La politica dell’aspirina

Dopo la creazione dell’Eurozona, il basso costo del denaro ha contribuito a creare squilibri tra i Paesi cosiddetti periferici come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda ed Italia, che si sono ritrovati a beneficiare di denaro abbondante ed a basso costo, così, anziché approfittarne per rientrare del debito, hanno lasciato correre le spese. In alcuni Paesi come Irlanda e Spagna, oltre a quello pubblico è cresciuto anche quello privato, con il boom immobiliare e la conseguente esplosione della bolla. Mentre questi Paesi, oltre ad indebitarsi, perdevano competitività sui mercati internazionali, altri, come la Germania e la Francia, hanno intrapreso una decisa azione di taglio dei costi pubblici e degli sprechi, partendo tra l’altro da una situazione molto migliore. Il risultato è stato che alla vigilia della crisi del 2008 il surplus della Germania, pari all’8% del pil, era uguale al deficit dei Paesi periferici, con l’effetto che il bilancio dell’Eurozona verso l’esterno, era in equilibrio, ma non lo era all’interno. Durante questo decennio di euforia, gli investitori hanno comprato a piene mani il debito dei periferici, ma ora il fiume è diventato ruscello, anche se i rendimenti sono enormemente saliti. Perché siamo ancora in piedi? Perché il sistema bancario, salvato dagli Stati, finanziato dalla Bce, si è sostituito ai privati. Il problema è che a differenza degli USA, in Europa non esiste alcuna autorità in grado di imporre ai governi di correggere gli squilibri. Insomma, si vorrebbe che il governatore della Bce facesse ciò che neppure Obama riesce a fare. Invece Trichet, dal 2010 si è limitato a sostituire le banche negli acquisti dei titoli di Stato dei Paesi più in difficoltà. Quanto potrà continuare questa politica dell’aspirina, curare i sintomi e non la malattia? Al massimo pochi anni, in considerazione anche del fatto che i meno virtuosi, costretti dall’urgenza a brusche manovre di rientro, anziché crescere, rischiano la recessione, con conseguente instabilità politica, dovuta alla rabbia dei cittadini, che, abituati a vivere da cicale, si ritrovano in gravi ristrettezze. La svolta deve avvenire entro il 2014, poiché più passa il tempo, più è difficile la guarigione. Purtroppo nei Paesi periferici la guida politica è debole ed anche in quelli forti non si sente troppo bene. Così siamo dentro una grave crisi finanziaria, avendo esaurito anche le scorte di aspirina.

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