Nei mercati emergenti, secondo gli esperti di Raiffeisen Capital Management, sono ancora validi i temi di lungo periodo relativi alle valutazioni, mentre la svolta degli utili aziendali si conferma un fattore chiave. Nel lungo termine le quotazioni dovrebbero crescere in molti Paesi emergenti, nonostante i recenti aumenti dei corsi. Le previsioni per i prossimi 6-12 mesi sono quindi molto varie, con le misure delle banche centrali, il sentiment degli investitori e i dati economici che potrebbero causare nei mercati forti oscillazioni verso l’alto o verso il basso.
1) Turchia. I dati sulle partite correnti e sull’inflazione hanno sorpreso positivamente nell’ultimo periodo. La banca centrale ha abbassato il tasso d’interesse superiore del suo corridoio dei tassi dal 10,5% al 10%. La lira, le obbligazioni e le azioni hanno avuto una reazione positiva. L’impegno della banca centrale per una politica monetaria rigorosa è stato accolto positivamente dai mercati, ma osservando con più attenzione la dichiarazione delle autorità monetarie turche si rivela in gran parte una retorica senza sostanza. Nonostante l’inflazione a due cifre e una forte crescita dei salari, la banca centrale continua a iniettare grandi quantità di liquidità nel sistema finanziario e più volte ha tagliato i tassi.
2) Grecia. Soltanto un anno dopo la quasi bancarotta, la Grecia rischia di nuovo il tracollo finanziario; e questo era del tutto prevedibile. La richiesta del Fondo monetario internazionale (Fmi) di un taglio del debito o di una proroga dei debiti insieme a una riduzione dei tassi viene ancora rifiutata dai sostenitori della linea dura dell’Eurogruppo, senza i quali però il Fondo monetario internazionale non vuole partecipare a nessun altro programma. Questa stuazione esiste praticamente già da luglio 2015 e da allora in sostanza non è cambiata. Il mercato azionario di Atene non si è mosso molto ad aprile, ma ha registrato un guadagno soltanto marginale.
3) Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria. L’economia dei Paesi CE3 continua a crescere; la dinamica dovrebbe essere, tuttavia, leggermente diminuita nel primo trimestre del 2016 rispetto al quarto trimestre del 2015. La regione continua a trarre vantaggio dai prezzi più bassi delle materie prime, da una domanda interna solida e dall’ulteriore ripresa nella zona euro. I recenti dati della Polonia sono stati piuttosto deludenti e indicano un andamento congiunturale più debole. Come previsto, la banca centrale ha lasciato invariati i tassi guida, mentre continua la tendenza deflazionistica. In Ungheria invece dopo l’inatteso taglio dei tassi di marzo, le autorità monetarie hanno abbassato il tasso guida anche in aprile. Nella Repubblica Ceca infine diversi indicatori anticipatori segnalano che l’economia si trova ancora in buona salute. Per il 2016 si prevede una crescita reale del 2,6%.
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