Brasile
Il PIL dovrebbe crescere solo dell’1,3% nel 2018, ma le attese sono per un’economia in crescita del 2,5% nel 2019, sostenuta da politiche economiche più favorevoli al mercato e dalle migliori condizioni del credito a supporto dell’attività economica e dei consumi. Tuttavia, un rallentamento della crescita globale, una politica fiscale a livello locale più restrittiva e una maggiore instabilità nei mercati finanziari esteri potrebbero ritardare la ripresa economica. Il Real brasiliano è stato tra le valute più deboli dei mercati emergenti nel 2018, riflettendo sia fattori esterni (lo stress finanziario generale sui Paesi Emergenti e la crisi in Argentina) che interni (la progressiva riduzione del carry e soprattutto un enorme premio per il rischio legato alla politica interna) ma il risultato delle elezioni che ha portato alla vittoria il candidato di destra Jair Bolsonaro, considerato market-friendly, ha ridotto drasticamnete il notevole premio per il rischio politico e ha permesso alla valuta di recuperare. La promessa di politiche economiche liberali e di “law and order” in tema di ordine pubblico e sicurezza e la riforma previdenziale (di estrema importanza per risanare, in parte, il deficit pubblico del Paese) appena presentata al Congresso dovrebbero essere positivi per i mercati finanziari. Il miglioramento della bilancia delle partite correnti, le scarse pressioni inflazionistiche e la fine dell’incertezza elettorale dovrebbero indurre la Banca Centrale a mantenere i tassi invariati nei prossimi mesi, almeno fino a quando l’attività economica non mostrerà segnali di miglioramento più deciso. Come conseguenza della realizzazione dell’atteso catalizzatore favorevole, portiamo a positiva la view sul BRL.
Messico
La crescita dell’economia messicana è rimasta relativamente stabile negli ultimi due anni, oscillando intorno al 2% annuo e anche nel 2019 il Pil è atteso crescere poco intorno al 2%, sostenuto da un aumento degli investimenti, rimasti modesti negli ultimi tre anni, ma ripresi ora che l’incertezza per quanto riguarda i rapporti commerciali con gli Stati Uniti e la politica interna è diminuita. Su quest’ultima, tuttavia, se dopo la vittoria elettorale la retorica del Presidente Lopez Obrador era diventata più conciliante, la cancellazione della costruzione del nuovo aeroporto di Città del Messico, già finanziato, con una procedura legislativa opinabile e la minaccia di eliminare una serie di spese bancarie che rappresentano una significativa fonte di reddito per le banche messicane hanno ridimensionato le aspettative post-elettorali di politiche economiche ortodosse ed un significativo premio per il rischio politico è tornato sugli asset messicani, incluso MXN. La Banca Centrale messicana ha risposto alla recente tensione riprendendo i rialzi dei tassi (di 0.25 pb a dicembre all’attuale 8.25%) in ottica di preservazione della stabilità finanziaria, ma gli annunci di politica economica potrebbero intensificarsi nei mesi successivi e finché non sarà fatta chiarezza sull’orientamento di policy del nuovo Governo, in particolare sul settore energetico. Il carry elevato è un punto nettamente a favore del MXN, ma, alla luce dei rinnovati rischi politici, nonostante la retorica del Governo sia tornata di recente più accondiscendente (il budget fiscale più conservativo ha sorpreso positivamente i mercati) la view positiva sulla valuta non è più appropriata, almeno a breve termine.