L’imbuto di Draghi

img1_LIMBUTO_1384982366 Tra gli effetti collaterali del QE di Mario Draghi, vi è quello di aver prosciugato i rendimenti dei bond statali ed aziendali. Oggi un Bot annuale rende lo 00,013, non è un errore è la realtà, un’ intera generazione di risparmiatori abituata a rendimenti tranquilli, si trova nella condizione di cercare alternative. Visto che ben 30 paesi hanno usato la leva dei tassi a zero per rilanciare l’economia, il problema riguarda tutto il mondo, compresi i gestori professionali, nonché i fondi previdenziali, le banche e le assicurazioni, tutti circondati da obbligazioni che rendono zero, o come in Svizzera sotto zero e azioni ai massimi. Brindano per ora le società di gestione del risparmio, sommerse dal denaro in cerca di rendimento. Il disegno dei banchieri centrali è chiaro: spingere il risparmio verso l’economia reale, cioè verso l’azionario, i corporate bond più rischiosi, fino agli HY. In Italia le famiglie detengono tutt’ora una ricchezza finanziaria di 3.848  MLD di euro, in minima parte investiti in azioni. Questo è l’imbuto, non avendo rendimenti dai tradizionali bond, vengono spinte verso l’azionario, che è caro ma sale sotto la spinta della liquidità e più l’imbuto diventa stretto, più la corrente sale e con essa i rischi. Tutti rassicurano che non esiste una bolla finanziaria, è vero fino a che arriva denaro, le bolle si vedono quando scoppiano, prima si possono intuire, ma nessuno vuole scendere da un treno in corsa. Se gli italiani entrassero in massa in borsa, l’indice volerebbe da circa 24000 punti a 26000 e oltre. Il parco buoi, una volta bastonato, poteva rifugiarsi nel reddito fisso, leccarsi le ferite e ricostruire con pazienza parte del patrimonio, oggi è come chiuso in un teatro, tutto va bene fino a che gli spettatori stanno al loro posto, ma se decidessero di uscire tutti insieme, sarebbe una strage. Per le azioni si perde ciò che il mercato deciderà, ma si esce, mentre per le obbligazioni a basso rating, gli HY, i subordinati, i perpetua,l ecc., avremmo come nel 2008, un mercato  illiquido,  in cui non solo si perde, ma da cui non si sa come uscire, anche perché tutti si affolleranno all’ingresso, compresi i gestori dei fondi comuni a cui oggi viene affidato il risparmio, nella convinzione che faranno meglio del singolo. In quel momento verrà da rimpiangere anche quel misero 00,013. Certo uno può essere più furbo e scendere dal treno prima dello sboom, ma se tutti diventassero furbi nello stesso momento? Inoltre il momento è difficile da prevedere, vista l’azione delle banche centrali che possono sostenere la bolla anche per molto tempo. Consigli non ve ne sono, suggerimenti sì. A differenza del motto di Steve Jobs, essere prudenti, non essere avidi, anzi essere un po’ pavidi e ricordarsi una regola aurea, ciò che conta di più non è il ritorno sul capitale, ma il ritorno del capitale.

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