Il punto sui mercati

 Le ultime sedute dell’anno non hanno portato significative novità sui mercati finanziari. Mentre il mini rally pre-natalizio dei rendimenti dei titoli di Stato è stato di breve durata (soprattutto per i Treasuries), alcune prese di profitto hanno colpito i mercati azionari dei Paesi Sviluppati proprio in prossimità della fine dell’anno, apparentemente guidate dal settore bancario per l’incertezza sull’impatto della riforma fiscale USA, che ridurrà i crediti di imposta e  colpirà  sia  gli  asset  detenuti all’estero che  i  pagamenti tra  le banche e le loro controllate internazionali. EUR/US$ sta testando la parte alta del range 1,15/1,20 prevalente nell’ultimo quadrimestre, principalmente per l’assenza di notizie sul fronte delle Banche Centrali e dell’inflazione; questo sta probabilmente pesando sulla performance relativa dei mercati azionari europei rispetto a quelli USA, ma ha spinto al rialzo le asset class dei Paesi Emergenti e le materie prime.

Il contesto di crescita economica globale e sincronizzata, mancata accelerazione dell’inflazione a dispetto delle attese ed elevata liquidità fornita dalle principali Banche Centrali ha contribuito a schiacciare ai minimi storici o pluriennali la volatilità della maggior parte delle asset class anche a dispetto degli elevati rischi gepolitici, permettendo ai mercati degli asset rischiosi e non rischiosi di registrare solide performance nel 2017. In termini di valuta locale, i rialzi sono stati generalmente a due cifre per i mercati azionari, per le asset class dei Paesi Emergenti e per le materie prime e a singola cifra per le asset class del credito e per i titoli di Stato. Tenendo conto, tuttavia, dell’apprezzamento dell’Euro contro il US$, le performance sono molto più contenute e meno disperse.

Il flusso di dati macroeconomici nelle ultime settimane dell’anno è coerente con la persistenza dello scenario positivo di crescita globale. La batteria di indici PMI Manifatturieri già disponibili per il mese di dicembre sembra indicare un consolidamento dell’attività e della fiducia nel settore industriale ai livelli elevati del quarto trimestre, anche in Cina, dove il flusso di dati sembrava aver già virato verso il rallentamento. Il passaggio della riforma fiscale USA sembra inoltre essere stato accolto positivamente dagli operatori economici, a giudicare dalle sorprese significative su indicatori come il Philadelphia Fed o il Chicago PMI. In Europa i livelli surriscaldati di novembre hanno generalmente tenuto ed implicano una crescita dell’economia nell’Eurozona ben superiore alle stesse stime della BCE. Sul fronte dell’inflazione il quadro è molto meno entusiastico, ma il rialzo dei prezzi delle materie prime negli ultimi mesi e la discesa del tasso di disoccupazione anche più rapidamente delle previsioni delle principali Banche Centrali dovrebbero creare le condizioni per tornare a vedere sorprese al rialzo su questo fronte nel corso del primo semestre del 2018.

Lo scenario geopolitico mondiale rappresenta l’elemento di maggiore incertezza per l’outlook macroeconomico e di mercato. Le politiche monetarie espansive hanno probabilmente anestetizzato gli investitori, alzando a livelli molto elevati la soglia di reazione a shock esogeni di tipo politico, che i mercati notoriamente hanno difficoltà a prezzare. Sul fronte USA, approvata la riforma fiscale, l’attività a Washington è destinata a rimanere intensa in gennaio: nelle trattative tra Casa Bianca, Repubblicani e Democratici per evitare il “government shutdown” (la nuova scadenza è il 19 gennaio) rischiano di  entrare le  diverse istanze su  argomenti controversi come il muro al confine con il Messico, le riforme dell’immigrazione e della previdenza   sociale   e   l’aumento   della   spesa   per   la   difesa   e   per   le infrastrutture. Inoltre gli USA saranno impegnati nei colloqui per rinegoziare il trattato NAFTA con Canada e Messico e quello di libero scambio con la Corea del Sud, con il rischio che la Casa Bianca viri più chiaramente verso il nazionalismo economico a svantaggio del commercio internazionale. La retorica della Corea del Nord nel frattempo è tornata più aggressiva, mentre in Medio Oriente il percepito disimpegno degli USA sta lasciando il campo libero al confronto a distanza tra Arabia Saudita e Iran e ad un coinvolgimento più esteso della Russia, con conseguenze difficilmente prevedibili. In Europa il rischio elettorale dovrebbe tornare al centro dell’attenzione con l’annuncio ufficiale della data delle elezioni italiane (il 4 marzo).

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