Stati Uniti
L’economia USA è cresciuta del 2,3% reale nel 2017; la sorpresa negativa per il 4Q (+2,6% rispetto al 3% annualizzato atteso) è dovuta in gran parte alle componenti più volatili, ma la domanda domestica è cresciuta ai livelli più rapidi dal 2014; inoltre il flusso di dati macroeconomici è coerente con un ritmo di crescita superiore al 3% annualizzato nel 1Q. Le prospettive per il 2018 rimangono buone, grazie al contributo positivo della svalutazione recente del US$ e dello stimolo fiscale, che dovrebbero più che compensare l’impatto del rialzo del prezzo del petrolio. L’andamento del greggio, alcune sorprese positive sul fronte dell’inflazione e dei salari e la retorica moderatamente più hawkish della Fed in gennaio hanno spinto i mercati a riallineare maggiormente le aspettative di rialzo dei tassi per quest’anno a quelle della Banca Centrale (3 rialzi di 25 bp a partire da marzo), alimentando la volatilità sui mercati finanziari. Ciononostante, la risposta del US$ è stata contenuta, beneficiando solo in minima parte del repricing della politica monetaria e dei flussi di flight-to-quality. Manteniamo per il momento la view neutrale sul US$, ma, con la rotazione del differenziale di crescita e politica monetaria dagli USA a favore del resto del mondo e con crescenti rischi legati alla politica fiscale e commerciale USA, il debole apprezzamento in un contesto di avversione al rischio è un segnale negativo per la divisa americana.
Giappone
L’economia del Giappone ha subito una drastica accelerazione nel 2017. L’economia è cresciuta dell’1,6% nel 2017 sostenuta in gran parte dalla domanda interna; il trend dovrebbe continuare nel 2018 grazie anche agli investimenti per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 ed al boom del turismo dall’estero, anche se il recente rafforzamento dello Yen, se prolungato, potrebbe rallentare l’export. La Bank of Japan ha rimandato il raggiungimento del target di inflazione del 2% al 2019, a causa della scarsa propensione delle imprese ad aumentare i salari. Questo implica che la BOJ sarà tra le ultime Banche Centrali del G10 a normalizzare la politica monetaria, soprattutto ora che il Governo ha riconfermato Kuroda alla guida della Banca Centrale. Contro US$ l’andamento dello Yen continua ad essere dettato in gran parte da fattori esterni (politica monetaria USA, tensioni geopolitiche internazionali, andamento della propensione al rischio sui mercati) e la divisa è stata la principale beneficiaria del recente aumento della volatilità, che dovrebbe rimanere elevata nel resto dell’anno. Inoltre le recenti dichiarazioni di Kuroda circa una riduzione dello stimolo monetario (benchè non a breve) sostengono le aspettative del mercato per una BoJ meno accomodante. Alla luce degli ultimi sviluppi, i fattori di rischio per lo yen paiono più equilibrati e pertanto portiamo da negativa a neutrale la view sulla valuta. Contro Euro la divergenza di politica monetaria tra BOJ e BCE potrebbe continuare a spingere al rialzo EURJPY
Regno Unito
La Gran Bretagna ha registrato nel 2017 una crescita annua dell’1,8%, una delle più basse tra i Paesi del G10, ed un ulteriore rallentamento è atteso per il 2018. Dopo aver alzato i tassi di 25 bp in novembre, a causa dell’inflazione sopra il target e della contrazione del potenziale di crescita legato alla Brexit, la retorica della Bank of England è diventata più aggressiva (in particolare dopo la riunione di febbraio) ed il ciclo restrittivo sarà probabilmente più rapido, con i mercati che prezzano ora un rialzo già a maggio. La sterlina si è stabilizzata negli ultimi 5 mesi nel canale EUR/GBP 0,8750/0,90, riflettendo principalmente il flusso di notizie sulla Brexit. La positiva conclusione in dicembre della prima fase dei negoziati apre la strada all’avvio entro marzo della seconda fase, che dovrebbe condurre ad un accordo di transizione di circa due anni dopo marzo 2019. Anche se l’incertezza dei negoziati con l’Unione Europea e l’instabilità politica interna sono destinati a persistere, la probabilità degli scenari di Brexit più negativi sembra ora molto ridotta ed il flusso di notizie dovrebbe essere contenuto a breve termine. Dal momento che i rischi al ribasso sembrano più contenuti, manteniamo la view neutrale sulla sterlina, che nel resto del primo trimestre dovrebbe rimanere nell’attuale range contro Euro.
Canada
Dopo la forte crescita del 2017 (stimata al 3%), l’economia canadese è attesa rallentare nel 2018, poco sopra il 2% annuo. La possibilità che i prezzi del petrolio elevati inneschino un nuovo ciclo di investimenti nel settore crea rischi al rialzo per l’economia, compensati dal potenziale impatto negativo sull’export del rafforzamento del dollaro canadese e quello sui consumi e sul settore immobiliare surriscaldato del rialzo dei tassi d’interesse. A luglio la Bank of Canada ha sorpreso i mercati diventando la seconda Banca centrale dei Paesi Sviluppati ad alzare i tassi (50 bp nel 2017) e le aspettative sono per altri 3 / 4 rialzi di 25 bp nel 2018. Dal momento che la BoC considera assorbito l’eccesso di capacità produttiva, dati macro migliori delle attese potrebbero accelerare la stretta monetaria, ma una variabile cruciale sarà anche la rinegoziazione del trattato commerciale NAFTA voluta dagli USA. Nonostante lo scenario macroeconomico e di policy e l’andamento del prezzo del petrolio siano favorevoli per il dollaro canadese, a breve termine i rischi al ribasso legati al nuovo round negoziale sul NAFTA di fine gennaio ci inducono a mantenere la view neutrale sul CAD: la rinegoziazione del NAFTA è attesa prima delle elezioni messicane di luglio o entro le elezioni di medio termine americane di novembre, ma vi è una probabilità non trascurabile di un ritiro unilaterale degli USA dal trattato che potrebbe essere altamente destabilizzante, anche se dovesse essere solo una tattica negoziale.