L’ apparente leggerezza degli economisti

Come i medici sono i dottori del corpo, gli economisti sono i dottori dell’economia.Gli economisti studiano tutti quei comportamenti dei singoli, dei gruppi, delle categorie, dei settori, del pubblico e del privato che siano economicamente rilevanti. L’insieme dei comportamenti crea il sistema economico, oggi globalizzato.Gli economisti, per inquadrare gli scambi di beni, servizi e somme di denaro, congetturano teorie e regole che siano in grado di spiegare i comportamenti economici, e tale sforzo ha un sotteso fine di inferire sugli scenari prossimi venturi per come si andranno ad evolvere.L’economista è un professionista assai qualificato ma è un professionista dipendente, quasi sempre. O è un accademico, o è un burocrate, o è un dipendente di organizzazioni bancarie ed economiche, o non è un economista professionista.Allora, riassumendo, gli economisti hanno ampio credito e larga responsabilità nello studiare e nell’indicare o avallare le politiche economiche degli stati e delle istituzioni e delle organizzazioni finanziarie multinazionali, e nel contempo assume un ruolo fragile di dipendente.

Ebbene, in questi ultimi anni, li stai a sentire questi economisti professionisti, li leggi e ci parli anche, e ti sorge naturale il dubbio della loro insostenibile leggerezza nel volar di fiore in fiore delle speculazioni SOVENTE RAGIONEVOLI, MA SEMPRE TARDIVE.

Come accade che i chirurghi sanno dire “l’operazione è riuscita perfettamente ma, purtroppo, il paziente è morto”, così gli economisti si sentono spesso dire che “il mercato è così e cosà ma, purtroppo, siamo in rischio di recessione”. Bene inteso, sei mesi prima gli stessi parlavano di ripresa, sia pure definita “lenta”.

Vi è anche la categoria degli pseudo-economisti, che pur avendo, ad esempio, radici culturali giuridico-fiscali-leguleie, comunque discettano di economia con grande saccenza e supponente autorità e per essere vaghi anche con la “ecrre” (erre) moscia..Molti, tutti gli economisti sembrano ora – in questi momenti difficili e drammatici per l’economia mondiale – degli apprendisti stregoni, o come quegli scienziati dell’atomo – descritti dalla moglie di Fermi in un suo diario – che sembrano comportarsi come i fanciulli che studiano il mare sentendo gli echi sonori delle conchiglie raccolte sulla spiaggia e portate alle orecchie. Bella immagine, no?Ma i fisici sanno essere molto più precisi nella materia fisica, degli economisti in economia. Ma così parrebbe la differente materia di studio: la scianza fisica rispetto l’economia, annoverata tra le scienze sociali.L’animale economista appare anche come un ibrido di innesti di varie qualità animali: la memoria dell’elefante, lo scatto del cobra, il canto dell’usignolo, l’ululato del lupo alla luna cresciuta, l’opportunismo della iena e così via associando. Un bel mostro di qualità eterogenee, comunque un professionista.Visto poi il sostanziale fallimento o deperimento della Politica come esercizio del potere delegato democratico in stanza di compensazione delle decisioni per venire incontro alle plurali esigenze dei popoli e delle nazioni, sono cresciuti di importanza quei presidi del potere economico, sempre più potenti, quegli antri delle sibille finanziarie, quelle che maneggiano il potere vero, quello del gran denaro. Questi antri sono largamente presidiati dagli economisti, oltre che dai loro datori di lavoro.Eppure, non ci sarebbe da domandarsi veramente se l’insostenibile leggerezza che essi economisti sembrano oggi manifestare in continuazione, sia veramente tale o se tale leggerezza sia in realtà una sorta di corazza, una braga di ghisa, scontato l’imbarazzo, rispetto alla loro fragilità di ruolo e di permanenza di agiatezza di vita e di prospettive?

Gli economisti dovrebbero avere la predisposizione naturale e professionale di poter comprendere i fenomeni economici e finanziari, e le loro ineluttabili conseguenze. E non si può ragionevolmente pensare che alcuni fenomeni, accecanti per la loro ascesa ed ineluttabile tonfo, non possano essere stati inquadrati dagli economisti appunto nel loro crescere e nella loro devastante problematica.

Un esempio per tutti sono i derivati finanziari basati sulle cartolarizzazioni del credito ed in particolare dei mutui.Vi erano economisti nelle banche che hanno progettati e venduti i derivati finanziari costruiti sui mutui, vi erano economisti nella FED che avrebbe avuto il compito di controllarli, ed anche nelle agenzie di rating che hanno fatto business con consulenze per la loro costruzione e con la vendita del software e dei dati per valutarli….etc..E’ mai possibile che un fenomeno tanto grave e tanto vasto non fosse apprezzabile dalla categoria degli economisti? Non riuscivano, tali professionisti dell’economia, a comprendere il fenomeno dei mutui costruiti apposta per pesare pochissimo nelle prime rate (ma ineluttabilmente insostenibile negli anni a venire), piazzato con la massima potenza commerciale e lucrose commissioni e senza apposito filtro di valutazione di affidabilità del debitore, perchè cartolarizzabile?Non era comprensibile che tali mutui cartolarizzati erano marciscente materia prima per la produzione di prodotti finanziari, distribuibili in tutti i portafogli del mondo, sconusciuti nel dettaglio ma appetibili perchè dotati di un rating identico a prodotti finanziari basati su sostanze assai differenti?Avere tutto questo davanti agli occhi, in continuazione, con statistiche e tabelle che raccontavano la crescita dei numeri di questi (basta sfogliare il fact-book di Standard & Poor’s), non era veramente valutabile dagli economisti professionisti il loro ineluttabile destino?Non era materia loro?Certamente era materia loro! come quando un nuovo virus attacca un corpo, il virus diventa certamente materia di analisi e studio del medico.No, sinceramente non è ragionevolmente pensabile che non si fossero accorti di nulla.E’ pensabile piuttosto che mancando un giuramento di integrità come per i medici è quello di Ippocrate (ma anche a questo proposito ci sarebbe da dire), gli economisti professionisti abbiano man mano preso la professionale scorza per poter galleggiare in ogni caso, otendo dialetticamente sempre dimostrare (a posteriori) che i dati erano insufficienti, i modelli inadeguati, le teoria astratte ed inapplicabili etc.. etc…Ovvero, è come se l’economista avesse trasformato l’armamentario culturale e dialettico di cui è padrone, non in uno strumento adeguato e continuamente adattato ad una ealistica valutazione proiettica della realtà in fieri, ma solo adatto alle contingenze come uno strumento infallibile per poter dire tutto, a posteriori.Trovatemi chi tra gli economisti professionisti seriamente ammetteva prima del 2007 una criticità nell’impianto dei mercati finanziari e come prioritaria la regolamentazione degli scambi OTC ed anche delle assicurazioni CDS e dei derivati finanziari, questi definiti da Soros – uno speculatore professionista – “armi di distruzione di massa’”?Ed infine occorre con coraggio riconoscere che il circolo degli economisti professionisti, quelli che contano e che pesano, i quali si muovono a loro agio nelle organizzazioni bancarie e finanziarie e nelle istituzioni internazionali e nelle stanze dei bottoni degli Stati, è comunque un circolo di pochi eletti che si conoscono tra loro, e che va rassomigliando a quel circolo del “libbero pensiero” che Trilussa descrisse così:

Un gatto bianco, ch’era presidenteder circolo der Libbero Pensierosentì che un gatto nero,libero pensatore come lui,je faceva la criticariguardo a la politicach’era contraria a li pensieri sui.“Giacche nun badi alli fattacci tui,-Je disse er gatto bianco inviperito-,rassegnerai le proprie dimissionee uscirai da le file der partito:che qui la poi pensà liberamentecome te pare a te, ma a condizioneche t’associ a l’idee der presidentee a le proposte de la commissione!”“E’ vero, ho torto, ho aggito malamente…”Rispose er gatto nero.E pe restà ner Libero PensieroDa quela vorta nun pensò più gnente.Peccato che non si ritrovi anche uno scritto illuminante ed ironico sul “libbero mercato” come solo Trilussa sapeva concepire e scrivere.

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