindi stupire l’invito all’estrema prudenza, essendovi un potenziale ed ampio rischio di discesa, a maggior ragione considerando il fatto che, nel corrente ciclo, gli unici forti cali si sono finora verificati solo alle fine del primo e del secondo QE, nel 2010 e nel 2011. E nel corrente mese, con la conclusione ormai scontata del tapering (salvo imprevedibili inversione ad U della FED), dovrebbe ufficialmente terminare il lunghissimo sostegno monetario avviato a fine 2012, motivo per cui, nella sovrana incertezza che regnerà fino al prossimo FOMC della banca centrale americana (fissato per il 28/29 ottobre), potrebbe facilmente avverarsi non una semplice correzione bensì un più fulmineo e doloroso storno, come già avvenuto nella lunga storia del mercato americano.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

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