L’ANALISI Il Fondo Monetario Internazionale, rischi da instabilità politica e dal sistema bancario
Maggiore diversificazione e riduzione del rischio controparte per tutelarsi al meglio
Dopo i precedenti richiami dell’Unione Europea all’Italia, in merito al rispetto del famigerato obiettivo del 3% di deficit, è arrivata venerdì scorso un’ulteriore bacchettata da parte del Fondo Monetario Internazionale, per il tramite del corposo dossier preparato sull’Italia e successivo alla visita degli ispettori dell’FMI. Il report consultabile sul sito dell’organizzazione (www.imf.org/external/country/ita) enfatizza come, dopo quasi due anni di recessione, l’economia italiana si starebbe stabilizzando ma “resterebbe vulnerabile alle tensioni dell’eurozona ed ai ritardi nelle politiche da adottare ma anche a problemi delle banche che potrebbero pregiudicarne la fiducia”. In pratica, le tensioni apparirebbero attenuate ma i rischi sono rimasti inalterati.
PREVISIONI FMI L’Fmi prevede che il rapporto deficit-Pil dell’I talia nel 2013 salirà al 3,2%, dunque sopra il limite massimo del 3% fissato dalla Ue e del 3,1% previsto dal governo ed il debito pubblico raggiungerà invece nel 2013 il 132,3% del Pil e nel 2014 sarà ancora in salita fino ad arrivare al 133,1%. La stima è stata rivista in seguito allo sblocco dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione e dei contributi che l’Italia fornisce all’ESM (fondo salva Stati). Un rapporto debito/pil in aggravamento anche a causa dell’evoluzione non positiva del prodotto interno lordo, previsto in contrazione del -1,8% nel 2013 e con un modesto rialzo del +0,7% nel 2014. A rendere lo scenario ancor più complesso, c’è inoltre un tasso di risparmio degli italiani in continuo crollo ed un tasso di disoccupazione che resterà elevato anche nei prossimi anni. Tutti questi ottimistici dati, rappresenterebbero lo scenario “base” utilizzato dall’organizzazione per valutare il nostro paese ma per sicurezza sottolineano che ogni eventuale shock, politico o economico o finanziario, potrebbe costringere i tecnici di Washington ad una revisione al ribasso. RISCHIO POLITICO I tecnici di Christine Lagarde, sono stati davvero profetici nel pubblicare venerdì un report in cui evidenziavano il grave rischio per l’outlook economico, derivante da possibili complicazioni politiche e connesse alle evidenti tensioni all’interno del governo Letta. E seppur l’avvertimento sull’instabilità politica appare oggi concreto, ciò potrebbe essere solo il possibile detonatore di rischi più precisi e dettagliati nel re port.
RISCHIO CONTAGIO Per l’FMI, l’Italia rimane ancora vulnerabile al contagio finanziario a causa dell’elevato debito pubblico, il cui ammontare è cresciuto anche in questi anni di “austerity”, fino oltre i 2.000 miliardi di euro e ciò si traduce in elevati finanziamenti da reperire sul mercato ad ogni scadenza (circa 400 miliardi l’anno), nonché corposi flussi di interessi da pagare (oltre 90 miliardi annui) e dunque la paura espressa è che slittamenti delle politiche da adottare, non solo a livello italiano ma anche europeo, possano compromettere la fiducia nel debito pubblico, spingendo l’Italia in un circolo vizioso composto da tassi più alti, restrizione del credito da parte delle banche e ulteriori peggioramenti della crescita.
RISCHIO BANCARIO Altro capitolo, direttamente collegato alla salute economica/finanziaria del paese è visto nel settore bancario. Secondo i tecnici del FMI, seppur abbia finora resistito bene alla crisi, è reso vulnerabile a causa della debolezza della ripresa economica. Sul sistema bancario pesano sempre più i “Non Performing Loans” (NPL), ovvero quelle attività che non riescono più a ripagare il capitale e gli interessi dovuti ai creditori e che sono passati dal 5,5% del 2007 al 14% di fine 2012. Inoltre il rapporto evidenzia il forte rischio derivante dall’impatto di elevati spread sul debito italiano, un rischio cresciuto in modo considerevole dopo l’operazione per oltre 250 miliardi di euro di rifinanziamento al sistema bancario nazionale, da parte della BCE (LTRO). Un rifinanziamento non ancora restituito e per la maggior parte investito in titoli di Stato italiani, che ha creato secondo l’FMI una situazione anomala in rapporto ad altri paesi della zona euro.
CASO MPS Gli economisti dell’FMI, hanno poi dedicato spazio anche allo spinoso caso del Monte dei Paschi di Siena, dichiarando che «l’attuazione dell’ambizioso piano di ristrutturazione é critica per la banca stessa ed il sistema nel suo complesso». In ogni modo e secondo il modello di scenario più avverso elaborato nel rappor t o ( P I L a -4,2% nel 2013, -1,7% nel 2014 e +1% nel 2015), l’intero sistema bancario presenterebbe un fabbisogno di capitale di 6 miliardi al 2015 (in caso di shock), per rispettare i requisiti patrimoniali minimi previsti da Basilea.
LA RICETTA La chiave per sbloccare la situazione, secondo gli economisti di Washington, resterebbe quella delle riforme, una ricetta che dall’FMI non suona certamente nuova, essendo una litania ripetuta ad ogni paese in difficoltà, ovvero vi sarebbe l’impellenza di riforme strutturali, la necessità di un abbattimento del debito, la richiesta di maggiori privatizzazioni ecc.. Ricette che ricordano molto quelle predicate dalla Troika (FMI, BCE, Unione Europea) nei paesi maggiormente in crisi, Grecia docet.
COSA FARE Seppur possa apparire poco patriottico, può essere il caso di valutare maggiormente una diversificazione dei propri investimenti, ponderando adeguatamente il peso dei titoli di Stato italiani nel portafoglio, semmai privilegiando scadenze non eccessivamente lunghe, nonché e per i più timorosi potrebbe essere il caso di non esporsi eccessivamente verso gli istituti italiani e dunque limitando il peso dalle azioni, delle obbligazioni finanche ai conti di deposito, al fine di separare i propri asset dal rischio di controparte.