Inizia il QE targato Bce ma la ‘festa’ è ormai al termine

liga9315aL’ANALISI: prezzi delle obbligazioni in possibile discesa ed azioni appese al reale sviluppo degli utili futuri

Il mercato ha già scontato molti effetti e non sono da escludere inaspettate sorprese

Il 9 marzo 2015 diverrà indubbiamente una data storica, in quanto sancisce il primo giorno effettivo di stampa monetaria nell’area dell’euro, ovvero da quando è nata, nel lontano 1999, la moneta unica. Un vero e proprio “battesimo” che seppur a lungo rifiutato e poi posticipato per il maggior tempo possibile da parte della Germania & c. è finalmente giunto a compimento. Il 22 gennaio, con l’ufficiale approvazione del piano, si era finalmente fornito la certezza del QE agli operatori finanziari mentre con il meeting a Cipro di giovedì scorso si sono presentate le linee guide di acquisto a valere da oggi.

I DETTAGLI DEL PIANO

Sulla base delle consuete analisi economiche e prospettiche è stato deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE (tasso benchmark allo 0,05% e -0,2% sui depositi) mentre verranno avviati gli acquisti di titoli del settore pubblico denominati in euro nel mercato secondario e proseguiranno gli acquisti di attività cartolarizzate (asset-backed securities) e obbligazioni garantite avviate lo scorso anno, per l’ormai noto importo di 60 miliardi di euro mensili e fino a settembre 2016. La vera novità è invece emersa nei criteri ulteriori del piano definito PSPP (Public Sector Purchase Programme), in quanto vengono aggiunti, rispetto alle anticipazioni di gennaio, vincoli d’acquisto legati al loro rendimento, al loro rating ed alla loro scadenza. In particolare saranno acquistati solo titoli con vita residua tra 2 e 30 anni e non verranno comprati quelli che presenteranno un rendimento inferiore al tasso sui depositi della BCE e dunque minore dell’attuale -0,2% e neppure i titoli con rating inferiore all’investment grade, ovvero sotto a BBB- (vedi Grecia).

Una serie di criteri che la tabella di stima elaborata da Deutsche Bank sintetizza in modo chiaro e dalla quale è facile comprendere quali saranno i maggiori beneficiari in termini assoluti del QE, ovvero ed in ordine Francia, Germania, Italia, Spagna.

liga9315b

LE FUTURE ASPETTATIVE

Come al solito, seppur con una inusuale e manifesta euforia di Draghi, sono stati ribaditi gli obiettivi di inflazione e crescita, i quali prevedono però un deciso aumento del PIL rispetto alle precedente analisi di fine 2014, ovvero dall’1% all’1,5% nel 2015 e poi dell’1,9% nel 2016 (da +1,5%) e del 2,1% nel 2017 (prima non stimato), a cui è associata un’inflazione anch’essa rivista all’insù ma a partire dal 2016 in quanto per quest’anno l’obiettivo sarebbe raggiungere lo 0% (essendo ormai da mesi in deflazione) e poi il +1.5% ed il +1,8% nel 2016/17. Una visione che se focalizzata solo sull’annata corrente, essendo sempre e troppo ottimistiche le previsioni dei pianificatori centrali (in genere smentite, poi corrette e sempre più posticipate nel tempo), mostra una potenziale “fiammata” rispetto a dicembre scorso in grado di riportare solo alle positive proiezioni dei trimestri precedenti. Un recupero imputabile sostanzialmente al crollo dei prezzi del petrolio, alla decisa svalutazione dell’euro nonché all’effetto delle recenti politiche monetarie e relativa compressione dei tassi, avvenute negli ultimi 6/7 mesi. Elementi questi che dovrebbero, almeno nel breve, sostenere il reddito disponibile reale delle famiglie (petrolio e tassi bassi) e la redditività delle imprese (esportazioni).

liga9315c

E’ GIA’ TUTTO SCONTATO ?

Indubbiamente il mercato finanziario ha già scontato molto, se non tutto, del potenziale effetto del QE e questo lo evidenzia pacatamente anche la stessa BCE, quando afferma nella dichiarazione introduttiva del meeting del 5 marzo che “abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria”. Effetti che sui mercati si sono iniziati a materializzare a partire da fine agosto ed in particolar modo dopo l’annuale meeting dei banchieri centrali a Jackson Hole. Un incontro nel quale Mario Draghi aprì alla possibilità di un QE e da allora, nonostante l’apparente braccio di ferro tra direttorio BCE e Bundesbank tedesca, si è assistito a due fenomeni congiunti che oggi fanno gridare alla potenziale ripresa, ovvero il dimezzamento dei rendimenti sui titoli decennali dei principali paesi dell’eurozona ed il contemporaneo crollo del petrolio (sceso del -50% dai circa 100$ di allora) e dell’euro (passato da 1,34 ad 1,08, quasi -20%). Elementi di discesa così rapidi ed intensi che fino ad oggi sono stati in grado di motivare gli operatori a spingere fortemente gli acquisti sull’azionario europeo e ciò nonostante la drammatica crisi greca e la pericolosa polveriera Ucraina.

liga9315d

liga9315e

‘SELL ON NEWS’

L’impressione è che i miracolosi effetti derivanti dall’avvio del QE siano ormai passati e ciò nonostante quanto propugnano ai risparmiatori dai media mainstream in questi giorni. In particolar modo il rischio è che siano passati i momenti migliori per i bond europei, essendo a venerdì scorso oltre 1/3 delle emissioni a rendimento negativo ed i prezzi ai massimi di sempre, proprio alla vigilia del QE europeo. Un alleggerimento monetario che se riproponesse i comportamenti passati dei Treasury Bond USA a 10 anni durante l’avvio dei vari QE1, QE2 e QE3 da parte della FED, inviterebbe a soffermarsi più sulla possibile discesa dei prezzi che non sul proseguimento del rally, in quanto i rendimenti sono sempre saliti in fase di avvio e sono scesi solo prima di tali azioni e grazie all’aspettativa di tali interventi, ovvero secondo il più classico schema del “buy on rumors and sell on news” (compra sulle ‘voci’ e vendi sulla notizia). Discorso invece diverso sembrerebbe per i mercati azionari, essendo questi ultimi i potenziali e maggiori beneficiari del nuovo corso della BCE o almeno è questa la speranza dei gestori in base all’esperienza passata sul mercato americano. Un’esperienza che però non deve trarre in inganno, in quanto il primo QE della BCE non arriva nelle medesime condizioni del primo QE della FED, ovvero quando i mercati azionari erano depressi, bisognosi di supporto e con prezzi/utili ben al di sotto della loro media storica, bensì sui massimi storici per molti di essi e con valori sempre più disconnessi dalle stime sugli utili futuri e con multipli non più economici. Un fatto che dovrebbe far riflettere sulla reale probabilità di riuscita nonché sul premio al rischio che si corre e che normalmente il cosiddetto “parco buoi” decide di assumersi proprio nella fasi in cui tutto sembra ovvio, scontato ed ineluttabile ovvero come sembra ora accadere con l’avvio del primo QE dell’eurozona.

liga9315f liga9315g

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.