Materia oscura

22903333 cavacon-2013-david-lloyd-npe-dylan-dog-4Al Festival Internazionale del Cinema a Berlino, la presenza di film italiani è stata ridotta al lumicino.

Tuttavia ha trovato un’accoglienza sorprendente “Materia Oscura” di Massimo D’Anolfi e Marina Parenti che vivono e operano a Milano.

A questo film d’altronde hanno dedicato lusinghiere critiche giornali (Il Corriere della Sera, La Repubblica, tra gli altri), televisioni sia in Italia sia all’estero.

I nostri autori hanno individuato nel Poligono Militare di Perdasdefogu che si trova a Sud-Est della Sardegna ed è uno dei più importanti in Europa (dove, tra l’altro, si sperimentano lanci di missili), un soggetto su cui puntare gli occhi, e da cui hanno tratto l’ispirazione per un inquietante titolo per il loro film: “Materia Oscura” In un contesto naturale davvero straordinario, in uno spazio racchiuso tra i rilievi montuosi della zona e il mare luminoso del Salto di Quirra, da decenni ci si interroga intorno agli effetti sulla popolazione, sugli animali e, sull’ambiente di una attività -per ovvi motivi militari- top secret.

Studi epidemiologici, statistiche attendibili, ricerche approfondite pare abbiano rilevato una pericolosa coincidenza tra le attività del Poligono e alcuni effetti assai nocivi sull’ambiente. Al punto che della questione si sta occupando la Procura di Lanusei, competente su quel territorio, tramite un Procuratore della Repubblica coraggioso, che si trova di fronte ostacoli numerosi e facilmente intuibili al fine dell’accertamento della verità , trattandosi di segreti militari.

Grazie all’intelligenza e la tenacia dei registi, che ci hanno speso oltre un anno di lavoro, siamo di fronte ad un’opera la cui qualità’ non è sfuggita agli organizzatori del Festival. Il film non si attarda a svolgere un’inchiesta con i materiali e con le testimonianze, peraltro ormai abbondanti, sull’argomento. Viene montato piuttosto un susseguirsi d’immagini e di inquadrature intenso e avvincente, con l’obbiettivo puntato sugli effetti e le atmosfere che permeano ogni cosa in quel territorio.

Come testimoni attoniti vediamo scorrere davanti ai nostri occhi un territorio fortemente inquinato dalle frequenti detonazioni dei missili lanciati sperimentalmente; una natura avvilita qua e là da degrado incomprensibile agli abitanti del luogo; casi tumorali troppo concentrati nell’area rispetto alle medie regionali; animali che si ammalano e muoiono misteriosamente; un territorio spesso ingombro di equipaggiamenti militari abbandonati .

Lo spettatore viene così preso da una “pietas” dolorosa che consente una presa di coscienza del fenomeno, senza che sia mai esplicitata la denuncia della quale non si può a tutt’oggi, accertare la causa in via giudiziaria e scientifica Il film scorre quasi interamente senza dialoghi, tranne una voce fuori campo che riporta alcune dichiarazioni pubbliche del magistrato inquirente.

C’è per contro una consonanza di immagini e colonna sonora, che accompagna ora il frastuono delle esercitazioni militari sui missili, ora la visione delle aspre campagne del caratteristico paesaggio sardo in un elegiaco contrappunto con gli azzurri del cielo e del mare, ora il racconto delle testimonianze raccolte sul luogo che rende inutile la parola.

E, infine, il lento morire di un vitellino e il sofferto volto del suo padrone che si interroga su questo evento senza che la sua esperienza di vita con le bestie da sempre allevate nella sua azienda, riesca a trovare risposta plausibile, chiude con struggente plasticità il film ,

C’è una vena poetica che riesce a dire l’indicibile e che rende straordinaria e peculiare la visione di questa opera interessante e inquietante, rispetto al degrado ambientale da cui siamo assediati e che sempre più spesso rischia di rimanere nascosto o non indagato e denunciato, in nome di interessi poderosi più o meno legittimi. Persino le popolazioni che ne subiscono i danni, sono spesso reticenti alla denuncia: verrebbero infatti intaccati gli effetti economici che spesso ne derivano indirettamente. E , soprattutto, posti di lavoro, altrimenti introvabili. Taranto insegna.

 “ Materia Oscura” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti . Anno 2013. Prodotto da Montmorency Film, Milano

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