Con rendimenti obbligazionari sempre più contenuti l’unica strada per rendere il portafoglio più efficiente è quella di diversificare in azioni e valute. E’ il parere dei manager di Anima. Ecco la loro strategia.
1)Titoli di stato. Il Qe della Bce ha determinato due conseguenze sui mercati: ulteriore compressione degli spread e dei rendimenti e rafforzamento del dollaro a scapito della moneta unica. I tassi restano ai minimi storici e pertanto l’approccio da mantenere per rendere più efficiente il portafoglio obbligazionario continua, secondo i gestori, ad essere quello di prevedere un’esposizione diversificata alle valute. Sul fronte dei titoli governativi i gestori sono focalizzati sulla “periferia”, ma credono che per i titoli di stato italiani le opportunità più interessanti, pur con ritorni molto più contenuti, si trovino fra le scadenze a lungo termine e quando possibile, l’attenzione si debba rivolgere anche ai titoli trentennali, oltre che ai Btp legati all’inflazione (inflation linked).
2)Corporate bond. Anche le obbligazioni societarie otterranno benefici dall’immissione di liquidità e dalla ricerca di extra-rendimento. L’idea su questi due segmenti si mantiene costruttiva con una preferenza per il rischio credito rispetto al rischio tasso. In generale i portafogli corporate presentano un sottopeso di duration, in un contesto di sempre maggior diversificazione, e un sovrappeso di beta. I money manager preferiscono ancora avere emissioni con rendimenti più elevati, ma su orizzonti temporali ravvicinati o con un grado di seniority inferiore, a scapito di emissioni di migliore qualità ma con scadenza più lontana. A livello settoriale la preferenza va a utility, industriali e telefonici.
3)Valute. Il parere dei gestori sul cambio euro/dollaro resta a favore di un apprezzamento del dollaro nei confronti della moneta unica. Il movimento di deprezzamento di quest’ultima verso il biglietto verde (-11% da inizio anno) potrebbe continuare almeno fino a giugno, anche se molto dipenderà dalle prossime mosse della Fed. La banca centrale americana comincerà a rialzare i tassi nel corso dell’anno, ma a detta della sua Presidente Janet Yellen il processo potrebbe “accelerare, rallentare o subire pause”. Cruciale sarà il tasso di disoccupazione. In pratica, se quest’ultimo negli Usa proseguirà nella sua marcia al ribasso, virando verso la soglia di piena occupazione fisiologica pari al 3-4%, verosimilmente dovrebbe crearsi un circolo virtuoso in grado di far crescere anche i consumi e l’inflazione. A quel punto la Fed dovrebbe per forza di cose alzare i tassi.
4)Borse europee. Oltre all’ampia liquidità disponibile, le borse dell’Eurozona restano favorite per la combinazione di più fattori: l’indebolimento dell’euro, il minor costo delle materie prime e del petrolio e il supporto che viene dal Qe della Bce che stanno contribuendo al miglioramento dell’economia, sempre più concreto e superiore alle attese, e al contempo allo sviluppo degli utili aziendali. In termini di settori il giudizio è positivo sui consumer, dal momento che i bassi tassi d’interesse e le aspettative di crescita economica dovrebbero favorire la ripresa dei consumi, e sulle banche dell’area euro. La visione resta invece negativa sul comparto delle utility, l’energia e i titoli industriali.
5)Listini asiatici. Sulla spinta della liquidità disponibile e degli utili societari in espansione, la borsa giapponese resta con i listini europei fra quelle privilegiate nei portafogli dei fondi azionari di Anima. Nei prossimi mesi il mercato nipponico dovrebbe
essere influenzato da tre fattori positivi: l’annuncio di aumenti salariali da parte di alcuni grandi gruppi, il fatto che un numero crescente di aziende sta uniformando la cultura societaria ai criteri di redditività occidentali (ritorno per gli azionisti, aumenti di dividendi e piani di riacquisto di azioni proprie) e infine la politica espansiva della BoJ, che potrebbe diventare ancora più accomodante. Oltre al Giappone, in questa fase il posizionamento di Anima favorisce Cina, India, Messico e Turchia.
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