Mercati valutari: Canada, Australia e Nuova Zelanda

 Canada

L’economia del Canada rimane solida ma è attesa rallentare a +2% nel 2018 rispetto a +3,1% del 2017. Anche se dopo il ritmo annuo del 2,9% del 2Q la crescita attesa rallentare nel secondo semestre, il mercato del lavoro è in buona salute mentre gli indici di fiducia non hanno risentito dall’incertezza sui rapporti commerciali con gli USA. La Bank of Canada ha aumentato i tassi questo mese e la sua retorica è tornata più restrittiva nonostante i rischi al ribasso per l’economia, legati ai dazi USA sulle esportazioni di acciaio e alluminio ed alle prospettive meno favorevoli per il mercato immobiliare, conseguenza delle politiche più restrittive di erogazione del credito. Il flusso positivo di dati macroeconomici ed il repricing al rialzo del percorso futuro dei tassi della BOC hanno sostenuto il CAD negli ultimi mesi, a dispetto della generale forza del US$ e delle tensioni commerciali con gli USA e ora che l’accordo con gli Stati Uniti che include il Messico (che si chiamerà accordo USA-Messico-Canada o USMCA e non più NAFTA) è stato raggiunto, è possibile vedere un rapido ribasso del cambio USDCAD. Manteniamo quindi la view positiva sulla valuta canadese, soprattutto rispetto all’Euro, poiché la situazione macroeconomica è analoga a quella degli USA, con i differenziali di crescita e politica monetaria chiaramente favorevoli, cui si aggiunge l’esposizione al prezzo del petrolio, atteso relativamente stabile ma a livelli elevati.

Australia

La crescita dell’economia dell’Australia è in miglioramento e si avvia a chiudere il 2018 a +3% rispetto a +2,3% del 2017, grazie principalmente alla bilancia commerciale, che continua a registrare un surplus per la combinazione di aumento dell’export e diminuzione dell’import. Nonostante nel primo semestre la crescita del PIL abbia superato il potenziale, l’Australia è in ritardo rispetto al ciclo economico della maggior parte degli altri Paesi Sviluppati, con la disoccupazione ancora elevata e l’inflazione intorno al 2%. Per questo La Banca Centrale australiana mantiene i tassi invariati all’1,5%, anche se il suo outlook macroeconomico è in miglioramento, ed i mercati non scontano un rialzo dei tassi prima del 3Q 2019. Dopo giorni di crisi politica, il Governo ha eletto Scott Morrison come nuovo Primo Ministro, che affronterà elezioni generali entro maggio 2019 (se non prima) in una fase in cui il partito di Governo non gode di ampio supporto dagli elettori. Ora che il suo carry non ha appeal, l’AUD sta venendo fortemente penalizzato nell’attuale contesto di generale forza del US$, e per l’esposizione all’economia cinese. Nonostante lo scenario macroeconomico sia più favorevole, vi sia il rischio di sorprese hawkish di politica monetaria ed il posizionamento degli investitori sia già pesantemente ribassista, non ci sono catalizzatori di recupero per l’AUD fino a quando il US$ non inizierà a perdere vigore, o la tensione commerciale USA-Cina non si ridurrà, o i dati macro cinesi non miglioreranno. Pur preferendolo all’NZD, manteniamo la view negativa sull’AUD.

Nuova Zelanda

La crescita dell’economia della Nuova Zelanda sta scivolando sotto il 3% annuo, seguendo la frenata dell’immigrazione netta, la discesa degli indicatori di fiducia delle imprese dopo il cambio di Governo ed il probabile picco del settore delle costruzioni, a causa dei limiti di capacità e delle condizioni di credito più restrittive. Il deficit delle partite correnti è in peggioramento dalla metà del 2017 e, con i prezzi dei prodotti lattiero-caseari deboli a livello globale, sia le esportazioni che la ragione di scambio sono meno favorevoli per la Nuova Zelanda. In assenza di un nuovo piano di stimolo fiscale, i rischi per la crescita economica sono al rialzo. L’inflazione persistentemente inferiore al target del 2% e il rallentamento della crescita hanno spinto la RBNZ a ridurre le sue stime di crescita ed a posticipare l’avvio del ciclo dei tassi al terzo trimestre del 2020, con i rischi di nuovi tagli dei tassi d’interesse nel caso in cui l’attività economica risultasse più debole del previsto. Con il repricing della politica monetaria in senso estremamente dovish, la divergenza di politica monetaria a sfavore della Nuova Zelanda sta aumentando, non solo rispetto agli altri Paesi Sviluppati ma anche rispetto all’Australia, che si trova in una posizione ciclica più simile. Come l’AUD, anche il NZD è vulnerabile ai rischi per la crescita dell’economia cinese ed alle tensioni commerciali. Manteniamo la view negativa.

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