Brasile
Il Brasile è uscito dalla recessione nel primo semestre del 2017, guidato dalla spesa per consumi, dal commercio estero e dall’agricoltura mentre gli investimenti fissi continuano a contrarsi. La disinflazione dell’economia, la discesa dei tassi d’interesse e la ripresa del mercato del lavoro dovrebbero continuare a sostenere la spesa per consumi, mentre la debolezza degli investimenti fissi è collegata all’incertezza politica destinata a persistere almeno fino alle elezioni presidenziali della fine del 2018. A gennaio la conferma in appello della condanna dell’ex Presidente Lula riduce significativamente la sua probabilità di partecipare alle elezioni, il cui esito rimane ancora incerto. Il ciclo di ribasso dei tassi dovrebbe essere terminato dopo il taglio di 25 bp al 6,75% in febbraio. I rischi politici in Brasile rimangono elevati, ma il Presidente Temer dovrebbe rimanere al potere fino alle elezioni di ottobre. Questa relativa stabilità dovrebbe essere sufficiente a mantenere l’interesse degli investitori nonostante il recente taglio del debito sovrano da parte di Fitch (dopo che il Governo non è riuscito ad introdurre la riforma sulle pensioni). Il carry elevato ed il premio per il rischio politico già prezzato rimangono di supporto al BRL, sul quale manteniamo la view positiva.
Messico
In linea con il trend degli ultimi 4 anni, anche nel 2018 la crescita del Messico non dovrebbe accelerare significativamente oltre il 2%: vari fattori ciclici (politiche monetaria e fiscale restrittive) e strutturali (calo della produzione petrolifera, sicurezza interna) compensano l’effetto positivo delle buone condizioni del mercato del lavoro, della domanda estera e delle riforme strutturali degli ultimi anni. Il 2018 è anche un anno di elevata incertezza politica domestica ed estera. La Banca Centrale del Messico sta aumentando i tassi dalla fine del 2015 e nonostante alla guida ci sia un nuovo Governatore, non sembra intenzionata ad adottare una linea di policy in contrasto con la Fed. Il peso messicano è stato il massimo beneficiario del venir meno della Trumpflation tra la fine di gennaio e settembre, supportato anche dal carry crescente, che ora è tra i più alti nei Paesi Emergenti ed è il principale fattore positivo per il MXN. L’incertezza politica domestica con l’avvicinarsi delle elezioni di luglio (i sondaggi danno in vantaggio il candidato di sinistra populista Lopez Obrador, considerato non market- friendly), i negoziati di revisione del NAFTA, che sembrano andare a sfavore del Messico a causa dell’aggressività degli USA ed il ciclo di rialzo dei tassi della Fed mantengono al ribasso i rischi per il MXN; confermiamo pertanto la view negativa.
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