Invesco, il dollaro si rafforzerà

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“Gli investitori devono aspettarsi che i rendimenti sui titoli a reddito fisso resteranno bassi a lungo e che i tassi di crescita nominali di vendite, utili e rendimenti nei mercati azionari saranno inferiori al passato”, prevede John Greenwood, capo economista di Invesco, nel suo outlook trimestrale.

Questo appare determinato dalla domanda carente derivante dall’inadeguata crescita monetaria e creditizia nelle principali economie. Ciò ha mantenuto la spesa dei consumatori e delle imprese debole, la crescita del pil bassa e la disoccupazione elevata. In tale contesto, Greenwood ribadisce la sua opinione di lunga data, secondo cui l’attuale espansione del ciclo economico sarebbe di natura prolungata.

“La ragione principale è che bassa crescita e bassa inflazione eviterebbero la necessità di politiche di austerity che porterebbero a una rapida fine dell’espansione”, spiega l’economista secondo il quale nell’Eurozona il programma di allentamento quantitativo della Bce è arrivato troppo tardi per poter impedire la deflazione, ma potrebbe trasformare ciò che è attualmente una ripresa anemica in un recupero più vigoroso se portato avanti su larga scala e abbastanza a lungo.
Greenwood sottolinea, inoltre, che la Bce necessita di acquistare debito a lungo termine da istituti non bancari per poter garantire una crescita monetaria più rapida e un effetto di “riequilibrio del portafoglio”. Per quest’anno “ritengo probabile una crescita dell’1,2% nella zona euro, anche se alcuni Paesi, tra cui Germania, Spagna e Irlanda, hanno mostrato una crescita più vigorosa”.

L’esperto prevede anche una persistente volatilità nei mercati valutari, obbligazionari e azionari quest’anno a causa della marcata divergenza della politica monetaria delle principali Banche centrali, che riflette le significative differenze nella crescita reale del pil tra gli Stati Uniti e il Regno Unito da un lato e il Giappone e l’Eurozona dall’altro.

“Il calo dell’inflazione britannica a zero potrebbe significare che Bank of England alzerà i tassi di interesse più tardi della Banca americana. Nel frattempo, la Banca centrale europea e quella giapponese proseguiranno con gli acquisti di bond sovrani e con la politica dei tassi vicini allo zero”, aggiunge l’economista.

In tale contesto, Greenwood stima che il dollaro statunitense si rafforzerà ulteriormente per tre motivi principali: ripresa più avanzata dell’economia statunitense rispetto alle altre principali economie, attraendo flussi di capitale; probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso dell’anno e nel prossimo da parte della Fed e prezzi delle materie prime persistentemente deboli che dovrebbero intaccare il valore delle valute di molti produttori di materie prime.

“Le banche forniscono ora credito al posto della Fed, gli investimenti delle imprese sono in recupero e la spesa dei consumatori sta riprendendo il suo normale slancio: prevedo una crescita del 2,9% negli Stati Uniti per il 2015”, conclude Greenwood.

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