Mercati valutari: Brasile e Messico

 Brasile

In Brasile le attese sono per una economia in crescita anche per il 2018 (poco sotto il 2%) guidata dalla spesa per consumi, dal commercio estero e dall’agricoltura mentre l’incertezza politica domestica pesa sugli investimenti e la recessione in Argentina avrà un impatto negativo sull’export. Con la bilancia delle partite correnti quasi in pareggio, la principale vulnerabilità dell’economia brasiliana è la posizione fiscale (sia deficit che debito), per cui il nuovo Governo dovrà predisporre politiche di risanamento potenzialmente impopolari e per questo bisognose del elevato supporto elettorale. La Banca centrale brasiliana (BCB) sta mantenendo i tassi invariati, fintanto che le aspettative di inflazione rimangono contenute (anche se i rischi derivanti dalla svalutazione del BRL e dai prezzi più cari dell’elettricità sono in aumento) e di recente non ha segnalato esplicitamente un orientamento di policy, riservandosi maggiore flessibilità dato l’alto livello di incertezza interna. Il Real brasiliano è stato tra le valuta più debole dei mercati emergenti, riflettendo sia fattori esterni (lo stress finanziario generale sui Paesi Emergenti e crisi in Argentina) che interni, come la progressiva riduzione del carry e soprattutto un enorme premio per il rischio politico in vista delle elezioni di ottobre. Anche se un intervento al rialzo dei tassi da parte della BCB sarebbe sicuramente positivo per la valuta, il recupero del BRL è strettamente legato all’andamento delle elezioni (l’ampio consenso ottenuto da Bolsonaro, considerato market-friendly, al primo turno, ha sostenuto il recente recupero del Real). In attesa di maggiore chiarezza di politica interna e di politica monetaria, manteniamo la view neutrale sul BRL.

Messico

Nonostante la volatilità del flusso di dati macroeconomici, anche nel 2018 l’economia messicana è attesa crescere intorno al 2%, in linea con il trend degli ultimi 4 anni, sostenuta dalla domanda estera e dai consumi interni, che beneficiano delle buone condizioni del mercato del lavoro. Mentre la produzione petrolifera continua a diminuire, le prospettive sono più favorevoli per il settore delle costruzioni ora che l’incertezza legata al nuovo Governo sta venendo meno. In questo contesto di ritrovata calma, Banxico sta mantenendo i tassi fermi al 7,75%, ma le pressioni inflazionistiche, rinforzate dalla proposta del Governo di aumentare i salari minimi l’anno prossimo, potrebbero spingere la Banca Centrale a rivedere ancora al rialzo i tassi. Dopo la vittoria elettorale, la retorica del Presidente Lopez Obrador è diventata più conciliante, contribuendo a diminuire drasticamente il premio per il rischio politico sugli asset messicani, nonostante l’indirizzo futuro di politica economica rimanga incerto, in particolare per quanto riguarda il settore energetico. L’incertezza politica interna tornerà probabilmente a salire intorno all’insediamento del nuovo Presidente in dicembre. La Banca Centrale proattiva e prudente ha ancorato i tassi reali al 3% da aprile ed ha reso il carry tra i più elevati tra le valute Emergenti. Inoltre la retorica del nuovo Presidente e l’accordo di massima di revisione del NAFTA con gli USA hanno ridotto significativamente il rischio politico, almeno a breve termine. Per queste ragioni, portiamo la view su MXN da neutrale a positiva.

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