La Grecia è nella cac fino al collo

crisi-grecia-default-starkErrata corrige; la Grecia non si è salvata, ma è fallita. A leggere i titoli dei maggiori quotidiani italiani sembra altro, ma non è così. L’accordo raggiunto, prevede che i creditori privati (possessori di obbligazione greche) rinuncino al 53,5% del valore nominale e al 75% di quello reale. Questo mega sconto o concambio (swap) in altri titoli greci, “tu mi dai i titoli e io non ti do’ nulla, o quasi” è stato chiamato di adesione volontaria.Però, di volontario, c’è ben poco. A soffrire sono le banche tedesche e francesi, che detenevano una bella fetta del debito greco; è vero che i loro dolori sono stati alleviati dall’LTRO (programma di finanziamento da 1.000 miliardi di euro all’1% per tre anni) della BCE, ma se lo swap ellenico prevede una perdita in conto capitale, il finanziamento è appunto un prestito e va restituito. Infatti Moody’s, dopo aver declassato il debito greco lo scorso 2 marzo a “C” da “Ca”, il livello più basso, ha dichiarato che Atene è in default.

Il termine nuovo che abbiamo imparato è CAC, cioè le collettive action clauses. Sono clausole che funzionano così; se una percentuale x (in questo caso il 75%, ma c’è chi parla dei due terzi del 50% e …il mistero rimane) dei creditori accetta lo swap, i restanti creditori sono obbligati ad aderire, anche se sono riluttanti.

Interessante la parte giuridica; il governo greco impone unilateralmente delle clausole, che devono adattarsi ai proprietari esteri di obbligazioni greche.

Gli Hedge Funds (fondi speculativi internazionali) che hanno acquistato titoli greci, sono rimasti alquanto contrariati da questa nuova “impalcatura” legislativa, che costituisce un precedente per future possibili applicazioni nei paesi in difficoltà, vedi il disastrato Portogallo.

L’attivazione delle CAC, è pure un “Credit Event”, per cui scatta il rimborso ai detentori di Cds (Credit default swap, che sono delle assicurazioni finanziarie sul debito greco) per circa 3 miliardi di euro. La soglia minima prevista per poter fare scattare le clausole di azione collettiva (CAC) era fissata al 75% (e si parla di un 85% circa di adesioni volontarie). La successiva attivazione delle CAC, voluta dal governo greco, ha portato questa percentuale al 95,7%. E’ stato pertanto raggiunto l’obiettivo di ridurre del 53,5%, i 206 miliardi di euro di debito greco in mano ai privati esteri (su 350 miliardi di debito totali).

Cinque volte il default argentino.

Insieme al secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro, la ristrutturazione del debito privato era un elemento chiave per evitare il disastro alla Grecia e per contrastare la crisi dei debiti sovrani della zona euro. Venerdì è stato anche comunicato il tasso di disoccupazione greco, arrivato al 21%, il doppio dell’Europa.

Che la partita non sia finita lo intuiamo dalle parole del numero uno del Fmi, Christine Lagarde: “Oggi ho consultato il consiglio esecutivo del Fmi e, come discusso con il governo greco, ho intenzione di raccomandare un accordo per 28 miliardi di euro per sostenere l’ambizioso programma economico della Grecia nei prossimi 4 anni”. Quindi la strategia è tagliare i debiti e finanziare la crescita, che manca completamente. I ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno sbloccato 35,5 miliardi di euro in fondi di salvataggio relativi alla parziale svalutazione del debito greco. I restanti 94,5 miliardi, ha comunicato il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, arriveranno probabilmente la prossima settimana, una volta soddisfatte le “condizioni formali”.

Le due prossime scadenze sono il 20 di marzo, con l’asta di 14,5 miliardi di euro di bond greci e l’atteso appuntamento con le elezioni greche di aprile. Se guardiamo ai sondaggi, vinceranno gli attuali partiti d’opposizione.

Contrari alle misure di austerità chieste dall’Europa.

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