Mercati valutari: Stati Uniti, Giappone e Regno Unito

 Stati Uniti

L’economia USA è cresciuta ad un ritmo annuo del 3,5% nel 3Q ed il flusso di dati macroeconomici è coerente con un’espansione annualizzata intorno al 2,5% nel 4Q. Protetta dall’espansione fiscale, la crescita USA dovrebbe raggiungere per il 2018 i livelli più elevati post-crisi finanziaria, intorno al 3%, ma dovrebbe ripiegare nel 2019, con il venir meno degli effetti positivi della politica fiscale e l’aumento di quelli negativi della restrizione della politica monetaria e del protezionismo commerciale. Con la crescita circa doppia rispetto al potenziale ed il tasso di disoccupazione ben inferiore al livello di equilibrio di lungo termine, l’inflazione è finalmente tornata al target del 2%, permettendo alla Fed di procedere con il graduale rialzo dei tassi al ritmo di 25 bp a trimestre. Il US$ è stato finora il principale beneficiario dell’ascesa del protezionismo USA, agendo come bene rifugio all’intensificarsi delle tensioni commerciali, supportato anche dai differenziali di crescita e politica monetaria, che sono univocamente a favore del US$, e dal fatto che il carry è il più elevato tra le valute dei Paesi Sviluppati. Con gran parte del repricing della politica della Fed già avvenuto, e un Congresso ora diviso, che favorisce la formazione di premio per il rischio politico sugli asset USA, il potenziale di apprezzamento del US$ rimane legato principalmente al proseguimento dell’eccezionalità della crescita USA rispetto al resto del mondo. Manteniamo pertanto una view neutrale sul US$.

Giappone

L’economia del Giappone dovrebbe crescere nel 2018 di circa l’1%, a dispetto di un’elevata volatilità del flusso dei dati macroeconomici legata alle condizioni climatiche sfavorevoli ed all’andamento del settore industriale. I rischi inoltre sono al ribasso, principalmente per l’esposizione alle economie dei Paesi Emergenti ed al commercio internazionale. Nonostante la crescita sia stabilmente superiore al potenziale, l’inflazione stenta ad accelerare, costringendo la BoJ a posticipare continuamente il raggiungimento del suo target. La linea di politica monetaria è pertanto destinata a rimanere ultra-espansiva ancora per lungo tempo, anche se le variazioni introdotte nell’ultimo meeting (come la maggiore volatilità del rendimento del JGB decennale intorno allo 0%) lasciano pensare che l’intensità dello stimolo monetario si stia riducendo. Alle elezioni di settembre per la leadership del Partito di Governo (LDP), Abe è stato rinconfermato per un terzo mandato, garantendo la continuità di politica economica. Manteniamo la view neutrale sullo yen per le sue caratteristiche di bene rifugio, alla luce dei rischi al ribasso per l’economia mondiale legati ai Paesi Emergenti ed alle tensioni commerciali tra USA e resto del mondo e del rischio che il previsto aumento dell’IVA nel 2019 possa essere posticipato. Per queste considerazioni, lo JPY è relativamente stabile contro US$ nonostante i differenziali di crescita e policy sfavorevoli, mentre il trend è positivo contro Euro, dove i differenziali sono meno pronunciati.

Regno Unito

In Gran Bretagna la crescita economica rimane stabile, seppur a livelli nettamente inferiori a quelli prevalenti in passato e la BoE continua, seppur lentamente, ad aumentare i tassi. Il flusso di notizie sul fronte politico è invece peggiorato negli ultimi mesi in cui il Governo May ha cercato di definire il futuro percorso della Brexit. La proposta di May ha trovato l’opposizione di parte del Partito Conservatore, che la considera troppo “soft” e probabilmente sarà considerata inaccettabile dall’Ue per il trattamento commerciale privilegiato che la Gran Bretagna vorrebbe ottenere. La probabilità di scenari estremi sta salendo, in particolare che l’accordo entro marzo 2019 per attivare il periodo di transizione fino alla fine del 2020 non sia raggiunto, con conseguente “hard Brexit”. Come conseguenza il rischio politico domestico sta prevalendo sui fondamentali e l’EURGBP si è riportato in area 0,90, dopo essere rimasto tra 0,87 e 0,89 per gran parte del primo semestre, mentre contro US$ (dove i differenziali di crescita e rendimento sono a sfavore della Gran Bretagna) è ai minimi da settembre 2017. Al Consiglio Europeo di ottobre la May ha dovuto confrontarsi con un’Ue poco accondiscendente, mentre il clima di elevata turbolenza interna, potrebbe sfociare anche in elezioni anticipate, e il differenziale di crescita può ruotare nuovamente a favore dell’Eurozona. Manteniamo neutrale la view sulla GBP.

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