Dieci anni fa il default argentino

argentina 2001Questa è la sintesi di una breve ma emblematica ricerca di quella che fu la crisi economica Argentina scoppiata improvvisamente, fino ad un certo punto, tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002. Esattamente dieci anni fa. Vi riporteremo un’inquietante testimonianza di un ragazzo di Buenos Aires circa la situazione del paese dopo quattro anni dall’evolversi della crisi.Prima però occorre riepilogare velocemente quali furono le cause di quel disastro economico che travolse un paese considerato a metà degli anni 90 come i potenziali Stati Uniti dell’America Latina. Troverete in molti dati congiunturali e tipicità sociali che seguiranno, angoscianti analogie con la crisi che stà investendo l’Italia nel contesto internazionale e soprattutto europeo di questi ultimi anni. Ma anche la consapevolezza che con uno sforzo comune, lasciando perdere chi paga di più o di meno, se ne può uscire anche meglio di prima, in virtù dell’esperienza subita sulla pelle del popolo argentino, considerando questo  un esempio negativo a scopo didattico, affinchè tutto ciò non capiti ad altri. Nel 1991 il ministro dell’economia Domingo Cavallo applica in costituzione la parità tra la valuta nazionale, il peso, e il dollaro americano. Si rivelerà più tardi una cattiva mossa, in quanto porterà ad un aumento di prezzo dei prodotti destinati all’export, rispetto alle valute dei partner commerciali come ad esempio il real brasiliano. La parità valutaria è stata ritenuta necessaria per frenare l’inflazione crescente, di conseguenza rendere stabile i prezzi d’ acquisto dei prodotti d’importazione, e allo stesso tempo attrarre capitali stranieri.

A metà degli anni 90,inoltre, il ministro Cavallo attua un massiccio piano di privatizzazioni e dismissioni di asset statali. Di per sé la vendita dei “gioielli di famiglia” risulterà un’ottima iniziativa per riempire le casse dello stato, con la conseguente stabilizzazione del debito e dar vita così ad una riforma fiscale pensata per favorire l’industrializzazione del paese. L’effetto positivo dura poco. La corruzione è un male atavico, essa è presente in modo capillare a tutti i livelli dello stato e con tanto denaro a disposizione, l’occasione risulterà troppo ghiotta. La politica del malaffare , in combutta con le multinazionali straniere, dirotterà la proprietà delle maggiori attività economiche, in fase di privatizzazione, nei portafogli di gruppi internazionali che non tarderanno a trasferire risorse finanziarie nei paradisi fiscali.

Siamo ormai alla fine degli anni 90 e l’Argentina si trova con un debito estero che non solo è tornato a crescere, ma che ormai è fuori controllo. Il paese infatti si imbatte,in un momento delicato, a dover affrontare una crisi internazionale causata dal crollo delle borse europee ed americana, con un dollaro che cresce ed un peso che si rivaluta come conseguenza diretta. Mentre il Brasile(maggior partner commerciale dell’Argentina) all’opposto svaluta il real, così le esportazioni verso il paese carioca si bloccano e la bilancia commerciale ben presto sprofonda negli abissi. A questo punto i vertici economici del paese,commettendo un doppio errore, decidono di trasformare il debito estero; con l’emissione di nuove obbligazioni, in debito pubblico senza toccare la parità valutaria col dollaro. Sarà il colpo di grazia. Le ganasce del Fondo Monetario Internazionale si stringono sempre più e per concedere prestiti, che ormai servono solo a pagare interessi sul debito, chiedono sempre maggiori  tagli alla spesa.

Il paese è in ginocchio: il debito estero ha raggiunto i 145 mld di dollari, il disavanzo a 110mld di dollari ed il debito privato è decuplicato in meno di dieci anni portandosi da 3,5 mld a 35 mld di dollari. Senza dimenticare la trafugazione di 125mld di dollari di ricchezza interna, depositati nei paradisi fiscali. Molti sono gli argentini che,a fatti avvenuti, daranno la colpa all’FMI,come ad esempio Norma Garraca( sociologa presso l’istituto di ricerca dell’università di Buenos Aires ). In realtà la situazione risulterà un complesso succedersi di eventi che ha nella sua genesi la distorsione socio-politica della corruzione. Un cancro che nel tempo propaga le sue metastasi fino ad uccidere l’intero organismo. Un male di cui noi italiani, per usare un’eufemismo,non ne siamo esenti (tanto per capirci……). Certo, è vero, anche il Fondo monetario avrà avuto le proprie responsabilità. Quando afferra un’economia, è in grado di fargli male mandandola spedita in depressione (i greci oggi ne sanno qualcosa).

Il 18 dicembre 2001 il presidente Fernando De La Rua ufficialzza il default del paese, dichiarando che le casse del Banco Central sono vuote. Si scatena il panico. Lunghe file di persone sono inutilmente davanti agli sportelli bancari della propria filiale.Vengono assaltati i supermarket. Tra il 19 ed il 20 dicembre l’Argentina conta 40 morti e numerosi feriti ,a causa di scontri della gente comune, ridotta sul lastrico,con la polizia che difende banche e parlamento. Il governo,che in una settimana cambia tre presidenti, applica una procedura d’emergenza, battezzata CORALITO, una cristallizzazione dgli attivi bancari, dove nulla entra, naturalmente, ma nulla esce fino a nuovo ordine. Tre anni più tardi l’economia dello stato sudamericano è ridotta ancora ad un campo di battaglia: il 52% della popolazione é in povertà, la disoccupazione raggiunge il 25% ed anche l’inflazione gira su quest’ultima percentuale.In precedenza il nuovo presidente, Eduardo Duhalde, si era visto costretto a ridurre i salari e le pensioni, al di sopra dei 500 pesos, del 13% dopo avere portato il rapporto dollaro/peso a 1,40.

Nel 2005 un giovane argentino sul web descriveva la situazione nella sua città ed in generale nel paese. Più che una cronaca sembra la descrizione di un film sul modello” The day after”.

“Mio fratello si è ammalato di una forma virale. Nella stagione fredda se né sviluppano sempre di nuove, la gente è mal nutrita e male equipaggiata per sopportare l’inverno, senza contare che le poche medicine, se si trovano, costano parecchio. Ma il problema principale è la sicurezza personale: non importa essere Rambo o Steven Seagal quando un padre di famiglia, mentre aggiusta lo scarico del lavandino, si trova alle spalle un paio di individui che ti puntano un’arma, già perchè le armi in questo paese spuntano come funghi. Vengono considerate come un bene di prima necessità, non dimenticando il fatto che chi ti rapina non indossa una tuta di colore arancione, ma può essere chiunque. L’energia elettrica non sempre c’è, quindi certi giorni, quando cala il sole, la città si trasforma in una tomba scura in cui le persone, rifugiandosi nella propria abitazione, sono pronte a tutto per difendere la famiglia ed in cui le strade sono di esclusiva proprietà di bande criminali. In queste notti una torcia a led vale tanto oro quanto pesa. Anche il gas è presente a giorni alterni ed è di cattiva qualità, come l’acqua, che nel mio quartiere sgorga sporca dal rubinetto con particelle scure che assomigliano ad alghe morte. Ci sono luoghi in città a cui và anche peggio. Mancano i soldi per tenere in funzione i depuratori degli acquedotti.

Nelle campagne si è creata un’economia di sussistenza. Bastano pochi ettari di terra per poter allevare un paio di mucche per il latte,le galline per le uova, conigli ed un maiale per la carne. Da un punto di vista alimentare le comunità rurali sono maggiormente avvantaggiate. Tranne per le zone del paese più desertiche dove si arriva a nutrirsi anche di cani randagi o gatti. Così non si può dire per quanto riguarda la sicurezza, dove le probabilità di non essere assaltati per rapina è uguale a quella di essere colpiti da un tornado, per questo molte famiglie hanno creato dei gruppi abitativi indipendenti ed auto protetti con veri e propri arsenali. Non vedi più il denaro come denaro ma lo trasformi mentalmente in cose di immediata necessità.

Un giorno avevo una dolorosa un’infiammazione ad un dente, andai dal medico che mi prescrisse una scatola di antibiotici ed una confezione di Ibuprofene come antidolorifico. Preferii acquistare due scatole di antibiotici,che possono servire anche ad altri scopi, rinunciando all’Ibuprofene,sopportare il dolore in tempi come questi forgia lo spirito. Per qualsiasi cosa uno abbia bisogno in città esistono quartieri trasformati in veri e propri mercati neri. Puoi trovare di tutto dalle armi ai farmaci. Paradossalmente essi sono posti più sicuri che altrove,sono gestiti da organizzazioni criminali che non desiderano rogne con la polizia, motivo per cui se qualcuno commette rapine,aggressioni o stupri sperimenta di suo quanto il corpo umano possa effettivamente sopportare oppure si guadagna un biglietto per incontrare il padreterno.”

Sarà scontato come concetto ma cerchiamo di evitare di vivere esperienze che solo assomiglino a questo!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.