L’implementazione di alcune drastiche riforme strutturali ha distorto la normale attività economica, con un impatto sulla crescita del primo semestre più
negativo del previsto. Anche se un rimbalzo è atteso nel secondo semestre, l’economia indiana sta crescendo ben al di sotto del potenziale, come conferma la
discesa dell’inflazione nella parte bassa del range target della Banca Centrale (RBI) 4% +/-2% da quasi un anno, a causa soprattutto della cronica debolezza degli
investimenti privati. La RBI è stata molto conservativa nella gestione della politica monetaria, riducendo i tassi più lentamente della discesa dell’inflazione. Con
l’attività economica che stenta ad accelerare ma l’inflazione attesa rimbalzare e con la possibilità di stimolo fiscale in arrivo, la RBI sarà cauta nel tagliare ancora
i tassi d’interesse. La recente combinazione di crescita economica più debole del previsto, possibilità di minor rigore nei conti pubblici, posizionamento rialzista
sovraffollato e Fed più aggressivamente restrittiva sta tuttavia pesando sulla divisa. Anche se le condizioni di mercato di breve termine non sono
particolarmente di supporto, la storia strutturale della rupia indiana rimane positiva, soprattutto ora che il Governo ha annunciato il tanto atteso piano di
ricapitalizzazione bancario.
Cina
Contrariamente alle aspettative di rallentamento, nel 3Q il PIL è cresciuto del 6,8% su base annua, il terzo trimestre consecutivo superiore al target governativo
del 6,5%. Questo è in linea con le aspettative che il mix di politica economica cinese sarebbe rimasto di supporto almeno fino al Congresso del Partito
Comunista di metà ottobre. In anticipazione del Congresso l’economia cinese è stata sostenuta da un mix di politica economica relativamente espansivo, volto
a sostenere la crescita, anche a costo di surriscaldare certi settori, per favorire il risanamento di altri settori più a rischio di instabilità finanziaria. Il Congresso si
è concluso con la conferma alla guida del PCC del Presidente Xi Jinping, che intende privilegiare il riequilibrio strutturale dell’economia, che, per quanto
indispensabile a lungo termine, tende ad essere accompagnato da livelli di crescita più bassa e maggiore instabilità finanziaria. Le autorità cinesi hanno
recentemente intensificato l’attività sui mercati, come il bando del bitcoin o l’intervento sui coefficienti di riserva delle banche che ha provocato forti vendite
sullo yuan, approfittando dall’attenuazione dei deflussi di capitale verso l’estero. L’aspettativa di una variazione del mix di politica economica inietterà
maggiore volatilità sul mercato valutario, mantenendo elevati i rischi al ribasso per lo yuan.
Indonesia
La crescita dell’economia dell’Indonesia è rimasta relativamente stabile negli ultimi anni, oscillando intorno al 5% annuo. La fase attuale è caratterizzata da una
certa debolezza della domanda privata per consumi e investimenti, compensata dalla spesa pubblica e dalla bilancia commerciale (soprattutto grazie al
recupero dei prezzi delle principali materie prime di esportazione come carbone, metalli industriali e olio di palma). Questo trend difficilmente dovrebbe
persistere a medio termine. Con l’inflazione nella parte bassa del range target tra il 3% ed il 5%, la crescita economica stabile, il deficit della bilancia delle
partite correnti sotto controllo e la Fed relativamente cauta, la Banca Centrale dell’Indonesia ha ritenuto di approfittare della finestra temporale prima della
normalizzazione del bilancio di Fed e BCE per tagliare i tassi d’interesse di 50 bp. La recente divergenza di politica monetaria tra Fed e Banca Centrale
indonesiana sta ora pesando sulla divisa. Manteniamo la view positiva sulla IDR in considerazione della stabilità macroeconomica e del potenziale di riforme
strutturali, ma un cambio di view sarebbe necessario nel caso di nuovi tagli dei tassi, che sarebbero da ritenersi imprudenti considerando che il tasso reale è
appena positivo. |
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