Il rischiatutto generato dalle banche centrali

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La scelta di scommettere sul mercato azionario o sugli asset più rischiosi è detta dalle poche alternative.

Per il 2013, meglio gestori flessibili con capacità comprovate di generare alpha nel tempo.

 

Rischiatutto era un programma televisivo a quiz, condotto dal celebre Mike Bongiorno, messo in onda sul secondo canale RAI per cinque edizioni a partire dal 1970 ed antesignano di molti degli attuali format a premio televisivi.

Il gioco, dopo la fase preliminare era suddiviso in due momenti principali:

A) l’entrata nelle cabine per la sfida al tabellone elettronico, in cui i concorrenti sceglievano la materia della domanda a cui rispondere ed il valore del premio per la risposta esatta ed in cui vi erano momenti più o meno favorevoli con le caselle “Jolly” o “Rischio”.

B) la fase finale ovvero quella più adrenalinica del raddoppio, nella quale il concorrente, se rispondeva in maniera esatta aveva la possibilità di raddoppiare il proprio montepremi mentre se sbagliava perdeva tutto quanto ed andava a zero.

2012 – LA SFIDA

L’annata appena trascorsa, potremmo raffigurarla perciò come la fase A, del gioco di Mike Bongiorno, in quanto nel grande tabellone degli investimenti finanziari vi sono state caselle con il senno del poi più o meno favorevoli e grazie alle quali i giocatori che hanno saputo rispondere nei modi e nei tempi giusti hanno accumulato discrete performance spesso grazie all’utilizzo delle caselle speciali “Rischio” e “Jolly”, ovvero rilanciando pesantemente nei momenti acuti di crisi (a fine 2011 con il rischio Italia o ad inizio estate con il rischio Euro) e poi senza dover rispondere in alcun modo dei rischi corsi hanno introitato i premi, attraverso le caselle “Jolly” (supporto delle banche centrali ai mercati finanziari).

2013 – IL RISCHIATUTTO

Essendo ormai forse conclusa la fase di “sfida”, in quanto quasi tutte le caselle di rendimento sono state utilizzate e se mancasse ancora qualche casella da girare è plausibile affermare che con lo strappo di queste prime settimane dell’anno, siano anch’esse state girate, rimane ora la fase finale in cui dovremo probabilmente affrontare il “rischiatutto” nella corrente annata.

LO SCENARIO

altLe previsioni per il 2013 sembrano evidenziare un certo “affollamento” di consenso su determinate tipologie d’investimento ed in particolar modo sui mercati azionari, sulle obbligazioni high yield e corporate e sui paesi emergenti, mentre appaiono scarse verso la attività più difensive.

E questo grazie alla convinzione di prospettive positive per tali mercati, dovute al perdurare delle politiche delle varie BCE, FED, BOJ & co. a sostegno della liquidità mondiale.

Predomina perciò tra gli operatori la consapevolezza che le attività meno rischiose non solo non rendono più nulla ma che, complessivamente, obbligano i detentori a perdere denaro dal punto di vista reale, favorendo così la strategia perseguita dalle principali banche centrali, ovvero quella di spingere gli investitori verso assets rischiosi con la speranza di rimettere (forse) in moto la “macchina ingolfata” dell’economia reale, attraverso il massiccio stimolo dell’economia di carta.

La scelta di scommettere perciò su tali mercati è dettata e spesso consigliata dai vari operatori di banca, più che da considerazioni assolute sulle prospettive future, da ragioni relative ovvero dal non esservi alternative.

IL RISCHIO

L’investitore non dovrebbe però dimenticarsi che, seppur “distorto” nelle sue riflessioni dall’operato delle banche centrali, incombono pur sempre almeno tre grandi rischi macroeconomici:

* la continuazione dei problemi nell’Eurozona

* il “fiscal cliff” e l’enorme debito degli Stati Uniti

* la forza o debolezza dell’economia cinese

I dati macro già prevedono un primo semestre 2013 piuttosto debole dal punto di vista congiunturale e seppur non mancheranno da parte dei banchieri centrali dichiarazioni o forse auspici sull’arrivo della “vera” ripresa, semmai a partire dal secondo semestre dell’anno, vi dovrà essere la consapevolezza che nella realtà nessuno sa veramente quanto queste siano davvero affidabili.

La verità ed il vero rischio del 2013 è che, si dovrà navigare a vista con la consapevolezza che i timonieri (Draghi & Co.) dovranno gioco forza tenere a bada la ciurma, dicendo che la terra è vicina ma nella realtà non sanno esattamente neppure loro in quale punto dell’oceano ci troviamo e quali tempeste si concretizzeranno se non raggiungeranno la terra promessa.

L’OPPORTUNITA’

In una situazione in cui la psicologica rappresenta la principale forza dei mercati finanziari e l’andamento è nel breve manipolato dai banchieri ed in cui la politica può solo giocare inaspettati cambi di direzione (a partire dalle votazioni italiane fino a quelle tedesche), vi sarà l’opportunità, per i più audaci e con nervi saldi, di tentare di cavalcare alla stregua del 2012 una volatilità nella migliore delle ipotesi “guidata” o nella peggiore “improvvisata” da eventi esogeni al sistema finanziario stesso.

COSA FARE

Nella costruzione del portafoglio 2013, il risparmiatore (non trader o presunto tale) dovrà, se vorrà tentare di ottenere rendimento, focalizzarsi esclusivamente nella ricerca di quei gestori capaci di garantire con la loro expertise la possibilità di generare reale valore o “alpha”, possibilmente flessibili e che siano in grado di agire “adeguatamente” su un numero ampio di assets d’investimento, perché dopo un rialzo dei corsi così pronunciato e sostenuto, non sarà semplice ottenere risultati rilevanti in grado di bilanciare il rischio correzione, un rischio che potrebbe essere divenuto non più trascurabile e che potrebbe riportare la volatilità a livelli nuovamente elevati.

Ricercare gestori flessibili, ad ampio raggio d’azione e con comprovate e pluriennali capacità gestionali, sarà il miglior investimento per il 2013. Perciò, come nel quiz di Mike Bongiorno, alla fase finale del “rischiatutto” solo i migliori concorrenti potranno essere proclamati vincitori, avranno accumulato più soldi e potranno tornare la settimana successiva a difendere il titolo, quindi meglio sceglierli oggi con attenzione e senza farsi abbindolare dagli accattivanti risultati del 2012.

DOMANDA & RISPOSTA: cos’è l’Alpha di Jensen ?

 In ambito finanziario, esistono differenti indicatori per valutare in modo oggettivo le capacità di un gestore, tra cui il più noto è forse l’indice di Sharpe, ma tra i vari indici “risk-adjusted”, è sempre più spesso citato l’ “Alpha” o “Alfa di Jensen” (da colui che lo ha inventato), in quanto permette di misura il rendimento incrementale o anche detto extrarendimento che un fondo di investimento ha prodotto rispetto alla redditività che avrebbe dovuto offrire sulla base del suo livello di rischio sistemico (mercato).alt

Semplificando, misura l’abilità del gestore del fondo di selezionare le attività finanziarie sottovalutate (il famoso “stock picking”), ossia quelle attività (azioni, obbligazioni ecc.) che offriranno un rendimento superiore grazie al processo di riallineamento tra il prezzo di mercato (eccessivamente basso) ed il prezzo teorico.

In una vera gestione attiva, il gestore tenterà sempre di battere il mercato di riferimento sovrappesando o sottopesando alcuni titoli nel suo portafoglio (discostandosi così dal benchmark) e se questa capacità di corretta selezione sarà confermata, otterrà extrarendimenti più o meno significativi e di conseguenza avrà un “alpha” più o meno elevato rispetto ai suoi diretti competitor.

I prodotti gestiti che esprimono perciò valori significativamente elevati e nel tempo costantemente ai vertici di categoria per alfa di Jensen, rappresentano certamente una valida scelta per il risparmiatore, in quanto mostrano una maggiore capacità nel creare extra valore rispetto a quelli a minor alpha e che spesso invece lo distruggono a causa delle loro scarse capacità di selezione. Seppur i fondi d’investimento siano migliaia, sfortunatamente non sono tanti i gestori in circolazione che possono vantare tali credenziali e dunque per l’attento ed oculato risparmiatore un tale indicatore può essere un valido aiuto per ricercare quelle eccellenze che possono sulla carta “garantire” comprovate e maggiori capacità di generare valore aggiunto nella gestione del proprio personale patrimonio.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.

Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com

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