Il punto sui mercati

 In una settimana relativamente più corta a causa delle festività (President’s Day negli USA e Capodanno Cinese), la tensione sui mercati finanziari ha continuato a venire progressivamente meno, complice anche il flusso di notizie relativamente leggero. Grazie in particolare ai forti guadagni nelle sedute di venerdì e ieri, l’S&P 500 ha ormai recuperato il 7,7% dai minimi recenti e si trova ad appena il 3,2% dai massimi storici (ma il Nasdaq 100 è ad appena lo 0,4% dai massimi di gennaio), con alcune delle tematiche di investimento dominanti pre-correzione (come il settore tecnologico o la sovraperformance dei comparti ciclici rispetto a quelli difensivi) tornate in gran voga. Dopo le sorprese sull’inflazione ed a dispetto delle minute della Fed, il rally dei rendimenti del decennale USA ha registrato una pausa, riflettendo probabilmente il flusso di dati macroeconomici non particolarmente brillante. La settimana corrente dovrebbe essere molto più interessante dal punto di vista degli eventi macroeconomici e politici e delle loro conseguenze per i mercati.

Dopo una solida fine dell’anno, il flusso di dati macroeconomici è coerente con una stabilizzazione all’inizio del 2018, con le vendite al dettaglio che iniziano a risentire del rialzo del prezzo del petrolio ed il ritmo torrido di espansione dell’Eurozona che comincia a raffreddarsi (anche se il PMI Composito preliminare rimane non lontano dai massimi post-crisi). Dopo l’accelerazione continua da metà 2016, la produzione industriale mondiale dovrebbe aver raggiunto il picco alla fine del 2017 ad un tasso di crescita annuo del 4%, il più alto dall’inizio del 2011, ed un rallentamento sembra ora fisiologico. Dal punto di vista dei mercati finanziari, un’eventuale inversione del ciclo industriale è certamente l’evento macroeconomico più importante da  monitorare,  ma  i  PMI  preliminari  già  segnalano  una  rotazione  della crescita verso il settore dei servizi, che è rassicurante per lo scenario economico mondiale nella prima parte dell’anno. Questa settimana la batteria di indici PMI Manifatturieri mondiali sarà al centro dell’attenzione, soprattutto quelli dei Paesi asiatici, che generalmente forniscono un segnale anticipatore  del  ciclo  mondiale  e  che,  a  differenza  degli  indicatori  di economia reale, sono poco distorti da eventi straordinari (festività cinesi, ciclo degli smartphone e scioperi in Corea del Sud), che avevano creato una certa volatilità alla fine del 2017.

Sul fronte della politica monetaria, le minute del meeting di gennaio della BCE non contenevano nuove informazioni: il ripiegamento degli indici PMI europei di febbraio non dovrebbe impedire il miglioramento dello scenario macroeconomico  alla  riunione  di  marzo,  mentre  una  variazione  delle guidance (in particolare per sganciare il “quantitative easing” dai progressi nel raggiungimento del target di inflazione) sembra improbabile così presto. Le minute della Fed, per quanto datate, sono invece suonate moderatamente più “hawkish”, con numerosi membri del FOMC che hanno migliorato il loro outlook macro alla luce dell’impatto maggiore del previsto della riforma fiscale. I mercati finanziari scontano già il rialzo di 25 bp di marzo e circa 70 bp per l’intero 2018, sostanzialmente in linea con il percorso previsto dalla Fed, ed una revisione al rialzo dello scenario di crescita e di inflazione potrebbe spingere la Fed ad aggiungere un quarto rialzo per il 2018, ma è improbabile che giunga così presto, all’inizio della Presidenza di Jay  Powell  che  è  stata  presentata  come  all’insegna  della  continuità.  Le audizioni alle commissioni finanziarie del Congresso di questa settimana del nuovo Presidente della Fed potrebbero contenere maggiori informazioni in proposito.

Infine,  quella  corrente  è  una  settimana  importante  dal  punto  di  vista politico nell’Eurozona, anche se l’attenzione dei mercati non sembra particolarmente alta su questi eventi. In Germania i membri del Partito Socialdemocratico  SDP  dovranno  pronunciarsi  sulla  possibilità  di partecipare ad una nuova grande coalizione con la CDU/CSU di Angela Merkel, con l’esito previsto per il 4 marzo. Considerando lo scarso incentivo per la SPD ad andare nuovamente al voto e le forti concessioni della Merkel nel nuovo Governo, il partito dovrebbe approvare la proposta, anche se con un margine molto più basso del precedente. In alternativa, Angela Merkel non avrebbe molte alternative a parte un governo di minoranza e le nuove elezioni (che tuttavia sono indette dal Presidente della Repubblica).

Il 4 marzo si terranno inoltre le elezioni generali italiane: considerando la frammentazione dello scenario politico in tre grandi gruppi e la struttura della nuova legge elettorale, lo scenario di base è per un nuovo Governo supportato dalla coalizione di centro-destra o da una grande coalizione, mentre lo scenario più negativo di una coalizione populista ha anche la probabilità più bassa. I mercati finanziari prezzano un premio per il rischio politico italiano molto contenuto, come evidente dal buon comportamento dello spread dei BTP decennali rispetto al Bund tedesco anche nella fase di maggior turbolenza per gli asset rischiosi, segnalando la possibilità di una certa compiacenza degli investitori e quindi rischi di bruschi aggiustamenti in caso di esiti elettorali sfavorevoli, ma nei casi più recenti delle elezioni spagnole e del referendum in Catalogna la soglia di sopportazione dell’incertezza politica sembra nettamente più alta che in passato.

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