Le azioni europee hanno subito forti deflussi negli ultimi 12 mesi; di conseguenza i titoli della regione vengono scambiati a minimi pluriennali in termini di valutazioni relative. La crescita stagnante degli utili e l’incertezza politica ne sono le cause. Tuttavia, con gli utili in ripresa, appare probabile che superate le imminenti consultazioni elettorali, gli investitori possano essere attratti dalla regione.
Sentiment
Lo scorso anno, le azioni europee hanno subito deflussi per USD 100 miliardi. I disinvestimenti più cospicui sono avvenuti nei tre mesi successivi al referendum sulla Brexit: questo periodo ha registrato un ritmo di deflusso più rapido che in qualsiasi altra fase della crisi dell’Euro. L’Europa continua a registrare defezioni anche nel 2017, contrariamente ad altri mercati che invece godono di grandi afflussi.
Quadro politico
Il motivo per cui l’Europa è impopolare tra gli investitori va ricercato, naturalmente, nel rischio politico. All’inizio del 2016, lo scenario politico è stato additato come il rischio principale per la regione e abbiamo assistito ad una serie di eventi potenzialmente destabilizzanti nel corso dell’anno, tra cui la Brexit, il referendum costituzionale in Italia, la crisi dei rifugiati, ecc. Come si evince dal grafico sottostante, si è instaurato uno stretto rapporto tra l’incertezza politica e la performance relativa dei mercati azionari europei.
Performance del mercato azionario europeo (Stoxx600 vs S&P500) e incertezza riguardo alla politica economica (EPU)
L’incertezza non è ancora finita, poiché nei prossimi mesi ci attende un fitto calendario di appuntamenti politici: oltre alle trattative sulla Brexit, i cittadini saranno chiamati alle urne in Francia, Germania e forse persino in Italia. Tutti questi eventi hanno il potenziale per destabilizzare le economie e i mercati europei, ma dobbiamo chiederci se il mercato non stia scontando in maniera eccessiva il rischio politico.
Valutazioni
Proprio a causa del rischio politico le azioni europee hanno sottoperformato lo scorso anno e continuano a muoversi su questo trend anche nel 2017. Di conseguenza, le valutazioni appaiono interessanti rispetto al resto del mondo. Lo sconto tra l’Europa e gli Stati Uniti in termini di rapporto prezzo/utili prospettico si è recentemente ampliato a quota 21%, inferiore di una deviazione standard alla media su 15 anni. Su base P/E corretta per il ciclo, raramente l’Europa è stata così conveniente rispetto ai mercati globali.
Gli utili societari
In aggiunta alle dinamiche politiche, un altro fattore è responsabile della scarsa performance delle azioni europee: la mancata crescita degli utili. Per quasi sette anni le società europee non sono riuscite ad accrescere gli utili, mentre negli Stati Uniti e in Giappone il dato è tornato a crescere toccando i massimi del precedente ciclo. Ciò potrebbe essere in parte dovuto alla configurazione settoriale del mercato europeo. Rispetto agli Stati Uniti, ad esempio, l’Europa presenta una maggiore esposizione a segmenti come le materie prime e le banche, una predilezione che da fattore negativo potrebbe trasformarsi in vantaggio nell’ambito di una congiuntura reflazionistica. Oggi stiamo finalmente assistendo a quella che possiamo definire come una solida ripresa degli utili, il cui tasso di revisione non era mai stato così positivo da 5 anni a questa parte. La portata delle revisioni, anche questa ai massimi quinquennali, dimostra che la ripresa degli utili è relativamente generalizzata a livello settoriale.
Il contesto macroeconomico
Questo andamento rispecchia il fatto che lo scenario macroeconomico in Europa è alquanto favorevole. La disoccupazione scende (anche se da livelli molto elevati), la crescita del PIL ha superato quella degli Stati Uniti lo scorso anno, credito e inflazione sono in fase ascendente. Si registra un incremento sincronizzato degli indici PMI sia nei paesi principali che in quelli periferici, con lo spread tra PMI core e non-core ai minimi dall’inizio della crisi finanziaria.
Due anni fa, le azioni dell’Eurozona venivano scambiate con appena il 5% di sconto rispetto alle controparti USA, eppure gli indici PMI manifatturieri erano a quota 52 vs. 56 e l’IFO tedesco si attestava su 109 rispetto al livello corrente di 111. Anche l’Euro si è indebolito in misura considerevole rispetto al 2015 e il momentum degli utili europei segue una traiettoria positiva. Effettivamente il contesto macroeconomico appare molto migliorato, ma gli scambi mantengono uno sconto di gran lunga più ampio. Se gli eventi politici dovessero imboccare una direzione favorevole al mercato, le azioni europee dovrebbero recuperare gran parte di tale sconto. Nell’Eurozona permangono certamente dei rischi. Il miglioramento registrato è per la maggior parte di tipo ciclico e trainato dal beta europeo rispetto alla crescita globale. Continuano a sussistere problemi come i livelli elevati di indebitamento e le rigidità strutturali. Ma con gli Stati Uniti probabilmente avviati verso una fase di surriscaldamento, potrebbe essere giunto anche per l’Europa il momento di entrare in un periodo di crescita moderata.
Fusioni e acquisizioni
In Europa la ripresa delle operazioni societarie all’indomani della crisi è stata decisamente più debole che altrove. Nel 2016 il valore delle transazioni si attestava al 5% della capitalizzazione di mercato, il livello più basso degli ultimi 30 anni. Le società hanno preferito accumulare liquidità, il cui valore netto nei bilanci ammonta attualmente a € 1.000 miliardi. Con riserve liquide così elevate e i tassi d’interesse ancora bassi, le prospettive per fusioni e acquisizioni sono ottime. Il nuovo anno si è già aperto con una nota positiva: gennaio è stato il mese migliore per le operazioni societarie negli ultimi 20 anni.
Cogliere le opportunità
In conclusione, le prospettive delle azioni europee appaiono interessanti, quanto meno in termini relativi. La ripresa dell’economia, degli utili e del mercato azionario è stata inferiore ad altre regioni, ma il potenziale di recupero è notevole, soprattutto se i risultati delle elezioni volgeranno a favore dei mercati. FF European Larger Companies Fund è il fondo Fidelity dedicato alle migliori grandi aziende europee. Proprio la capacità del Gestore, Matt Siddle, di identificare i titoli con le migliori prospettive di crescita, hanno consentito al fondo di sovraperformare l’indice e la categoria su tutti i principali orizzonti temporali. Il fondo infatti si posiziona nel primo quartile ad 1, 3, 5, 10 anni e dal lancio, grazie ad una performance del 16,7% nell’ultimo anno (+2% rispetto all’indice MSCI Europe), del 23% negli ultimi 3 anni.
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